Piacenza: fondi regionali per la mobilità di anziani e disabili

Spesso si tende erroneamente a credere che problematiche motorie e disabilità siano condizioni che si manifestano alla nascita e che non possano insorgere, invece, con il passare del tempo e con il sopraggiungere degli anni.

Ecco perché poi si ha a che fare con lavori di ristrutturazione che prevedono modifiche sostanziali degli immobili per aumentare il grado di mobilità all’interno degli spazi domestici e rendere più facili gli spostamenti quotidiani. Sarebbe forse meglio provare a progettare appartamenti e abitazioni che già a priori siano pronti a risolvere eventuali difficoltà e problematiche motorie.

Fortunatamente però, in attesa di un completo cambio di mentalità, a sostenere parte delle spese dei cittadini per l’abbattimento delle barriere architettoniche arrivano ingenti fondi nazionali e regionali, come quelli istituiti dalla stessa Emilia Romagna, grazie ai quali è possibile anche, ad esempio, allargare le porte d’ingresso, rendere i bagni più funzionali e installare rampe, montascale e miniascensori a Piacenza e altri capoluoghi della regione.

 In particolare, la quota 2020 del Fondo nazionale dedicato è pari complessivamente a 9 milioni e 800mila euro di cui, a seguito di una precisa ripartizione – avvenuta sulla base delle domande pervenute ai Comuni – e del via libera della Giunta regionale, circa 417mila euro sono stati assegnati proprio al Comune di Piacenza.

 I contributi vengono erogati in base alla posizione ottenuta nell’annuale graduatoria nazionale/regionale, che varia a seconda della categoria di invalidità (hanno la precedenza le richieste degli invalidi totali con difficoltà di deambulazione), della data di presentazione della domanda e, solo per quella regionale, del valore ISEE del nucleo familiare dell’invalido.

La domanda per accedere alla lista ordinata numericamente va compilata e consegnata al CAAD entro il 1° marzo di ogni anno (comunque prima di aver effettuato l’intervento) con in allegato i seguenti documenti:

  • autocertificazione (presente nella domanda);
  • certificato medico attestante le menomazioni funzionali permanenti atte a compromettere la mobilità oppure certificato A.S.L. o di altra commissione pubblica (anche in copia autenticata oppure in fotocopia con dichiarazione sostitutiva che ne attesta la conformità all’originale) attestante l’invalidità totale con difficoltà di deambulazione;
  • eventuale certificato di invalidità;
  • ISEE ordinario del nucleo familiare dell’invalido (indispensabile per poter accedere anche alla graduatoria regionale);
  • preventivo di spesa con descrizione sommaria delle opere da eseguire
  • carta d’identità e codice fiscale della persona disabile, del richiedente (se diverso) e della persona avente diritto al contributo;
  • marca da bollo da 16 euro;
  • copia della delibera condominiale o dichiarazione dell’amministratore che attesti che i condomini sono stati informati dei lavori da eseguirsi (quando i lavori insistono su parti comuni dell’edificio);
  • benestare del proprietario dell’immobile (se la persona con invalidità è usufruttuaria).

Le spese sostenute per la rimozione delle barriere architettoniche sono coperte interamente fino a 2.582,28 euro; oltre a tale cifra sono riconosciuti contributi parziali. I cittadini con menomazioni o limitazioni funzionali permanenti, inoltre, possono richiedere un contributo a fondo perduto a titolo di concorso spesa. E gli importi, in generale, saranno liquidati ad avvenuta esecuzione dei lavori, presentando, sempre al CAAD, le fatture regolarmente pagate.

 Va specificato, tuttavia, che per poter usufruire dei finanziamenti statali, le tipologie di interventi volti chiaramente al miglioramento della mobilità di anziani e disabili, devono riguardare modifiche alle abitazioni già esistenti all’11 agosto 1989 e non ristrutturate, anche solo parzialmente, dopo tale data.

Ad ogni modo, tralasciando questi piccoli paletti, si tratta certamente di un aiuto concreto per cercare di garantire sempre di più, quando possibile, un diritto legittimo: quello dell’autonomia personale. D’altronde come disse il famoso filosofo e scrittore statunitense H. D. Thoreau: “Non vi sarà mai uno Stato realmente libero e illuminato, finché lo Stato non giunga a riconoscere l’individuo come un potere più elevato e indipendente, dal quale derivino tutto il suo potere e la sua autorità, e finché esso non lo tratti di conseguenza”.

La strada intrapresa è quella giusta. E anche se ancora c’è molto da fare, è importante assicurare a tutti i cittadini un aiuto sostanziale per risolvere il problema delle barriere architettoniche in spazi all’aperto e al chiuso, per permettere a chiunque di vivere una vita al pieno delle proprie libertà personali senza dover sottostare ad alcun impedimento strutturale che non consenta la piena mobilità di tutti gli individui.

Publicità

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il commento
Inserisci il tuo nome