Perché la via Francigena a Piacenza “non funziona”

Giampietro Comolli, presidente di un comitato che vuole valorizzare l’antico cammino, spiega le criticità del percorso nella nostra provincia a partire dalla pericolosità delle strade che i pellegrini preferiscono evitare

E’ partita dalla Cattedrale di Canterbury, martedì 15 giugno 2021, la maratona “Road to Rome” con la benedizione del bastone del pellegrino, testimone di tutto il percorso lungo la “via maestra” dell’antico itinerario segnato dal vescovo Sigerico.  Sosterà a Piacenza il 13-14 agosto 2021.

L’arrivo a Roma è previsto il 10 settembre 2021, mentre il 18 ottobre 2021 sarà a Santa Maria di Leuca.

La Via Francigena si compone di 148 tappe, attraversa 5 Paesi, transita per 16 Regioni, tocca 637 Comuni, fra cui i 9 comuni di Piacenza, per circa 80 km.

Oggi la via ufficiale è tutta in pianura, ma nei secoli diverse furono le scorciatoie verso gli appennini da Pavia a Bardi e Pontremoli. A Piacenza è nato il Comitato Tratta Piacenza per la candidatura Unesco della Via Francigena, con sede presso la Famiglia Piasinteina mentre la Banca di Piacenza ha messo a disposizione la propria segreteria.

Giampietro Comolli è il presidente del gruppo di liberi professionisti fondatori del comitato scientifico tecnico storico culturale e proprio lui spiega come la tratta Piacenza si inserisce nell’evento complessivo:

«L’organizzazione è di AEVF, ma Piacenza non può essere marginale, solo citata per la stazione ferroviaria o per il passaggio da Pavia a Fidenza. Piacenza non merita questo con 2.240 anni di storia e con i primi pellegrini cristiani che facevano punto di ritrovo e partenza Placentia già all’inizio del IV° secolo d.C., oltre 600 anni prima di Sigerico, come nel 330 riferisce per iscritto l’anonimo pellegrino di Bordeaux, transitante per Fontana, Vernasca,  Bedonia, Bardi. Stiamo organizzando una accoglienza storica ai pellegrini stranieri ed italiani, una sera di arrivo di una tappa fra Fiorenzuola e Alseno se sarà accettata da AEVF».

In realtà però, al momento, secondo il programma pubblicato sul sito di AEVF, Piacenza sembrerebbe essere tagliata fuori dal percorso

«E’ vero. E’ così in molte situazioni. In parte per colpa propria, come non avere un piano-progetto sulla Via Francigena, ma anche perché altri si accaparrano spazi, si prendono responsabilità, si impegnano e vanno fino in fondo, copiano meglio, sanno vendere, hanno investitori locali e industriali con grandi marchi. Per questo credo si debba correre ai ripari».

In che modo? Ci faccia qualche esempio concreto.

«Facile, dal grana piacentino decantato da Pier de Crescenzi e da molti altri per secoli alla coppa venduta a Stoccolma da Eataly con scritto in etichetta “doc Parma alla maniera di Piacenza”. Piacenza che in Rai è considerata Lombarda. A Piacenza e a Pavia transitano 5 grandi strade storiche da millenni, da quella di Compostela alla Postumia, dalla Transromanica alla Teutonica, dalla Micaelica a quella di San Colombano. Piacenza, crocevia non solo a parole. Amici stranieri che mi vengono a trovare a Piacenza si meravigliano della bellezza dei cortili dei palazzi nobiliari del centro più che delle facciate: questo dice molto! Nessun’altra “Tratta” della Via Francigena ha una ricchezza di percorsi come Piacenza ed un guado su un grande fiume europeo. Per questo in epoca di “turismo lento” il turismo di transito può finalmente avere uno scopo, un obiettivo e dare reddito a tanti luoghi ed esercizi lungo più strade».

Piacenza nel complesso non ne esce bene!

«Noi piacentini siamo riservati, oculati, parsimoniosi e non canta storie, sbruffoni, bravi commercianti. Ci nascondiamo. Preferiamo essere comandanti del condominio o far sapere al vicino di casa che esistiamo, piuttosto che giocarsela fuori contesto. Questo forse è una eredità dell’uccisione del figlio del Papa? Ci ha relegati in un angolo, abbiamo preso paura, da quel momento di grande rinascimento…abbiamo perso tutti i treni e ancora oggi fatichiamo».  

Dunque che fare?

«Piacenza ha uno dei più ricchi Archivi di Stato, biblioteche private sono invidiate da molti, il conservatorio Nicolini è fra i primi in Europa, la galleria Ricci Oddi è forse la più importante e quotata nazionale per il ‘900 pittorico nazionale, la Cattedrale e basilica è una delle più imponenti costruzioni medioevali cristiane con una raccolta di opere artistiche di grande valore a cominciare dal Codice 65. Tutto questo è da far conoscere fuori, lontano. lo stesso palazzo Farnese ha bisogno di un contesto almeno pari alla Pilotta di Parma».

Concretamente chi, secondo lei dovrebbe agire e prendere l’iniziativa?

«Non credo alle squadre composte ad hoc soprattutto se tutto dipende dall’ente pubblico. Bisogna fare sistema di lungo periodo, programmare, dare certezze alle imprese. La Via Francigena può essere un collante, un motore, un modello di sistema. Tutti sono coinvolti: negozi, alberghi, agriturismi, ostelli, oratori, pievi…come Comitato stiamo tentando di fare sistema. Ma occorre una visione. Ringrazio la consigliere provinciale Maria Rosa Zilli per il forte interessamento: la Provincia c’è!. Molti sindaci anche fuori dal percorso ufficiale hanno dato partecipazione al Comitato. In primis anche la Banca di Piacenza».

Non ha citato il comune di Piacenza

«Il comune capoluogo è fondamentale, per due fattori strategici: la sede concessa alla associazione europea della Francigena che reclama uno stretto do-ut-des da mettere a fuoco e a regime; la necessità di proporre sentieri varianti in sicurezza per i pellegrini e i moderni turisti del movimento lento…Oggi sempre più attrazione turistica. Come Comitato abbiamo pronto, e verificato con le associazioni sportive e con gli agricoltori, le alternative parallele alla via maestra. Soprattutto i ponti sul Trebbia e sul Nure necessitano di un percorso nuovo, con vie di campagna alberate, con punti acqua e ristoro. Recentemente il comune di Cadeo ha proposto, e ottenuto velocemente, una valida soluzione che mira a valorizzare e mettere in sicurezza. L’escursionismo non è un turismo povero come crede qualche sostenitore del meeting business».

Il percorso dovrebbe passare anche in centro città?

«E’ indispensabile avere un tragitto nell’urbe segnalato, tabellato, unico che consenta di esaltare tutti i luoghi di culto, ostelli, alberghi, vecchi e moderni, come segno culturale della proverbiale e aperta ospitalità piacentina nei secoli. Piacenza città con meno di 15/18.000 abitanti aveva annualmente 20.000 pellegrini che sostavano. L’ospitalità non può essere lasciata a improvvisazione, per mancanza di decisione o per assenza di strategia politica dovuta anche a inconsistenza di uffici e di delegati».

Piacenza sarebbe uno snodo fondamentale ed invece pare essere spesso ignorata.

«La Via Francigena è legata alla Diocesi di Piacenza e Bobbio, per sua storia, cultura, natura dagli argini del fiume Po fino alla alta val di Taro, a pochissimi chilometri da Pontremoli. Questa è vera storia e realtà dei fatti!  Per questo che Piacenza-Corcevia dei pellegrini ha da sempre molti itinerari che come Comitato pro Unesco intendiamo valorizzare in un contesto unico, forte, primario. Piacenza ha tutte le credenziali per non essere tagliata fuori, ma lo deve imporre. Troppe cartine geografiche, comunicati stampa citano solo Pavia-Fidenza. Piacenza ha il più grande guado fluviale di tutti i 3.200 km della via Francigena».

Non sembra essere molto convinto dell’impegno messo i campo dagli enti pubblici.

«E’ d’obbligo una strategia unica e comune per convogliare e trattenere i pellegrini e turisti a piedi e in bicicletta sul territorio piacentino. I piccoli comuni si sono attivati subito con Roberto Modenesi assessore di Pontenure, Donatella Alberoni di San Giorgio, Maria Rosa Zilli consigliere delegato Provincia Piacenza, Marcello Minari assessore Fiorenzuola, Davide Zucchi sindaco Alseno, Filippo Zangrandi di Calendasco…ma le “panchine ospitali” e costose in allestimento in soli 6 comuni non servono: è un bell’arredo. Ma prima bisogna saper attrarre. Coltivare un banale orticello non serve a nessuno, mentre bisogna puntare su un progetto di tutto il territorio provinciale per favorire le attività e gli esercizi di servizio lungo le varie strade turistiche che possiede Piacenza. Uniti su questo progetto sono anche territori e comuni limitrofi alla Via Francigena ma da sempre collegati e da secoli fornitori di supporti e ospitali. A breve presenteremo al Comune di Piacenza, per competenza territoriale e per regolamento AEVF, una proposta di tragitto in sicurezza. Prevediamo due ponti speciali pedonali nei punti critici. La Regione Emilia Romagna ha già un fondo disponibile per la sicurezza dei cammini. Basta volerlo. Come mai il famoso guado di Sigerico è spesso “bypassato” da pellegrini, camminatori, turisti? Esiste un antagonismo e non c’è credibilità e fiducia? Perché i camminatori europei preferiscono seguire l’argine del fiume Po sulla sponda lombarda (attrezzata e asfaltata) ed entrare in città di Piacenza da porta Milano e andare subito in stazione ferroviaria, caricare le bici sul treno scendendo a Fiorenzuola o a Fidenza? Che attrazione ha Fidenza che non ha Piacenza? Certamente l’insicurezza stradale consiglia di fare il salto, ma Piacenza è tagliata fuori. Colpa anche di noi piacentini che siamo adagiati, contenti del nostro orto, distanti dal campo del vicino. Forse un po’ di prese di posizioni, investimenti strategici, meno rattoppi, meno rincorse… farebbero bene. Spero nella Fondazione per una strategia sui “cammini piacentini” attraenti».   

Sul tema interviene anche Davide Zucchi, sindaco di Alseno.

«Bisogna essere pronti ed efficienti – sottolinea  – occorre una cartellonistica più ravvicinata, uniforme e più grande per segnalare luoghi unici come Chiaravalle della Colomba, i diversi castelli e ville, le chiese che segnano il cammino e la pieve di San Rocco, ultimo sacello di devozione della Tratta Piacenza al confine con le terre agricole di Giuseppe Verdi. In questo contesto ambientale di pianura, è assai complicato un cammino estivo senza una sorgente d’acqua, l’ombra di un filare di alberi, una carraia ben pulita e sicura, un ponticello o un passaggio decente sul torrente, sostengono molti pellegrini stranieri. La pericolosa via Emilia Pavese e Parmense scoraggia, allontana, fa saltare il tratto piacentino come tutti hanno dimostrato e detto da anni».

Aderenti, sostenitori e partecipanti al Comitato Tratta Piacenza

Comuni: Calendasco, Rottofreno, Pontenure, San Giorgio, Carpaneto, Fiorenzuola, Alseno, oltre a Castell’Arquato, Cortemaggiore, Sarmato, Vernasca

Enti : Banca di Piacenza (ha messo a disposizione del Comitato l’ufficio relazioni e comunicazione e archivi), Ente Farnese, Archivio di Stato, Opera Pia Alberoni, Italia Nostra, Transitum Padi, Ordine Agronomi Forestali Piacenza, AIGAE guide Europee, Beni Culturali Arte Sacra Curia Piacenza Bobbio, Agriturist Piacenza e Emilia Romagna, Agricycle Piacenza e Emilia Romagna, Confagricoltura Piacenza, Archivio Malaspina, Angsa Piacenza, Almaloci, Studioart, Fiorenzuola in movimento, Coll Tour e Isola 3 Ponti di Confcooperative.

Ricercatori, studiosi e circoli: Manrico Bissi, Tiziano Fermi,  Domenico Ferrari Cesena,  Davide Galli, Giorgio Braghieri, Carlo Francou, Marco Corradi, Sergio Efosi, Massimo Baldini, Fausto Balestra, Fabio Salotti, Pietro Chiappelloni, Alessandra Toscani,  Marco Campominosi, Eugenio Gentile, Obizzo e Currado Malaspina, Anna Maria Carini, Gildo Capucciati,  Andrea Tagliaferri, Daniela Ceresa,  Emanuela Torrigiani, Giancesare Schippisi, Valeria Poli, Lucia Cervato, elena Marsiglia, Jessica lavelli, Susanna Pighi, Piergiorgio Visentin.

Operatori:  commercianti, agricoltori, albergatori, agriturismi, gallerie d’arte.  Davide Rizzi, Maurizio Sesenna, Rosso Tiziano (lungo la via Francigena), Al Quindici, Enrica De Micheli di Volumnia.

Diocesi di Piacenza. I confini dal 579 d.C.
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