Il progetto Edugate compie un anno

Piacenza Capolfila nel progetto Edugate

Primo anno di attività per il progetto europeo Edugate, finanziato dal programma Erasmus +, che vede il Comune di Piacenza capofila di una rete internazionale di cui fanno parte l’Università Bicocca, l’Università di Goteborg, l’istituto Angel di Praga, la municipalità di Krasne in Polonia, il Comune di Riga e l’Istituto Fini di Radece, in Slovenia. Di durata triennale, il focus è sull’analisi del bilinguismo nel sistema dei servizi educativi e scolastici per la prima infanzia e sulle strategie di formazione innovativa per educatori e insegnanti, allo scopo di favorire l’apprendimento di una seconda lingua e dell’inglese.

Progetto Edugate
Foto Lunini
Progetto Edugate
Foto Lunini

A tracciare il bilancio dei primi dodici mesi di ricerca, un seminario organizzato dall’Amministrazione comunale all’auditorium Sant’Ilario e rivolto in particolare agli educatori e coordinatori di servizi per l’infanzia, in cui si è approfondita anche l’attività del Polo sperimentale per la fascia 1-6 anni di via Sbolli, operativo dall’aprile scorso e facente parte anch’esso – per la metodologia improntata al bilinguismo – del progetto Edugate. A parlarne Elena Foletti, responsabile dei Servizi per l’Infanzia comunali, e gli educatori in servizio presso la struttura, accanto alle  dirigente dell’Unità di progetto Servizi educativi e Giovani Giuseppe Magistrali, alle coordinatrici pedagogiche dei nidi comunali Elisa Danesi e Daniela Giorgi, nonché ad Anna Bolzoni, già responsabile dei Servizi comunali per l’Infanzia, che ha avviato il progetto.

Dopo il saluto introduttivo dell’assessore ai Servizi Sociali Federica Sgorbati, si è fatto il punto sull’andamento della ricerca. Sono 165 gli insegnanti ed educatori coinvolti complessivamente nei diversi Paesi del network, di cui oltre la metà con più di dieci anni di esperienza lavorativa: il 74% attribuisce un valore elevato all’educazione bilingue, mentre solo il 4% teme che possa generare confusione nei bambini. Le percentuali si ribaltano laddove vengono registrati ritardi linguistici, caso in cui si ritiene preferibile l’esposizione a un unico idioma. In media, si rileva la presenza di bambini stranieri nell’86% delle sezioni scolastiche italiane analizzate, scendendo al 76% nelle classi svedesi. Un punto nodale che accomuna le diverse realtà analizzate è il bisogno di un approccio multiculturale per comunicare con i genitori stranieri, così come l’importanza di azioni che valorizzino le lingue madre.

Per quanto riguarda le famiglie cui è stato somministrato il questionario che costituisce il fulcro del progetto, sono in totale 170 i genitori di madrelingua maggioritaria del Paese di residenza, mentre 129 madri e padri stranieri che parlano in prevalenza altre lingue madre. Il 93% dei genitori interpellati valuta positivamente l’educazione bilingue, con la sola differenza che in Polonia e Slovenia l’orientamento è di iniziare dopo i tre anni di età, mentre in tutti gli altri Paesi si ritiene più proficuo un avvio precoce al bilinguismo.

Il progetto ha sinora consentito anche di raccogliere una serie di buone pratiche – metodi di insegnamento, attività di coinvolgimento, screening del linguaggio – mirate a favorire sia l’apprendimento dell’inglese come seconda lingua, sia l’acquisizione della lingua maggioritaria da parte dei bambini stranieri.

 

 

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