Piacenza torna ad ospitare (virtualmente) la Madonna Sistina di Raffaello

Un suggestivo percorso attraverso San Sisto permette di ricostruire la storia del quadro dipinto per il monastero piacentino e venduto dai frati nel 1754 per 25 mila scudi romani. Visitabili le stanze dell'abate

Salita all'appartamento dell'abate in San Sisto a Piacenza
Salita all'appartamento dell'abate in San Sisto a Piacenza

Purtroppo non è possibile porre rimedio agli errori della storia. Così Piacenza deve fare a meno della Madonna Sistina, il capolavoro dipinto nel 1512, da Raffaello, per il monastero benedettino di San Sisto, su incarico di Papa Giulio II, venduto nel 1754 dai monaci piacentini al Grande Elettore Augusto III di Sassonia per 25.000 scudi romani. L’opera da allora si trova nella galleria reale dei dipinti di Dresda, salvo un decennio (fra il 1945 ed il 1955) quando alla fine della guerra i russi portarono a Mosca numerose opere nascoste dai tedeschi in gallerie sotterranee.

La nostra città non potrà mai riavere il magnifico dipinto ma almeno può reimpossessarsi della sua storia ed intorno ad essa costruire un suggestivo percorso narrativo, quello, presentato oggi in anteprima alla stampa e che aprirà i battenti sabato 29 maggio per restare aperto fino al 31 ottobre 2021.

Filmati, realtà aumentata, proiezioni tridimensionali, video-mapping contribuiscono a farci conoscere un importante pezzo di storia della nostra città, spesso sconosciuto ai più.

Il monastero venne fondato da Angilberga, moglie dell’imperatore carolingio Ludovico II, che ne divenne badessa dall’882 all’889 e che è sepolta nella chiesa (al pari di Margherita d’Austria, figlia di Carlo V e duchessa di Parma e Piacenza).

Le monache vennero successivamente accusate di libertinaggio, di avere insomma costumi non consoni al loro stato ed il convento divenne maschile legato all’ordine  ……

“La Madonna sistina di Raffaello Rivive a Piacenza” era stato pianificato come evento da tenersi nel 2020, nell’ambito delle manifestazioni di Parma Capitale per la Cultura ed in occasione dei 500 anni dalla morte di Raffaello. La pandemia ha purtroppo rovinato il piano e tutto è slittato in avanti di un anno.

Il percorso, ora visibile, racconta non solo e non tanto l vicissitudini del quadro ma ricostruisce anche la storia del monastero. Attraverso una scala metallica da cantiere nascosta da una quinta che riproduce il capolavoro si sale fino all’appartamento dell’abate solitamente non visitabile. Suggestiva la galleria li affreschi di un inusuale velo cromatico. Uno spazio interamente ristrutturato come il vestibolo ottogonale. In queste stanze viveva il potente abate e qui riceveva chiunque volesse conferire con lui. Da una piccola finestrella poteva anche “spiare” ciò che avveniva all’interno della chiesa a cui accedeva attraverso una scaletta a chiocciola di pietra che fa parte dell’odierno “tour” e permettere di scendere verso la cripta dovi altri filmati storici e dove è possibile anche fare una breve esperienza immersiva nella realtà virtuale, indossando appositi occhiali ed un puntatore laser. In questo spazio viene in particolare narrata la vendita del quadro. Pochi passi più in là il percorso si fa improvvisamente POP, entrando in una sala costruita appositamente dove una colonna sonora moderna accompagno lo scorrere veloce delle immagini dei due “angeli spettatori” che sono forse diventati una delle immagini più famose a livello planetario, diventando oggetti d’arredo, cuscini, addirittura finendo sull’etichetta di una marca di carne in scatola in America, fino a divenire icona dello stilista Fiorucci. L’unico che “li escluse” dalle proprie opere fu incredibilmente il re della pop art Andy Warhol che reinterpretò l’opera di Raffaello ma non i due angioletti forse troppo noti per i suoi gusti.

A proposito di notorietà il quadro di Raffaello per centinaia di anni resto quasi sconosciuto al grande pubblico. Bisogna infatti pensare che San Sisto era una chiesa abaziale, luogo di preghiera per i monaci. Loro potevano dunque ammirare la spettacolare bellezza del dipinto mentre seduti sugli scranni del coro partecipavano alle sette ore canoniche che scandivano la loro vita. Ma proprio l’antica collocazione del coro impediva ai normali cittadini la vista dell’altare e del quadro, oltre che delle celebrazioni che potevano solo ascoltare. Fu solo il concilio di Trento (1545-1563) a cambiare le cose e a portare al cambiamento degli spazi interni della chiesa già progettata da Alessio Tramello (allievo del Bramante) e costruita fra il 1499 ed il 1511, abbattendo la preesistente chiesa. Proprio durante i lavori di restauro e preparazione del percorso presentato oggi sono emersi (alcune settimane fa) alcuni interessanti affreschi nascosti da un muro ed appartenenti ad un’epoca precedente, forse alto medioevo. Un’altra sorpresa è quella emersa dietro una porta che si vuole nasconda l’inizio del cunicolo che collegava probabilmente palazzo Farnese alla chiesa, permettendo ai duchi di recarsi a messa non visti. Sotto il coordinamento della Soprintendenza si è voluto fare un primo saggio per vedere se effettivamente ci sia un percorso sotterrano. Una risposta che non è ancora possibile dare ma nel frattempo è emersa una sepoltura, probabilmente di un frate. Potrebbe voler dire che li non c’è nessun passaggio o essere invece una tomba di epoca successiva.

Proprio a pochi metri da quel portale ancora ricco di mistero parte la scala elicoidale più grande di Piacenza che i monaci avevano soprannominato “lumaca” per la sua forma e che permetteva loro di raggiungere la chiesa per celebrare le ore.

Seduti nel coro si può ammirare la copia della Madonna sistina, collocata esattamente dove un tempo c’era l’originale. Anzi inizialmente era in posizione leggermente più arretrata nella chiesa laddove oggi si trova una croce. Quando le mutate esigenze imposero di spostare il coro e costruire una parte aggiuntiva per ospitarlo, anche il dipinto venne spostato di alcuni metri sempre per essere fonte di ispirazione per i religiosi che lo potevano ammirare.

Il percorso sarà aperto il venerdì dalle 15 alle 20, il sabato dalle 10 alle 20 e la domenica dalle 12 alle 20. E’ necessaria la prenotazione e si potrà accedere a gruppi di 15 persone. Per gruppi maggiori di 15 sarà possibile anche prenotare visite anche in altri giorni della settimana.

L’ingresso alla mostra costa 10 € (ridotto 8€, scuole 5€). Il percorso dura circa un’ora e mezza.

Volendo si può anche assistere a YOU, un docufilm in inglese con sottotitoli in italiano della durata di 50 minuti (visibile anche al di fuori del percorso).

Il catalogo è edito da Tipleco.

Curatori della mostra, resa possibile grazie al contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano,  sono Manuel Ferrari, Eugenio Gazzola e Antonella Gigli.

Durante i weekend sarà anche possibile ammirare l’latra parte del convento ed in particolare i chiostri che fanno ora parte di edifici dell’esercito ed in particolare del  reggimento Genio Pontieri.

E’ anche presente l’opera di uno scultore che ha reinterpretato e stampato in 3D la Madonna Sistina rendendola così disponibile ai non vedenti che possono toccarla e visualizzara attraverso il tatto. E’ un dono dei Lions di Piacenza.

 

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