Piacenza, Covid: Luigino Baldini (Spi Cgil): “Senza anziani non c’è futuro”.

“Senza anziani non c’è futuro”. Questo è il titolo dell’appello internazionale che la Comunità di Sant’Egidio ha lanciato in questi giorni, nato dal dolore per le tante morti di anziani a causa del covid-19, soprattutto negli istituti, in Italia e in Europa (e a Piacenza in particolare).
“In questi tre mesi abbiamo assistito con sconcerto alla scomparsa di donne e uomini appartenenti a quella generazione che aveva vissuto il trauma della guerra e lottato per la ricostruzione del nostro Paese. È la perdita di un patrimonio inestimabile di affetti, memoria, saggezza di cui avrebbero potuto ancora godere soprattutto i più giovani” commenta Luigino Baldini, segretario generale del sindacato pensionati della Cgil di Piacenza, che spiega: “Aderisco convintamente all’appello di questa importante realtà: lo faccio personalmente, perché non credo ci sia un piacentino che non abbia pianto in questi tre mesi un parente, un amico, un conoscente portato via dall’epidemia, e aderisco come atto politico per il ruolo di rappresentanza di 15mila piacentini iscritti allo Spi Cgil sul territorio.

“L’emergenza non è finita e speriamo che anche sul territorio, scene come quelle che si sono viste sul Pubblico Passeggio non si ripetano più: la guardia va tenuta alto e le norme di distanziamento e anti-contagio vanno sostenute e rispettate da tutti, giovani e anziani. Detto questo, però, devo anche segnalare che il dibattito sulla “residualità” delle vittime preferite da questo virus, ossia gli anziani, è del tutto aberrante. Chi pensa che ‘tanto covid colpisce gli anziani’ o che le libertà di chi è in pensione sia meno da tutelare rispetto alle libertà dei più giovani, dico che così facendo si imbocca una strada senza uscita, fatta di disgregazione sociale e di un modello culturale che vede i pensionati come persone che si possono benissimo rincitrullire davanti alla tv a pagamento; e i giovani come meri “consumatori” senza storia né valori. Ecco, i concetti valoriali e politici contenuti nell’appello della Comunità di Sant’Egidio vadano discussi e, per quanto ci riguarda, affermati anche sul territorio piacentino. Se ne sente il bisogno”.

Il testo dell’appello, sottoscritto tra gli altri da Andrea Riccardi, Romano Prodi, Giuseppe De Rita e Jùrgen Habermas, esprime diverse preoccupazioni. Di una `sanità selettiva`, che considera residuale la vita degli anziani: “la loro maggiore vulnerabilità, l’avanzare degli anni, le possibili altre patologie di cui sono portatori, giustificherebbero una forma di `scelta` in favore dei più giovani e dei più sani”. Per questo occorre ribadire con forza i principi della parità di trattamento e del diritto universale alle cure. “Nessuno `stato di necessità` può legittimare una deroga sul punto” aggiunge Baldini.

L’appello si rivolge a tutti, cittadini e istituzioni, per un deciso cambiamento di mentalità nella cura agli anziani, che porti a nuove e più articolate iniziative per raggiungere e curare con efficacia tutti e per superare l’istituzionalizzazione. Occorre anzitutto sostenere il desiderio di rimanere a casa, potenziando i servizi di assistenza territoriale e inserendo gli anziani in reti di socialità più fitte. È necessario investire sulle cure domiciliari perché va rispettata la volontà degli anziani ai vivere e morire a casa propria. Perché questo sia considerato un diritto. E le famiglie in questo devono essere sostenute. La ricerca di nuovi modelli di assistenza trova conferma anche nelle indagini più recenti sull’evoluzione demografica del nostro Paese: occorre tener conto che gli anziani di domani saranno con ogni probabilità più benestanti, più istruiti, mediamente ancora coniugati e proprietari di casa. Ci sono già esperienze di integrazione socio-sanitaria che hanno dato ottimi risultati sul piano sia della qualità di vita sia della morbilità, ossia dell’incidenza delle malattie sulla popolazione, e della mortalità.
L’appello promosso da Sant’Egidio chiede di “dedicare tutte le necessarie risorse alla salvaguardia del più gran numero di vite e umanizzare l’accesso alle cure per tutti”.

Il link per firmare Appello

Il testo

Da una preoccupazione della Comunità di Sant’Egidio sul futuro delle nostre società – emersa in questi giorni durante la crisi causata dal coronavirus – nasce questo appello, tradotto in diverse lingue e diffuso a livello internazionale (vedi i primi firmatari in fondo).

È rivolto a tutti, cittadini e istituzioni,  per un deciso cambiamento di mentalità che porti a nuove iniziative, sociali e sanitarie, nei confronti delle popolazioni anziane.

SENZA ANZIANI NON C’È FUTURO
Appello per ri-umanizzare le nostre società. No a una sanità selettiva

Nella pandemia del Covid-19 gli anziani sono in pericolo in molti paesi europei come altrove. Le drammatiche cifre delle morti in istituto fanno rabbrividire.

Molto ci sarà da rivedere nei sistemi della sanità pubblica e nelle buone pratiche necessarie per raggiungere e curare con efficacia tutti, per superare l’istituzionalizzazione. Siamo preoccupati dalle tristi storie delle stragi di anziani in istituto. Sta prendendo piede l’idea che sia possibile sacrificare le loro vite in favore di altre. Papa Francesco ne parla come “cultura dello scarto”: toglie agli anziani il diritto ad essere considerati persone, ma solo un numero e in certi casi nemmeno quello.

In numerosi paesi di fronte all’esigenza della cura, sta emergendo un modello pericoloso che privilegia una “sanità selettiva”, che considera residuale la vita degli anziani. La loro maggiore vulnerabilità, l’avanzare degli anni, le possibili altre patologie di cui sono portatori, giustificherebbero una forma di “scelta” in favore dei più giovani e dei più sani.

Rassegnarsi a tale esito è umanamente e giuridicamente inaccettabile. Lo è anche in una visione religiosa della vita, ma pure nella logica dei diritti dell’uomo e nella deontologia medica. Non può essere avallato alcuno “stato di necessità” che legittimi o codifichi deroghe a tali principi. La tesi che una più breve speranza di vita comporti una diminuzione “legale” del suo valore è, da un punto di vista giuridico, una barbarie. Che ciò avvenga mediante un’imposizione (dello Stato o delle autorità sanitarie) esterna alla volontà della persona, rappresenta un’ulteriore intollerabile espropriazione dei diritti dell’individuo.

L’apporto degli anziani continua ad essere oggetto di importanti riflessioni in tutte le civiltà. Ed è fondamentale nella trama sociale della solidarietà tra generazioni. Non si può lasciar morire la generazione che ha lottato contro le dittature, faticato per la ricostruzione dopo la guerra e edificato l’Europa.

Crediamo che sia necessario ribadire con forza i principi della parità di trattamento e del diritto universale alle cure, conquistati nel corso dei secoli. È ora di dedicare tutte le necessarie risorse alla salvaguardia del più gran numero di vite e umanizzare l’accesso alle cure per tutti. Il valore della vita rimanga uguale per tutti. Chi deprezza quella fragile e debole dei più anziani, si prepara a svalutarle tutte.

Con questo appello esprimiamo il dolore e la preoccupazione per le troppe morti di anziani di questi mesi e auspichiamo una rivolta morale perché si cambi direzione nella cura degli anziani, perché soprattutto i più vulnerabili non siano mai considerati un peso o, peggio, inutili.

Primi firmatari:

Andrea Riccardi, storico, fondatore della Comunità di Sant’Egidio

Romano Prodi, già Presidente del Consiglio dei ministri e della Commissione UE

Jeffrey D. Sachs, Direttore di UN Sustainable Development Solutions Network

Aleksandra Dulkiewicz, sindaca di Danzica, Polonia

Simonetta Agnello Hornby, scrittrice, UK

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