Il premio Gazzola a Bruno Zanardi, autore del restauro degli affreschi del Pordenone

Il Premio Gazzola sarà conferito al professor Bruno Zanardi

«Il comitato del Premio Gazzola ha deciso, per la sua tredicesima edizione, di premiare il restauro degli affreschi del Pordenone in Santa Maria di Campagna, anche se realizzato tanti anni fa (era il 1984, a cura del Comune, ndr): un modo per affiancarci alla Salita al Pordenone, opportunissima iniziativa della Banca di Piacenza. La consegna del riconoscimento avverrà in autunno e nell’occasione, come sempre, pubblicheremo un “Quaderno” con saggi relativi al restauro». L’annuncio, a sorpresa, è stato dato da Carlo Emanuele Manfredi nel corso della conferenza sui “Problemi di restauro” che si è tenuta a Palazzo Galli (Sala Panini), organizzata da Italia Nostra (di cui Manfredi è presidente), Soroptimist (ha portato il saluto dell’associazione la presidente Lucia Galeazzi) e Banca di Piacenza. E relatore della conferenza era il professor  autore del restauro degli affreschi del Pordenone e quindi destinatario del Premio Gazzola, da sempre sostenuto dalla Banca locale.

Carlo Emanuele Manfredi – dopo i saluti e i ringraziamenti di rito – ha fatto cenno del «densissimo curriculum di uno dei più illustri restauratori europei». Bruno Zanardi, parmigiano, attualmente docente di Teoria e tecnica del restauro all’Università di Urbino, si è formato presso l’Istituto centrale del restauro allora diretto da Giovanni Urbani  e ha fondato, nel 2001 a Urbino, il primo corso universitario per restauratori. Ha lavorato sui più importanti monumenti italiani: i rilievi dell’Ara Pacis e della Colonna Traiana, le sculture di Benedetto Antelami al Battistero di Parma, la decorazione del Sancta Sanctorum in Laterano, gli affreschi della Basilica di Assisi, solo per citarne alcuni.

«Ci sono elementi collaterali ai miei meriti – ha esordito Zanardi -, come il fatto di ver iniziato questo mestiere quando lo facevano in pochi e di aver avuto la fortuna di incontrare un vero maestro in Urbani, intellettuale non demagogico che mi ha educato alla concretezza e al rispetto delle persone: che vuol dire presentare progetti realizzabili e definiti con precisione». Il professor Zanardi ha fatto un excursus dei suoi più significativi interventi di restauro facendo ricorso ad immagini proiettate. Partendo dalla Colonna Traiana («l’unico monumento all’aperto al mondo calcato in epoca preindustriale dai regnanti francesi, calchi che attestano che con la corrosione delle colonne l’inquinamento non c’entra nulla») e dal Sancta Sanctorum («il restauro più suggestivo che abbia mai fatto»), per arrivare al Battistero di Parma («restauro criticato; il monumento era molto sporco, non per colpa dello smog ma dell’accumulo di ossalato di calcio; la ripulitura ha permesso di riportare alla luce la policromia dei rilievi dell’Antelami») e finire con gli affreschi del ciclo francescano di Assisi («c’è della vero nella tesi di chi sostiene che gli affreschi non siano tutti di Giotto, anche perché allora si lavorava in squadre; ci sono in effetti figure dipinte da mani diverse»). Il relatore ha poi fatto vedere alcuni scempi urbanistici in giro per l’Italia, esprimendo preoccupazione per il degrado del patrimonio storico-artistico «nell’inerzia generale».

Bruno Zanardi ha concluso il suo apprezzato intervento ricordando la sua venuta a Piacenza – oltre 30 anni fa – per il restauro degli affreschi pordenoniani. «Fu uno dei momenti più felici della mia vita. Avete una città bellissima, ricca di chiese, palazzi; Santa Maria di Campagna è un monumento stupendo e lo Stradone Farnese una delle strade più belle d’Italia. Piacenza è allegra e divertente. Ho ricordi personali incancellabili: Massimo Tirotti, uomo speciale del Comune, padre Filippo e le sue prediche, frate Ignazio e la sua grappa, i pranzi dalla Pireina e le cene a Travazzano, in un posto così incantevole che mi era venuta voglia di comprarlo per trasformarmi da restauratore a ristoratore».

E gli affreschi come li aveva trovati? «Molto sporchi e molto ridipinti. Abbiamo fatto un lavoro accurato di ripulitura non invasiva. Sono affreschi di impressionante bellezza. E venendo a chi ha progettato la Basilica, vi dico che Tramello era un genio assoluto, ma purtroppo per lui non era nato a Firenze».

«Che grande emozione la Salita al Pordenone»

Il professor Zanardi aveva restaurato la cupola 30 anni fa

Il giorno successivo a quello della Conferenza a Palazzo Galli il prof. Zanardi, a distanza di oltre trent’anni dai restauri compiuti sugli affreschi del tamburo e della cupola di Santa Maria di Campagna, ha compiuto con grande emozione la “Salita al Pordenone” per ammirare da vicino i tesori artistici su cui ha lungamente e con grande maestria lavorato. Accompagnato dal condirettore generale della Banca, dottor Pietro Coppelli, e dal presidente provinciale di Italia Nostra e delegato ADSI (Associazione Dimore Storiche), dottor Carlo Emanuele Manfredi, il professor Zanardi – che vedendo le epigrafi incise sulle colonne, ha ricordato di aver letto più volte, durante gli interventi svolti in basilica negli anni Ottanta, il nome del restauratore Benito Podio, con l’indicazione dell’anno 1935 – si è complimentato con la Banca per lo straordinario progetto realizzato in Santa Maria di Campagna.

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