Masto: “L’Occidente ha interrotto la storia dell’Africa”

Masto in Cattolica racconta la sua esperienza in Africa, tra cambiamento e tradizione
Raffaele Masto

Primo incontro sull’Africa del Laboratorio Mondialità Consapevole ieri nei locali dell’Università Cattolica. Ospite Raffaele Masto, giornalista per Africa Rivista e Radio Popolare, autore di numerose opere letterarie sul Continente Nero, nonchè documentari che hanno fatto il giro del mondo. “Chi vince nelle guerre scrive la storia – ha esordito -, cosa potranno scrivere gli storici tra cento o duecento anni di questo tempo? La schiavitù non è scomparsa, ci siamo ancora dentro”.

Masto si sofferma sulla definizione di colonialismo e cosa ha comportato: “Alcune grandi potenze decisero che l’Africa poteva essere utile come serbatoio per le materie prime, al fine di immetterle nel mercato. Questo è avvenuto con la Francia ad esempio, che in Senegal ha trovato terreno fertile per le arachidi, o in Sudan lo stesso col cotone da parte della Gran Bretagna”.

Altra parola analizzata è lo schiavismo: “La storia dell’umanità è basata sullo scontro tra vincenti e perdenti. C’era la rivoluzione industriale e la necessità di produrre merci. L’ Occidente era più avanzato tecnologicamente, e abbiamo interrotto la storia dell’Africa, perchè c’era e stava progredendo. L’Italia, va detto, ha preso sonore batoste in Africa, come nella Battaglia di Adua”.

UNA STORIA PARTICOLARE

In Etiopia al tempo di Menelik l’Italia cercava di sviluppare il proprio impero. Durante la battaglia accde che gli etiopi fecero prigionieri circa 2000 soldati italiani. In Italia si gridò allo scandalo, pensando che 2000 compatrioti fossero in mano a dei selvaggi,  “che così non erano, soprattutto Menelik”, spiega Masto. Vengono mandati degli ambasciatori a trattare il rilascio, ma i 2000 non volevano più tornare indietro. “Erano abituati al clima italiano, fatto anche di nebbia e temperature fredde. La si trovarono al caldo e in mezzo alla natura incontaminata”. Riuscirono a rastrellarne solo 85.

Un esempio emblematico dell’Africa e delle sue contraddizioni è l’Angola. “Ci sono 20 milioni di abitanti con qualsiasi tipo di materia prima, eppure sono tra i Paesi più poveri del mondo. Questo è il mondo che abbiamo creato”. Purtroppo, racconta Masto, la cultura africana permette che i presidenti africani rimangano in carica molto più di quanto consentirebbe la Costituzione: nel Togo Eyadéma fu presidente dal 1967 alla sua morte, per ben 38 anni, gli successe il figlio, in Gabon Omar Bongo per 42 anni e gli successe sempre il figlio. “Ma lo stesso discorso vale per il Mozambico e lo Zimbabwe con Robert Mugabe, che si è fatto 7 mandati presidenziali. A quelle latitudini funziona così: se faccio le elezioni le vinco, se finisco i 2 mandati presidenziali previsti dalla Costituzione, cambio la Costituzione”. 

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