Nipote, nominata amministratrice di sostegno della zia, fa sparire 34 mila euro

Nei guai una pensionata di 62 anni, incastrata dalle Fiamme Gialle di Piacenza. Prelevava soldi senza pezze giustificative e non pagava le spese mediche della parente

Un’altra amministratrice di sostegno finisce nei guai. Dopo un recente caso che aveva coinvolto una legale piacentina questa volta a finire nei guai è una pensionata di 62 anni. La donna è stata denunciata dai finanzieri del comando provinciale di Piacenza per essersi illecitamente impossessata, nell’arco di 4 anni, di una somma pari a 34.000 euro di proprietà della anziana zia che avrebbe dovuto assistere  (successivamente deceduta).

Le indagini sono scattate a seguito di una segnalazione da parte del tribunale di Piacenza alla Procura della Repubblica. L’ufficio del giudice tutelare aveva infatti rilevato diverse irregolarità ed omissioni compiute dalla donna in relazione ai suoi doveri di amministratore di sostegno: si tratta di una figura che dovrebbe fornire assistenza a chi si trovi nella impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi. Talvolta a farsi carico del ruolo sono famigliari, in altri casi professionisti che devono sempre rendicontare tutto ciò che fanno e spendono attingendo al patrimonio della persona che seguono.

I militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Piacenza, coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica Daniela Di Girolamo, hanno accertato che l’amministratore di sostegno, durante la gestione del suo mandato, ha eseguito arbitrariamente prelievi di denaro contante dal conto corrente della zia, talvolta anche di entità superiori alla soglia di legge consentita ai fini della normativa antiriciclaggio, senza giustificarne in alcun modo l’utilizzo.

La donna, oltretutto non pagava le rette per i ricoveri ospedalieri dell’anziana e si era sempre rifiutata di depositare in tribunale la rendicontazione delle spese sostenute, malgrado ripetuti solleciti.

A fronte di tale condotta, la pensionata è stata denunciata per il reato di peculato e per il reato di omissione atti d’ufficio, per i quali è prevista una reclusione da 6 mesi a 2 anni.

Su richiesta del pubblico ministero, il Gip ha disposto il sequestro preventivo di somme pari a quelle sottratte.

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