Europa in mutamento, dibattito in Cattolica con Gianfranco Pasquino

Durante il Laboratorio Mondialità Consapevole

Dove soffia il vento in Europa? Intervento in Cattolica di Pasquino
Gianfranco Pasquino

Dove soffia il vento in Europa, almeno a livello politico? Lungi da noi essere politologi, ma sicuramente un cambiamento è in atto. Per capirne un po’ di più il Laboratorio Mondialità Consapevole ha chiesto lumi a Gianfranco Pasquino, accademico torinese per anni insegnante all’Università di Bologna, durante un incontro del percorso formativo che si sta tenendo in queste settimane in Cattolica. Abbiamo voluto intervistarlo.

“L’Europa e tutti i Paesi europei sono sempre esposti – ha sottolineato Pasquino – a venti che vengono dagli Stati Uniti. Sono una grande economia, hanno controllato a lungo il sistema internazionale, qualche volta in coabitazione con l’Unione Sovietica, cercando sempre di condizionare la politica degli alleati, riuscendoci in più di un’occasione. Gli europei erano per metà convintamente atlantici e per l’altra metà si rendevano conto che avevano bisogno degli Stati Uniti se volevano evitare le sfide che venivano dall’Unione Sovietica. Quindi nel momento in cui cambia la presidenza tendendo ad un atteggiamento isolazionista non più interessato a mantenere un ordine internazionale liberale cercando di manipolare i dazi. Tutto questo ha un impatto inevitabilmente negativo sull’Europa, perchè crea tensioni e impedisce la creazione di politiche di sviluppo”.

Esiste una ondata di destra in Europa? Se si, da dove nasce? 

Ancora non esiste una vera ondata di destra, pur essendoci politiche di alcuni Stati europei che vanno verso quella direzione. E’ un problema che tuttavia non riguarda Trump, che esagera nelle sue esternazioni e non verranno seguite da fatti perchè impossibile. Riguarda problemi su cui l’Europa ha purtroppo scarsissima possibilità di controllo: la povertà e la fame in Africa nascono ben prima dell’Europa, le guerre in Siria e in Yemen, sono situazioni conseguenti alla politica estera degli Stati Uniti, che se non avesse invaso l’Iraq avrebbe reso molto più improbabili questi fenomeni.

Cosa ne pensa dei cosidetti populismi? Esisteva già un fenomeno europeo che spirava verso il cambiamento o alcune politiche provenienti dal di fuori hanno dato il via libera? 

Una componente esterna sicuramente c’è, ma la componente fondamentale è interna. Sconsiglierei a tutti di usare il termine populismo per definire quello che non ci piace. Marine Le Pen è l’espressione della destra francese, e col populismo ha poco a cui spartire, così come Alternative Fur Deutschland è l’espressione dell’estrema destra tedesca che si riorganizza. Vorrei sottolineare che il populismo è insito nelle democrazie, c’è per stessa definizione anche nelle costituzioni, ad esempio italiana (la sovranità appartiene al popolo) e statunitense (with the people). Quello che dovrebbe preoccuparci è la reazione fortemente incentrata su valori tradizionalisti, perchè i populisti europei sono reazionari nei confronti dei tanti che sono diventati europeisti. Sono i sovranisti come Salvini e Meloni quelli con cui non possiamo convivere e che anzi, dobbiamo combattere.

Come? 

Consiglio di delegittimarli in continuazione, cioè far notare che le loro ricette non funzionano, che sono vecchie e difficilmente applicabili, che il loro appello al popolo è indistinto e in realtà non c’è. Deve esserci una visione inclusiva di quella che è la società e che non può essere limitata alla sfera nazionale

In tutto questo cambiamento, i giovani sono ormai un “tema”. Stanno diventando apatici e svogliati o è l’Italia e l’Europa che li mortifica in qualche misura? 

Il problema dei giovani è strettamente legato al mondo del lavoro. Non siamo di fronte all’industrializzazione che creava posti di lavoro, ma alla deindustrializzazione e alla possibilità di far lavorare dei robot. Siamo di fronte a una incapacità di comprendere quali saranno le tecniche, le conoscenze necessarie per entrare in un nuovo mondo del lavoro, con Università e scuole che faticano a seguire i mutamenti in corso. In altri Paesi europei sono maggiormente disposti ad accettare il cambiamento, come in Gran Bretagna, in Olanda o in Danimarca.

ABSTRACT IN ENGLISH

…the European populists are reactionary towards the many who have become Europeanists. The sovereigns like Salvini and Meloni are those with whom we can not live together and that we must fight.

As?

My advice is delegitimize them continuously, point out that their ideas do not work, which are old and difficult to apply, that their appeal to the people is indistinct and in reality there is not.

….In all this change, young people are now a ‘theme’. Are they becoming apathetic and listless or is it Italy and Europe that mortifies them to some extent?

The problem of young people is closely linked to the world of work. We are not facing the industrialization that created jobs, but the deindustrialization and the possibility of making robots work. We are faced with an inability to understand what will be the techniques, the knowledge necessary to enter a new world of work, with universities and schools that are struggling to follow the changes in progress. In other European countries they are more willing to accept change, like in Britain, Holland or Denmark.

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