Una maglietta rossa per fermare l’emorragia di umanità. Iniziativa in Via Tibini

Una Maglietta rossa per fermare emorragia umanità. Libera in via Tibini

Una maglietta rossa per fermare l’emorragia di umanità. Questo il messaggio che un gruppo di rappresentanti di varie realtà del territorio piacentino vuole lanciare a istituzioni e cittadini per sensibilizzare su un tema che sta infiammando il dibattito politico. Una sessantina di persone in Via Tibini, di fronte alla sede di Fabbrica & Nuvole con messaggi, hashtag come #withrefugees e ovviamente le magliette rosse. L’iniziativa è stata lanciata a livello nazionale da Don Ciotti, presidente di Libera, che in un messaggio aveva spiegato le motivazioni dell’iniziativa:

“Rosso è il colore che ci invita a sostare. Ma c’è un altro rosso, oggi, che ancor più perentoriamente ci chiede di fermarci, di riflettere, e poi d’impegnarci e darci da fare. È quello dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo. Di rosso era vestito il piccolo Aylan, tre anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò la commozione e l’indignazione di mezzo mondo. Di rosso erano vestiti i tre bambini annegati l’altro giorno davanti alle coste libiche. Di rosso ne verranno vestiti altri dalle madri, nella speranza che, in caso di naufragio, quel colore richiami l’attenzione dei soccorritori.”

All’iniziativa piacentina hanno aderito, oltre a Libera, Fabbrica & Nuvole O.d.V, Amnesty International, ARCI, ANPI, Legambiente, CGIL, CISL, UIL, Fiorenzuola Oltre I Confini, Non Una di Meno, Famiglie Arcobaleno Piacenza, Arcigay Piacenza.

“Abbiamo accolto l’appello di Don Ciotti – sottolinea Antonella Liotti, referente Libera per il territorio piacentino -, di fermare la disumanità che c’è adesso, mettendoci delle magliette rosse per riflettere. Le magliette rosse sono le magliette che le bambine mettono ai bambini quando salgono sugli scafi, per poterli riconoscere e nel caso cadessero in mare possano essere meglio riconosciuti dai soccorritori. Noi pensavamo che l’iniziativa fosse solo social, invece Amnesty International Piacenza ha voluto ritrovarsi tutti assieme. E’ stato bello perchè l’appello di Don Ciotti è stato preso e sviluppato dalla città come rete. E questa è anche la forza di Libera”. Rimarcata dalla referente dell’associazione anche la scelta del luogo, “un punto di Piacenza in cui si sta facendo qualcosa di bellissimo per l’integrazione. Questo è il bello, ognuno prende la sua parte di responsabilità per una società migliore”.

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