Piacenza: arrestati sei sindacalisti della logistica. Nei guai esponenti SiCobas e Usb

Otto in totale gli indagati. Sei sono ai domiciliari. L'indagine condotta dalla polizia e coordinata dalla procura è partita nel 2016. Aziende definite "galline dalle uova d'oro" e conti dei sindacati "bancomat"

Sei sindacalisti finiti agli arresti domiciliari, uno sottoposto dall’obbligo di firma ed un ottavo colpito dal divieto di dimora in provincia di Piacenza. Sono queste le misure cautelari eseguite stamane dalla polizia di Piacenza, sulla base di un’ordinanza emessa dal gip del tribunale di Piacenza e avanzata dalla locale procura della Repubblica che per tutti gli indagati aveva chiesto gli arresti in carcere. Dunque la nostra provincia balza nuovamente agli onori della cronaca per un’altra clamorosa inchiesta che coinvolge due fra i sindacati di base più agguerriti nel mondo della logistica SI.COBAS ed USB.

Le indagini sono partite nel 2016 e sono state condotte dalla Digos di Piacenza in collaborazione con la squadra mobile e sono basate su svariate testimonianze, intercettazioni telefoniche e riscontri patrimoniali, il tutto riportato nella corposa ordinanza del gip costituita da oltre 300 pagine.

Oltre 150 i capi di imputazione contestati con accuse che vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di numerosi reati, tra cui violenza privata, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, sabotaggio, interruzione di pubblico servizio.

Sotto indagine sono finiti Aldo Milani, coordinatore nazionale del SiCobas, Ali Mohamed Arafat, coordinatore di Piacenza, Carlo Pallavicini e Bruno Scagnelli, militanti del sindacato piacentino Sicobas, oltre a Abed Issa, Mahmoud El Moursi, Roberto Montanari, Elderdah Fisal, Zagdane Riadh.

Fuori dalla questura lavoratori dei SiCobas hanno inscenato una protesta scandendo slogan con cui chiedevano la liberazione dei compagni arrestati. Successivamente si sono spostati davanti alla prefettura in via San Giovanni.

Il procuratore capo Grazia Pradella ha voluto sottolineare come l’inchiesta riguardi comportamenti illeciti svolti individualmente da alcuni rappresentanti sindacali e non certo le attività legittime e sacrosante dei sindacati. Quattro degli arrestati appartengono a SiCobas, due all’Usb, sigle peraltro in fortissima concorrenza e conflittualità fra loro per procacciarsi nuovi iscritti. Si tratta di esponenti delle due sigle, dirigenti locali ed anche uno nazionale.

Secondo l’accusa i sindacalisti sotto inchiesta avrebbero organizzato veri e propri sabotaggi all’interno di alcune multinazionali della logistica di Piacenza e provincia, ad esempio facendo scattare sistemi di protezione sui macchinari, così da fermare per ore i nastri trasportatori e la movimentazione delle merci. Poichè alcune di queste azioni sono avvenute nei magazzini dell’SDA – Poste Italiane e riguardavano la movimentazione di corrispondenza è scattata anche l’accusa di interruzione di pubblico servizio.

Secondo polizia e procura gli accusati, a vario titolo, avrebbero abusato della loro posizione ed influenza non solo per acquisire maggiore potere nei magazzini e dunque anche più iscritti ma anche per tornaconti economici privati. In alcuni casi i soldi del sindacato venivano utilizzati per spese personali e come emerge in un’intercettazione un sindacalista dice ad un altro «stiamo usando i soldi del sindacato come un bancomat … potrebbero farci delle storie».

Secondo quanto ricostruito dalla procura ed accolto dal gip nella propria ordinanza «I due sindacati negli anni avevano coagulato un notevole bacino di maestranze, perlopiù di origine straniera, da conquistare … e poi strumentalizzare allo scopo di conquistare magazzini e lucrare sugli introiti derivanti dalle tessere e dalle conciliazioni».

Per la Procura il potere degli indagati era divenuto così forte che gli stessi sarebbero addirittura stati in grado «di garantire assunzioni su base clientelare, stabilizzazioni e buonuscite in caso di cambio d’appalto».

Per raggiungere questo livello di potere gli esponenti sindacali sotto accusa avrebbero creato o alimentato situazioni di conflitto prendendo a pretesto situazioni normalmente gestibili all’interno delle aziende nel rapport fra datore di lavoro e dipendente «avviando attività di picchettaggio illegale all’esterno degli stabilimenti interessati, impedendo ai mezzi di entrare e uscire, anche occasionali scontri con le forze dell’ordine … ponendo in essere continue azioni di sabotaggio … istigando i lavoratori a forme di lotta sindacale illecite compreso il rallentamento pretestuoso e strumentale dell’attività lavorativa».

Le aziende pur di non interrompere i flussi di lavoro cedevano dunque alle richieste ed ottenevano ad esempio cospicue buonuscite.

Secondo il procuratore Pradella gli indagati non avrebbero fatto gli interessi dei lavoratori ma i propri, a discapito di chi avrebbero invece dovuto tutelare. «Non è – ha detto – un’operazione contro i sindacati ma contro alcuni leader che hanno gestito il sindacato come una cosa loro».

Fra gli esempi riportati anche quello di due lavoratori che sarebbero stati convinti da un esponte sindacale a mettersi in malattia per recarsi presso la sua abitazione ed eseguire lavori di tinteggiatura.

 In un’altro caso alcuni lavoratori erano saliti sul tetto dello stabilimenti GLS dove erano rimasti per ore. Uno di loro, stanco ed accaldato, avrebbe telefonato al proprio referente chiedendo di potersi allontanare, anche per necessità impellenti, ma avrebbe ricevuto un diniego da parte del sindacalista che – secondo la ricostruzione della polizia – era bellamente seduto alo ristorante intento a consumare una ricca grigliata!

Sebbene gli accertamenti patrimoniali siano ancora in corso sarebbe già emerso come alcune decine di migliaia di euro siano i vario modo finiti sul conto corrente della moglie di uno degli indagati.

A quanto pare però la vera miniera d’oro sarebbero state le transazioni fra aziende committenti e lavoratori.

In occasione di passaggi fra una cooperativa ed un’altra le aziende per evitare contenziosi e problemi avrebbero corrisposto ad alcuni lavoratori cifre fra i 20 ed i 25 mila euro ciascuno, a titolo di conciliazione. Su questi cospicui indennizzi alcuni rappresentanti sindacali, stando alle accuse, avrebbero preteso una percentuale sulla cui legittimità verranno svolti ulteriori accertamenti.

Inoltre uno dei rappresentanti sindacali indagati avrebbe ottenuto dall’azienda per cui anche lui lavorava una cifra quattro volte superiore, intorno ai centomila euro, importo davvero elevato e – a giudizio degli inquirenti – sproporzionato rispetto a quanto percepito dai colleghi, una cifra su cui gli inquirenti vogliono ora vedere chiaro.

Una delle aziende, Leroy Merlin, ad un certo punto sarebbe arrivata a spendere in conciliazioni oltre un milione e mezzo di euro, per indennizzare una trentina di lavoratori.

In un caso citato in conferenza stampa uno dei sindacalisti, forse per ragioni “sentimental-personali” avrebbe ad un certo punto deciso di dirottare un picchetto dall’azienda dove era previsto ad un altro magazzino, facendo trasportare i lavoratori (provenienti da fuori provincia) in quel luogo via bus, così da “dare una botta ad un’altra multinazionale” . Del resto in un anno il sindacato avrebbe speso 300 mila euro in noleggi bus usati per spostare le proteste da un sito ad un altro.

La reazione di SiCobas

Il sindacato SiCobas ha affidato ad una nota il commento agli arresti ed all’inchiesta, preannunciando scioperi.

«Gravissimo atto repressivo della Procura di Piacenza contro SI Cobas e diritto di sciopero.
Rispondiamo con la mobilitazione e la lotta! Questa mattina all’alba sono stati arrestati e messi agli arresti domiciliari i compagni Aldo Milani, coordinatore nazionale del SI Cobas, Mohammed Arafat, coordinatore di Piacenza, Bruno Scagnelli e Carlo Pallavicini, militanti di Piacenza, oltre a due esponenti dell’USB. La Procura di Piacenza li accusa, in sostanza, di avere organizzato e/o preso parte a lotte, con scioperi e picchetti, per migliorare le condizioni dei lavoratori nella logistica e in altri settori.
È un pesantissimo attacco alla libertà sindacale e al diritto di sciopero, portato da un settore della magistratura che si è già distinto negli anni per il suo livore antisindacale con denunce, arresti, fogli di via e divieti di dimora. Con accuse di “violenza” e di “estorsione” vogliono reprimere le lotte dei lavoratori contro lo sfruttamento e per il salario, in un momento in cui padroni e speculatori italiani e internazionali stanno rapinando i salari con aumenti dei prezzi dell’8% (del 10% per le famiglie a basso reddito), e più che mai è urgente una lotta generalizzata per difendere il potere d’acquisto dei salari.
Vogliono impedire che i lavoratori della logistica, alla testa delle lotte nell’ultimo decennio, vengano seguiti da quelli degli altri settori in una lotta generalizzata in autunno, come si è riproposta l’assemblea dei lavoratori combattivi tenuta domenica 17 luglio a Bologna, che ha anche posto la necessità di collegare queste lotte a quella contro la guerra.
Non è il primo attacco di settori della magistratura alle lotte dei lavoratori e al SI Cobas che le organizza: lo stesso coordinatore nazionale aveva ricevuto un foglio di via di tre anni da Piacenza, per la sua partecipazione alla lotta dell’Ikea, ed era in seguito stato denunciato e arrestato con accuse di “estorsione” fabbricate da magistratura e questura di Modena, rivelatesi false in giudizio. Così come i compagni del SI Cobas di Piacenza e delle altre città sono stati oggetto di arresti, denunce, fogli di via per le lotte portate avanti in questi anni, recentemente alla Fedex e Amazon, Unes ecc….
Questo avviene pochi giorni dopo che il Consiglio di Stato aveva revocato il foglio di via comminato dalla Questura di Piacenza a un altro militante SI Cobas, in quanto “repressione della libertà sindacale e del diritto di sciopero”.
L’unica risposta a questo nuovo e più pesante atto di repressione e di intimidazione antioperaia è la lotta più ampia di tutti i lavoratori, per il diritto di organizzarsi in sindacato e di lottare a difesa delle proprie condizioni.
Non possono fermare i lavoratori con le manette!
Sciopero di tutti i lavoratori da questa sera per tutta la giornata di mercoledì 20!
Presidio sotto la Prefettura di Milano dalle ore 10 di domani!
Partecipiamo tutti! Facciamo vedere a magistratura e governo che i lavoratori non si fanno intimidire né dai padroni né dagli organi dello stato asserviti ai padroni!
Che difendiamo compatti l’organizzazione che ci siamo dati per difendere le nostre condizioni, e il diritto di sciopero! Aldo, Arafat,Bruno, Carlo e compagni USB liberi subito!
Si Cobas Lavoratori Autorganizzati».

La nota di USB

Anche Usb ha diffuso una nota in cui attacca l’inchiesta della magistratura.

«Misure cautelari e perquisizioni contro l’Unione Sindacale di Base e le lotte di classe: USB proclama lo sciopero generale della logistica. Giù le mani da USB!
Da questa mattina all’alba è in corso un’operazione di polizia su input della Procura di Piacenza nei confronti di dirigenti sindacali dell’USB e del Si Cobas della logistica. Con ben 350 pagine di ordinanza si costruisce un vero e proprio “teorema giudiziario” sulla scorta di un elenco interminabile di “fatti criminosi” quali picchetti, scioperi, occupazioni dei magazzini, assemblee ecc. Numerosi i dirigenti sindacali posti agli arresti domiciliari e le perquisizioni.
La logistica è uno degli snodi centrali dell’economia capitalista di nuova generazione, la circolazione delle merci è un ganglio determinante della catena del valore ed è lì che la contraddizione si esprime a livello più alto: sfruttamento della manodopera, per lo più straniera e ricattabile, utilizzo senza freni degli appalti e subappalti a cooperative anche con infiltrazioni, nemmeno troppo sotterranee, della malavita organizzata, diritti sindacali inesistenti e sistematicamente violati e quindi è lì che le lotte, il conflitto sono più dure e determinate e lì colpisce la repressione.
La USB è nel mirino del Ministero degli Interni e delle Procure di mezz’Italia ormai da troppo tempo, dalle denunce a raffica nei confronti di chi si oppone alla guerra e all’invio di armi, alle condanne per chi manifestava contro l’assassinio del nostro delegato proprio della logistica Abd El Salam durante un picchetto proprio a Piacenza per cui nessuno ha pagato, al “ritrovamento” di una pistola in un bagno della Federazione nazionale USB che si prova ad accollare ad un dirigente sindacale proprio della logistica.
È quindi evidente il tentativo, questo sì criminale, di cercare di impedire che nei magazzini della logistica, nei luoghi della produzione e della commercializzazione delle merci cresca e si rafforzi il sindacato di classe, conflittuale, che non cede di un millimetro sui diritti dei lavoratori.
La USB proclama lo sciopero generale della logistica a partire dal turno di notte odierno e per 24 ore, lancia un appello a tutte le proprie federazioni perché attivino presidi di protesta in ogni città e sta valutando con i propri legali la controffensiva giudiziaria per smontare questo vero e proprio teorema antisindacale e le ulteriori iniziative di lotta.
Unione Sindacale di Base».

 

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