Politici e medici discutono sull’utilità del coprifuoco ed intanto molti giuristi lo ritengono illegittimo

L’avvocato piacentino Sara Soresi ci spiega perché, alla luce della Costituzione, il divieto di uscire di casa, dalle 22 alle 5, violerebbe le nostre libertà fondamentali. Al momento però il mancato rispetto della norma implica comunque l’erogazione di una sanzione  

Il tema del coprifuoco a partire dalle ore 22 continua ad agitare le acque della politica anche perché virologi ed immunologi hanno ammesso che il provvedimento non ha fondamenti scientifici certi e provati.

Proprio oggi il medico genovese Matteo Bassetti, primario di malattie infettive del San Martino di Genova e docente universitario ha definito il coprifuoco  «una misura profondamente illiberale che dura da sei mesi e non deve diventare la nostra quotidianità». Ieri ad iNews24 lo stesso Bassetti aveva detto «La decisione del coprifuoco alle 22 è politica e come tale deve restare. L’importante è che non si dica che è una decisione scientifica. Perché ad oggi non esistono dati che dicono che il coprifuoco è il provvedimento migliore da adottare».

Il Cts nei giorni scorsi aveva dichiarato all’agenzia Agi come «In realtà noi del coprifuoco non abbiamo mai parlato. E’ sempre stata una valutazione politica, non ci è mai stata sottoposta alcuna istanza in tal senso».

Sergio Abrignani, immunologo dell’università Statale di Milano e componente del Comitato tecnico scientifico (Cts) per l’emergenza coronavirus, ieri, durante un suo intervento ad Agorà su Rai3 aveva ribadito questo concetto «Non c’è nessun dato scientifico su cosa voglia dire un’ora in più aperti o un’ora chiusi. Non esiste, come nel 99% delle cose che ci hanno interessato di questa pandemia e che sono state decise sulla base di supposizioni scientifiche, sempre con la tendenza alla mitigazione del rischio».

Al contempo Abrignani si era però detto convinto che «a suo avviso, a livello nazionale dare un’ora in più a milioni di persone per interagire vuol dire dare milioni di chance in più al virus di circolare», un’affermazione che, alla luce di quanto detto da lui poco prima, non ha, per l’appunto, alcun fondamento scientifico ma rientra nel novero delle, legittime, opinioni.

Il permanere del coprifuoco, dunque, è una scelta meramente politica e per questo ha rischiato di creare una frattura all’interno della variopinta maggioranza che sostiene il governo Draghi in particolare per la posizione presa dai due Mattei, Renzi e Salvini che hanno dato vita ad un insolito asse.

Alla fine non si è deciso nulla di preciso e si è rinviato tutto a maggio ed ai prossimi dati epidemiologici, come se una settimana potesse davvero fare la differenza.

Fratelli d’Italia ieri aveva presentato in Parlamento un ordine del giorno per chiedere la fine di questa “permanenza domiciliare notturna” a cui gli italiani sono ormai costretti da mesi; alla fine è stata respinta, con l’astensione tattica della Lega e di Forza Italia che hanno lasciato solo il partito di Giorgia Meloni, incrinando ancora un po’ i rapporti interni al centrodestra.

In Fratelli d’Italia milita, a livello piacentino anche Sara Soresi che siede nel consiglio comunale del nostro capoluogo. Logico dunque che sposi la linea del suo partito e chieda l’abolizione di questo coprifuoco. Visto che nella vita svolge la professione di avvocato la Soresi però si è spinta oltre ed ha svolto una disamina legale e giurisprudenziale del coprifuoco, in particolare analizzandone la legittimità in riferimento alla nostra Carta Costituzionale

Soresi chiediamo dunque all’avvocato (e non all’esponente politico) se questa restrizione di movimento imposta agli italiani dalle 22 alle 5 è legittima?

Partiamo con il dire che la nostra Costituzione tutela la libertà personale (all’art. 13) e la libertà di circolazione (art. 16). La libertà personale può essere limitata per atto motivato dell’autorità giudiziaria, nei casi e nei modi tassativamente previsti dalla legge (ossia in caso di applicazione di sanzioni, misure di sicurezza o misure di prevenzione).

Però in questo caso non c’è nessuna misura preventiva da parte di un giudice.

No, esattamente. Però la libertà di circolazione e soggiorno, può essere limitata per motivi di sanità o di sicurezza.

Quindi il coprifuoco rientra in questa fattispecie?

Devo nuovamente rispondere no. La libertà che è limitata mediante la previsione del coprifuoco non è la libertà di circolazione prevista dall’art. 16 ma la libertà personale, tanto che la Corte Costituzionale (con la sentenza n. 68 del 1964) ha precisato che “la libertà di circolazione riguarda i limiti di accesso a determinati luoghi, ma mai può comportare un obbligo di permanenza domiciliare”. In sostanza, il coprifuoco non sancisce il divieto di accesso a determinati luoghi ma un obbligo di permanenza domiciliare e pertanto configura una limitazione della libertà personale che, come anticipato, può avvenire solo con atto motivato dell’autorità giudiziaria.

Chi è a favore del provvedimento sostiene che la limitazione sia legittima alla luce dell’emergenza sanitaria.

La Costituzione italiana non prevede disposizioni in merito all’emergenza sanitaria. L’art. 88, infatti, prevede lo stato di guerra e non è applicabile all’emergenza sanitaria. Il Governo sta limitando alcune libertà fondamentali appellandosi non ad un dettame costituzionale ma al decreto legislativo 1 del 2018, che però si occupa dell’organizzazione materiale e logistica per fare fronte a emergenze calamitose, come il terremoto, e non conferisce in nessun modo allo Stato poteri pieni sui cittadini.

Questa normativa prevede la possibilità di sospendere il vigore di determinate leggi ma non di sospendere diritti costituzionalmente garantiti.

Cosa che di fatto sta avvenendo …

Proprio così. Ma c’è dell’altro. In generale, questa normativa, per concedere poteri straordinari richiede l’esistenza di problemi indifferibili e di straordinaria urgenza e necessità. Ma questo requisito non è oggi rinvenibile perché, come sostenuto in più pronunce, le misure limitative della libertà di movimento, possono essere basate su una legge di emergenza solo se si verifica effettivamente una situazione di emergenza acuta, che non può essere risolta con altri mezzi di minore portata.

Secondo lei dunque quella che stiamo vivendo non è più un’emergenza?

E’ trascorso oltre un anno dal primo caso di Covid-19 in Italia, non esiste alcuna “urgenza” tale da non coinvolgere Camera e Senato nel processo decisionale, così come non può dirsi esistente il cosiddetto “stato di emergenza” che, ricordiamolo, è in vigore da marzo 2020. Questo significa che eravamo in stato di emergenza durante l’estate 2020, quando molti italiani (politici compresi) erano in vacanza, le discoteche erano aperte, i ristoranti ed i bar non avevano orari. Eravamo in stato di emergenza anche lo scorso autunno, quando si sono tenute regolari elezioni (ed annessa campagna elettorale) in molte Regioni e Comuni.

Insomma, eravamo in “stato di emergenza” anche quando era tutto tornato, quasi, alla pseudo-normalità. Il fatto, poi, che prima della sua introduzione, il coprifuoco fosse stato spesso oggetto di discussione tra le diverse forze politiche e nel mondo scientifico, dimostra che i requisiti speciali richiesti per l’attivazione della normativa di emergenza non sono stati rispettati.

Peraltro sull’utilità del coprifuoco ci sono molti dubbi anche nel mondo scientifico.

Andrei oltre: la situazione emergenziale, in virtù della quale il coprifuoco è applicato, dovrebbe derivare da ragioni sanitarie. Dovrebbe essere scientificamente dimostrato che il coprifuoco sia idoneo a bloccare o limitare il contagio. Ad oggi, tuttavia, non esistono studi scientifici certi, idonei a dimostrare che il coprifuoco aiuti a contenere il contagio. Lo stesso Comitato Tecnico Scientifico ha dichiarato di non essere stato consultato in merito.

In sostanza ci pare di capire che lei ritenga il coprifuoco illegittimo e contrario al dettato costituzionale. E’ solo una sua visione o è una visione condivisa fra addetti ai lavori?

A supporto di questa tesi ci sono state già alcune pronunce: in più occasioni i giudici hanno annullato le multe comminate per la violazione del coprifuoco. Spunti interessanti sulla materia delle limitazioni della libertà imposte in virtù della pandemia possono essere trovati nella sentenza giudice Dario De Luca del tribunale di Reggio Emilia. Nei giorni scorsi un giudice di pace di Camerino ha annullato una multa per violazione del coprifuoco. Anche all’estero il tribunale dell’Aja ha definito il coprifuoco «una violazione di vasta portata del diritto alla libertà di movimento e alla privacy che limita, tra le altre cose, il diritto alla libertà di riunione e di manifestazione» e ne ha chiesto l’abolizione.

Quindi, scusi, se è una norma illegittima possiamo ignorarla ed uscire liberamente?

In realtà no. Solo la Corte Costituzionale può dichiarare l’incostituzionalità di una normativa. L’esistenza di precedenti non significa che, in caso di violazione del coprifuoco, il cittadino non possa essere fermato e multato. Quelle sentenze hanno valore solo per le persone coinvolte non per tutti gli italiani.  

Prima che eventuali ricorsi approdino alla Corte Costituzionale passeranno anni. Quindi se uno esce di casa violando questa norma probabilmente illegittima non può fare nulla? Se lo pescano incassa la multa e tace?

Può sempre impugnare la multa e se il Giudice riterrà il coprifuoco illegittimo (così come già avvenuto in altre città italiane) potrà disporne l’annullamento. Non è ovviamente né semplice nè alla portata di tutti. La cosa migliore sarebbe se la politica che ha messo questo coprifuoco lo togliesse quanto prima, evitando ricorsi che peraltro hanno un costo non solo per chi li presenta ma anche per lo Stato.   

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Carlandrea Triscornia
Giornalista professionista si è laureato in giurisprudenza presso l’Università di Bologna. Ha inoltre ottenuto il Diploma in Legal Studies presso la Cardiff Law School - Università del Galles (UK). Ha iniziato la sua carriera come collaboratore del quotidiano di Piacenza Libertà. Dopo un corso di giornalismo radiotelevisivo ha svolto uno stage presso l’emittente Telereggio divenendone prima collaboratore e poi redattore. Successivamente ha accettato l’incarico di direttore generale e direttore editoriale di Telecittà emittente regionale ligure, dove ha lavorato per tre anni. E’stato quindi chiamato dalla genovese Videopiù ad assumere il ruolo di responsabile delle sedi regionali di SkyTG24 affidate in outsourcing alla stessa società. Trascorsi cinque anni è rientrato nella nativa Piacenza avviando una attività imprenditoriale che lo vede tuttora impegnato. Ha fondato PiacenzaOnline, quotidiano di Piacenza di cui è direttore responsabile. Ha collaborato con l’Espresso e con Avvenire oltre che con Telemontecarlo - TMC News come corrispondente dall’Emilia ed ha lavorato come redattore presso Dodici-Teleducato Parma. Appassionato di Internet e di nuove tecnologie parla correntemente inglese. Sposato, ha due figli.

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