Piacenza: la Finanza pesca tre “furbetti del reddito di cittadinanza”

I tre soggetti per differenti motivi non avevano diritto a percepire il sussidio. L'Inps ha chiesto la restituzione di 20 mil euro

In tutta Italia si moltiplicano purtroppo i casi di persone che percepiscono il reddito di cittadinanza senza averne in realtà diritto. Per fortuna però la guardia di Finanza ha intensificato i controlli anche nella nostra provincia. Così nei giorni scorsi le Fiamme Gialle di Piacenza hanno denunciato tre persone che, a vario titolo, percepivano questo sussidio pur non possedendo i requisiti.

 In un caso, durante i quotidiani servizi di controllo sul territorio, i finanzieri hanno ispezionato un autocarro carico di rottami di vario genere, destinati ad un centro di raccolta. Al termine della verifica gli occupanti del mezzo sono stati denunciati per gestione non autorizzata di rifiuti, avendo violato l’art. 256 del Testo Unico Ambiente. Le persone a bordo hanno peraltro affermato di svolgere tale attività per sostenere la famiglia, ma non risultavano iscritti all’Albo nazionale dei gestori ambientali. Ulteriori accertamenti hanno consentito di rilevare che uno di questi, dal giugno 2019, percepiva il reddito di cittadinanza.

Il diritto al sussidio può venire meno per sopravvenute circostanze ed uno dei casi di revoca o riduzione del beneficio è quello derivante dall’omessa comunicazione delle variazioni del reddito o del patrimonio, anche se provenienti da attività irregolari.

Sulla base di quanto dichiarato al momento del controllo, il soggetto percettore del reddito di cittadinanza è stato quindi denunciato anche per non aver comunicato i proventi derivanti dall’attività di raccolta e smaltimento di rifiuti, svolta totalmente in nero e in assenza delle previste autorizzazioni, circostanza punita con la reclusione da uno a tre anni.

Quanto agli altri due “furbetti del reddito di cittadinanza”, il primo era stato assunto da una ditta che effettua lavori di carrozzeria omettendo di comunicarlo all’Inps al fine della riduzione o revoca del beneficio.

 Il terzo invece aveva reso false dichiarazioni in sede di presentazione dell’istanza in ordine alla permanenza nel territorio italiano, non essendo stato, effettivamente, residente in Italia per almeno due anni consecutivi.

Per tutti i tre casi è stata trasmessa apposita comunicazione all’Inps per i provvedimenti di sospensione del beneficio. L’ente ha subito bloccato l’erogazione ed ha avviato la procedura di recupero degli oltre 20.000 euro già corrisposti.

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