Luigi Cavanna e la sua task force su Time

"Il medico italiano appiattisce la curva curando i pazienti di COVID-19 nelle loro case", così titola il settimanale statunitense

Un frammento del video apparso su Time

Luigi Cavanna sfonda i confini nazionali e appare anche su Time. Il primario del reparto di Oncologia dell’Ospedale con la sua task force si è recato casa per casa a visitare pazienti e possibili positivi. Un modello che ha attirato l’attenzione della stampa estera.

LA TRADUZIONE DELL’ARTICOLO APPARSO SU TIME (Firmato da Francesca Berardi)

Nell’ultimo mese Giovanni Sartori ha perso il senso del tempo. Non ricorda esattamente quando suo fratello minore, un forte e sano cinquantatreenne con cui ha vissuto, ha iniziato ad avere febbre alta e problemi respiratori. Ma sa che dopo circa una settimana in quelle condizioni, dopo aver preso il paracetamolo prescritto dal suo medico di base, è stato portato in ospedale. Dieci giorni dopo, era morto. Sartori, 60 anni, è rimasto solo con la madre di 90 anni a Castana di Pradello, un paese dell’Emilia Romagna, dove ci sono più mucche e pecore che persone. La loro casa dista oltre 3 miglia dalla farmacia e dal negozio di alimentari più vicini, e 30 miglia dall’ospedale di Codogno, dove è stata registrata la prima epidemia di COVID-19 in Italia. 

Ora la madre di Sartori presenta i sintomi del virus. “È così da un paio di settimane e non voleva andare in ospedale”, spiega in un’intervista telefonica. “Per fortuna un giorno il dottor Cavanna è venuto da noi. Quando l’ho visto entrare, mi sono sentito rinascere“. Luigi Cavanna è il primario del reparto di oncologia del vicino ospedale di Piacenza. Dalla seconda settimana di marzo, quando è iniziato il blocco in Italia, si è reso conto che troppi malati gravi di COVID-19 arrivavano al pronto soccorso – mentre la maggior parte di loro avrebbe potuto essere curata a casa prima, prima che i loro sintomi diventassero troppo gravi. 

Ecco perché ora viaggia ogni giorno per le zone intorno a Piacenza, insieme a diversi colleghi. Insieme, le sue tre squadre hanno visitato più di 300 persone con sintomi COVID-19. Portano ai pazienti medicine e un dispositivo che controlla i livelli di ossigeno nel sangue, che ritornano dopo la guarigione. Nei casi più critici Cavanna lascia bombole di ossigeno e, come per la madre di Sartori, sacchetti di liquido con nutrienti per l’alimentazione non orale. “Mia madre sta già meglio”, dice Sartori. “È stato lo stare nel suo letto piuttosto che in un ospedale affollato a fare la differenza”. “Quando mi sono reso conto che il pronto soccorso era sovraffollato di persone già in gravi condizioni, ho capito che qualcosa non andava“, spiega Cavanna. “Non si tratta di un ictus o di un infarto, ma di un virus che può colpire in modi diversi e che segue il suo corso. Dobbiamo cercare di fermarlo prima che danneggi i polmoni in modo a volte irreversibile”. Secondo i dati raccolti durante il primo mese, meno del 10% dei pazienti che ha curato a casa è peggiorato al punto da dover essere ricoverato in ospedale.

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