Michele Giardino (Buona Destra) “boccia” la ricandidatura della Barbieri

"Una grande città come Piacenza è stata gestita come la piccola Castelvetro di vent’anni fa. Piacenza non meritava questo"

Michele Giardino, consigliere comunale eletto con Forza Italia e poi uscito dal partito di Berlusconi in contrasto con i vertici provinciali, da parecchio tempo non è più in sintonia con la Giunta Barbieri, ancora prima di aderire al progetto politico de la Buona Destra. A poche ore dalla conferma che Patrizia Barbieri correrà per un secondo mandato Giardino, con un post su Facebook, spiega perché il sindaco uscente questa volta non avrà il suo appoggio.

«È arrivata la ri-candidatura della sindaca Barbieri.

“Non vi deluderò mai”, afferma. Forse avrebbe dovuto aggiungere: “… più di quanto vi abbia già deluso in questi cinque anni!”.

È normale che si soffermi sul covid, sui lockdown, sulle lacrime. È naturale che si aggrappi ai guasti del virus per tentare di coprire le insufficienze della sua giunta (tralasciamo, in questo momento, l’insipienza politica manifestata due anni fa, al dilagare del covid alle porte di Piacenza).

La pandemia ha colpito il mondo, non solo la nostra città. E non può diventare alibi per giustificare la superficialità, l’improvvisazione, l’assenza di visione di cui la sua giunta si è resa capace.

Oltre che distribuire soldi arrivati a pioggia da Roma (ciò hanno fatto tutte le giunte comunali d’Italia), di cosa può effettivamente fregiarsi l’amministrazione Barbieri?

Di poco, quasi di nulla: qualche strada riasfaltata, qualche marciapiede risistemato. Alla fine, lascerà il tempo che trovò.

Nel suo video “a reti mediorientali unificate” (perché non una conferenza stampa?), ha scelto di liquidare i recenti fatti giudiziari: “La Procura ha detto che l’amministrazione non c’entra!”.

Ancora questo refrain, ancora questo girarsi dall’altra parte.

L’intesa politica con il deputato Foti ha costituito il motore dell’intera azione della sua giunta, nonché l’asse di reggenza della sua maggioranza. La rinnega così? La verità politica è altra cosa rispetto a quella giudiziaria.

E la sua remissiva subordinazione ai partiti – che le ha impedito, ad esempio, di esigere un rimpasto di assessori all’altezza – non è stata forse prova della sua manchevolezza al ruolo?

Una grande città come Piacenza è stata gestita come la piccola Castelvetro di vent’anni fa.

Piacenza non meritava questo.

Nel 2017 l’ho sostenuta con grande convinzione. Errare è umano».

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