Papamarenghi: “I cavalli di Paladino rappresentano la voglia di ricominciare, il coraggio di questa città”

L'insallazione con i suoi diciotto cavalli presentata oggi alla stampa nazionale

Dopo l’inaugurazione ufficiale, sabato pomeriggio, oggi l’opera di Mimmo Paladino è stata presentata a tanti giornalisti di testate nazionali che sono arrivati in piazza Cavalli per vedere da vicino i diciotto cavalli che occhieggiano ai due bellissimi bronzi barocchi del Mochi.

Lo scultore insieme al curatore dell’iniziativa  Flavio Arensi, all’assessore Jonathan Papamarenghi ed al presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Massimo Toscani ha accolto i rappresentanti delle varie testate spiegando il perché dell’opera voluta in stretto collegamento con XNL e con la mostra di arte contemporanea che ha recentemente riaperto i battenti dopo il lock-down.

«Quest’opera – ha spiegato Papamarenghi – fin dal giorno in cui le gru stavano iniziando ad imbastirla, ha iniziato a far parlare di sé la città e direi tutto il paese. Ci permette di valorizzare un contesto importante ma anche di dare un segnale importante. Piacenza purtroppo è stata la città più colpita da un periodo durissimo che speriamo di esserci lasciato alle spalle. Quest’opera rappresenta anche questa voglia di ricominciare, questo coraggio. A differenza di quelli del Mochi che incedono con solennità, questi cavalli in qualche modo imbizzarriti manifestano la loro energia, la loro forza. Sono l’energia che la cultura e l’arte di Mimmo Paladino infondono. Grazie al maestro per la generosità di quest’opera donata alla città grazie anche al sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano».

«Quest’opera – ha sottolineato Massimo Toscani, presidente della Fondazione – è la dimostrazione che Piacenza è una città aperta dove il pensiero, l’opera d’arte, l’innovazione arrivano. Siamo gratissimi al maestro per questo contributo che rimarrà qui fino al 27 dicembre. L’opera è collocata in un posto straordinario ed i cavalli si valorizzano l’uno con l’altro».

«Qui in mezzo all’installazione – ha fatto notare Arensi – c’è un piccolo cavallo che sta emergendo ed intorno tutti gli altri fanno da scudo. E’ un po’ come ci siamo detti durante il periodo del Covid, che alla fine non ci si salva da soli c’è sempre un gruppo, un comunità. Ecco il perché di quest’opera al centro di una piazza, quella della comunità di Piacenza».

Su destino dell’installazione, una volta terminata l’esposizione piacentina, il maestro Paladino è stato chiaro: «I cavalli spariscono e tornano in una scuderia. E’ teatro, cinema. Si spegne la macchina. Amo l’idea del cinema perché non accoglie solo una platea selezionata come quella del museo ma è una platea vera».

Alla possibilità che il comune possa “adottare” i 18 cavalli, dopo il 27 dicembre, Paladino risponde con un secco no: «L’idea non c’è nell’opera. E’ nata così. Si spegne la macchina e lo schermo torna bianco. E’ bello che sia in questo modo».

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