Liceo Gioia: conclusi i lavori nell’ex complesso dei Gesuiti

L'edificio è di proprietà della Fondazione di Piacenza e Vigevano. L'appello agli studenti del presidente Roberto Reggi: “Ora idee e suggerimenti per il cortile”

Si sono conclusi, in tempo utile per l’avvio del nuovo anno scolastico, i lavori di adeguamento strutturale sismico nell’ex complesso dei Gesuiti. Il fabbricato è dal 2002 di proprietà della Fondazione di Piacenza e Vigevano, che lo ha concesso in locazione alla Provincia di Piacenza per collocarvi la sede distaccata del Liceo “Melchiorre Gioia”. Oggi ospita diciannove classi e circa quattrocento studenti tra seconde, terze e quarte dei tre indirizzi nei quali è articolata l’attività didattica: Classico, Scientifico e Linguistico.

Gli interventi, partiti il 7 giugno scorso con la fine dell’anno scolastico e conclusi in tempo per l’avvio delle lezioni a metà settembre, si erano resi necessari dopo l’esito della valutazione di vulnerabilità statica e sismica. La Fondazione ha sostenuto una spesa di 600.000 euro.

«È significativo che questa porzione del nostro patrimonio immobiliare oggi assolva ancora meglio agli obiettivi di uno dei settori d’intervento, qual è il sostegno all’istruzione – sottolinea il presidente della Fondazione Roberto Reggi -. Era fondamentale porre l’edificio in sicurezza e anche rispettare i tempi previsti per consentire regolarmente la ripresa delle lezioni. Ora possiamo concentrarci anche sulla parte esterna”.  Il presidente lancia un appello agli studenti del Gioia: “Il cortile, così com’è oggi, è sicuramente uno spazio da ripensare. Ai ragazzi chiedo di farci sapere idee e suggerimenti: le scuole meritano spazi sicuri e fruibili, ma anche accoglienti”.

L’intervento di ristrutturazione

Il progetto, elaborato dallo studio tecnico dell’ing. Paolo Milani, ha previsto nuove fondazioni realizzate con micropali, fino ad una profondità di circa dodici metri. Si è poi passati all’“incamiciatura” in calcestruzzo fortemente armato di tutti i pilastri dell’edificio, dal piano seminterrato al tetto, alla realizzazione di contro-pareti piene con funzione di “setti antisismici” ubicate sulle pareti laterali interne dell’immobile e  all’irrigidimento delle travi in calcestruzzo esistenti con profilati in acciaio. Durante i lavori di scavo sono emerse porzioni delle murature dell’antico fabbricato conventuale, accuratamente rilevate da un archeologo in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica. Altre antiche porzioni murarie, prima celate da contropareti realizzate negli anni Sessanta, sono state lasciate a vista come elementi testimoniali della stratificazione edilizia avvenuta nei secoli.

Cenni storici

L’immobile fa parte di un complesso immobiliare soggetto a vincolo della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio come “Chiesa del Sacro Cuore, ex Convento di San Francesco Da Paola e pertinenze”.

Le prime tracce dell’edificio risalgono all’anno Mille: intitolato alla SS. Trinità, sorge vicino ad un convento di Benedettini. Successivamente il complesso passa nella disponibilità dei Frati Minimi di San Francesco di Paola (1582) che danno inizio alla costruzione della chiesa conventuale dedicata al Santo (1587); la prima pietra dell’adiacente convento verrà posata nel 1598.  Circa due secoli dopo, ad inizio Ottocento, con le confische napoleoniche la chiesa viene sconsacrata diventando prima magazzino e, dopo l’Unità d’Italia, teatro intitolato a Giandomenico Romagnosi.

L’arrivo della Compagnia di Gesù a fine Ottocento è la svolta che porta all’edificazione del campanile, al rifacimento del ciclo decorativo interno con riferimenti al Sacro Cuore ed alla riapertura al culto nel giugno 1896, con rito solenne al quale partecipa anche il vescovo monsignor Scalabrini. Negli anni Sessanta i Padri Gesuiti costruiscono un fabbricato da destinare a “Casa dello Studente – doposcuola”; abbandonano definitivamente l’intero complesso negli anni Novanta e segue un periodo di inutilizzo, fino all’acquisto da parte della Fondazione nel 2002.

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