Mancata costituzione di parte civile per la violenza di via Scalabrini, le precisazioni del sindaco Tarasconi

"Per ben due volte l'Avvocatura comunale ha chiesto di essere informata in merito allo stato delle indagini. Non nascondo il rammarico per non aver potuto portare a compimento questo iter legale"

“Provo un sincero rammarico, nel constatare come la strumentalizzazione politica prevalga sempre, per alcuni consiglieri, sul rispetto per le persone e sull’unanimità dei valori che siamo chiamati a esprimere, come rappresentanti di un’istituzione democratica e civile, di fronte a un reato come la violenza sessuale, che dovrebbe invece vederci uniti nel lanciare un messaggio di solidarietà per chi ha subito un tentativo di stupro mentre camminava in una strada della nostra città, denunciando ogni forma di abuso nei confronti delle donne”. Così il sindaco Katia Tarasconi replica ai consiglieri Sara Soresi e Luca Zandonella in merito alla mancata costituzione di parte civile del Comune di Piacenza nel processo per l’aggressione avvenuta il 21 agosto scorso in via Scalabrini, sottolineando come “non sia mai venuta meno, da parte dell’Amministrazione, la volontà di dare seguito alle dichiarazioni che io stessa avevo fatto, con convinzione assoluta, all’indomani di questo gravissimo episodio. E mi preme non solo che questo impegno sia inequivocabile, ma che nessuno, con il solo obiettivo di innescare polemiche fini a sé stesse, possa metterlo in discussione”.

“Ribadisco – precisa il sindaco – che per ben due volte, il 7 settembre e il 6 dicembre 2022 l’Avvocatura comunale ha chiesto di essere informata in merito allo stato delle indagini, comunicando l’intento dell’Amministrazione di costituirsi parte civile a tutela dell’immagine di Piacenza. Del resto, già in passato il Comune di Piacenza si è costituito parte civile in procedimenti penali che, oltre ai risvolti concreti di tutela della vittima e condanna del colpevole, hanno un valore morale e simbolico altissimo, in cui crediamo profondamente: ad esempio a seguito del femminicidio di Elca Tereziu, avvenuto nel maggio 2018 per mano del marito, o nel processo contro per riduzione in schiavitù, tratta di esseri umani e sfruttamento della prostituzione del gennaio 2021”.

“Non nascondo il rammarico per non aver potuto portare a compimento questo iter legale – conclude Katia Tarasconi – ma sono fiduciosa che tra le istituzioni del territorio ci sarà sempre la massima collaborazione per ristabilire la giustizia, difendere le vittime e condannare fermamente la violenza di genere. Credo che il tentativo politico di svilire questa sensibilità con toni stucchevoli e accuse pretestuose si commenti da sé”.

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