Quello avvistato a Piacenza potrebbe essere un lupo “in dispersione”. “Certezze solo con test genetici”

Secondo Paolo Ciucci, uno fra i più importanti ricercatori italiani del settore, potrebbe essere un giovane esemplare in cerca di un territorio dove stabilirsi. “Nessun panico, i lupi non aggredisco le persone. Occorre però un piano d’azione rapido da parte delle istituzioni”. L'opinione di altri studiosi

Quello avvistato per le vie di Piacenza sembrerebbe essere un lupo appenninico, seppure con qualche caratteristica “anomala” o forse un ibrido. Prima di propendere verso una tesi od un’altra abbiamo voluto attendere che alcuni fra i maggiori esperti italiani del settore visionassero le immagini registrate ieri sera da un giovane nella zona di via Bianchi. Il responso che ci è arrivato non è però unanime.

Secondo il professor Luigi Boitani, ordinario di zoologia dell’università Sapienza di Roma, nonché scrittore e conduttore televisivo, dalle immagini registrate «è molto difficile dire cosa sia. Di certo non è “un buon lupo” appenninico».

Boitani dunque propenderebbe più per la tesi che si possa trattare di un ibrido e non esclude comunque possa essere un lupo cecoslovacco. «E’ molto grigio, coda lunga, zampe anteriori chiare senza bande nere anteriori … ma con gli ibridi non si può mai dire l’ultima parola».

«Non è possibile avere nessuna certezza – ci ribadisce il docente della Sapienza. – Il problema è che c’è sull’appennino tosco emiliano ed anche lì da voi a Piacenza è che c’è un gran numero di ibridi. Gli ibridi hanno i colori e le forme più strampalate per cui è molto difficile dire cosa è. Si comporta e si muove come un lupo sicuramente. Però anche un cane lupo cecoslovacco si muove in quel modo. L’unico sistema per saperlo è fare un’analisi genetica se qualcuno riesce ad avere un pelo o un escremento. Il lupo appenninico è più rossiccio, ha le bande nere sulle gambe davanti, sempre, mentre questo non ce l’ha. Quindi potrebbe essere un ibrido ma potrebbe essere anche un cane».

Insomma diciamo una situazione di totale incertezza. Dal comportamento non si può evincere qualcosa in più?

«Le opzioni sono aperte, non si può escludere che sia un lupo, sicuramente.  Di esemplari di giovani lupi sbandati ce ne sono tanti in giro. Uno è stato pescato nei Navigli a Milano, un altro, un mese fa nel centro di Verona. Finiscono dappertutto, quindi non è non è strano che possa anche esserci un lupo che gira per Piacenza. Non sarebbe un fatto così eccezionale. Comunque sparirà presto».

I lupi solitamente non aggrediscono gli uomini. Possono essere però pericolosi?

«In un paesino in Olanda un lupo così, giovane, ha fatto avanti ed indietro su un marciapiede per una settimana e poi è sparito. Quante volte ho letto sui giornali, negli ultimi cent’anni, di una persona aggredita da un lupo?».

Personalmente mai, zero.

«Quindi vede, una ragione c’è. In più ci metta come si comporta questo esemplare specifico del filmato. Ha una paura enorme, con la coda tra le gambe, è ultra vigile: non farà mai niente, ha molta più paura lui di noi».

Non ha grossi dubbi sul fatto che si tratti di un lupo invece il dottor Duccio Berzi fra i fondatori della onlus Canislupus Italia, associazione fiorentina che dal 1998 si occupa di lupi e delle problematiche legate alla loro conservazione ed alla coesistenza con le attività umane che così ci ha risposto «Dal comportamento e dal fenotipo direi che si tratti di un lupo “vero”». 

Parere condiviso anche da Marco Antonelli, zoologo del WWF e guida ambientale: «Si, si tratta senza dubbio di un lupo».

Secondo Stefano Fioravanti, allevatore di lupi cecoslovacchi, invece nell’animale avvistato a Piacenza ci sarebbero alcune similitudini con la razza canina «Dalle immagini – afferma – potrebbe sembrare un cecoslovacco. Il tipo di manto è pressoché identico ai miei lupi cecoslovacchi, anche l’aspetto caratteriale mi sembra più vicino ad un cecoslovacco. Un lupo difficilmente si fa avvicinare così tanto da una macchina. Se fosse un lupo italiano dovrebbe avere le orecchie diverse ed una testa più allungata e più a punta verso il setto nasale. Certo potrebbe essere un anche un ibrido, ma io sono più convinto sia un cecoslovacco».

Di anomalia di comportamento per un lupo parla anche Paolo Ciucci, docente e ricercatore universitario della Sapienza di Roma che però ritiene possa trattarsi di un giovane lupo in base a valutazioni fenotipiche (morfologiche). Il docente premette che qualunque valutazione, anche se fatta da un “esperto” «ha sempre la debolezza di essere in parte soggettiva».  

Paolo Ciucci – docente e ricercatore universitario

A giudizio di Ciucci nell’animale ripreso per strada a Piacenza si riscontrerebbe «il tipico pattern del lupo appenninico mentre mancano alcune caratteristiche più frequenti nel cane lupo cecoslovacco (CLC) come la sella bianca, la mascherina facciale più marcata ed estesa, la striscia nera longitudinale sul dorso, la coda leggermente più lunga».

«Le due forme – sottolinea Ciucci – sono comunque molto simili, per cui c’è sempre un margine di errore in queste valutazioni e il dato genetico rimane in assoluto quello più robusto, anche perché comunque esiste sempre la possibilità che si tratta di ibridi».

«Guardando le immagini – ribadisce – a me sembrerebbe un lupo appenninico, tenendo presente che nessuno è infallibile in un riconoscimento. Può chiamare me ed altri duemila esperti, ma rimarrà sempre e comunque una valutazione soggettiva condizionata dalla luce, dal contrasto di un filmato fatto in maniera ovviamente non professionale. C’è una caratteristica anomala che emerge dalle immagini ed è il fatto che questo lupo non scappa. Solitamente un lupo appenninico, per come lo conosciamo noi, è un animale che può anche aver frequentato villaggi di montagna ma non certo una città come Piacenza. Nelle zone rurali quando sente l’uomo avvicinarsi si allontana, per questo è difficilissimo vederlo. Qui, se è un lupo, c’è una sorta di anomalia comportamentale: questo animale si ferma con la persona vicina che lo filma. Sente dei rumori e non scappa. Non ha il comportamento elusivo tipico della specie».

Quindi questo potrebbe voler dire che non è un lupo?

«Potrebbe essere comunque un lupo giovane, magari cresciuto in un branco che viveva in un contesto semi-urbano, non proprio in cima all’appennino ma magari vicino a qualche cittadina. Giovani lupi che sono cresciuti senza la paura atavica e l’elusività tipica della specie. Resta, in ogni caso, l’aspetto più anomalo. Per il resto, dal fenotipo, a me sembra un lupo: dalla mascherina facciale, al pattern di colorazione che è molto simile allo standard appenninico mentre non mi sembra rispecchiare appieno il fenotipo del cane lupo cecoslovacco, sebbene i due tipi siano estremamente simili. E’ facile confondersi. Il dato finale sarebbe quello genetico che però, in una situazione simile, è abbastanza complesso da raccogliere. Lo si può ottenere in due maniere: attraverso un prelievo di sangue oppure raccogliendo del pelo o un escremento, avendo certezza che appartengano a quell’individuo. Sono ottime fonti per analisi genetiche. Potrebbe essere un’analisi utile perché non solo ti direbbe se è un lupo o se è un cane di una razza simile al lupo ma risponderebbe ad una domanda che ancora forse più importante, se è un lupo puro o un lupo in qualche maniera ibridato con un cane. In quest’ultimo caso ci si potrebbe aspettare un comportamento non proprio tipico del lupo. Il suo essere più tollerante nei confronti della presenza di persone potrebbe essere veicolato dai geni del cane».

Dal punto di vista comportamentale un ibrido è pur sempre un lupo o è più simile ad un cane?

«Questa è un’ottima domanda e nel risponderle devo essere onesto perché … insomma gli scienziati, la scienza, devono essere onesti. Non lo sappiamo, nel senso che non c’è nessuno studio fatto in natura sugli ibridi che ti possa dire effettivamente quali sono le differenze. E’ una ricerca che stiamo provando sviluppare come Università di Roma insieme ai colleghi del Max Planck Institutes. Abbiamo condotto solo alcuni studi in cattività ed effettivamente sembrerebbe che ci siano delle differenze. Sono tuttavia dati assolutamente preliminari e poi dipende tantissimo da una serie di altri elementi. Il primo è la razza di cane con cui si ibrida il lupo. In seconda battuta dipende dal re-incrocio. Quando parliamo di ibrido affrontiamo un argomento molto complesso: un conto è un individuo di prima generazione (cioè l’individuo che nasce dall’accoppiamento fra un lupo femmina ed un cane maschio): ci si aspetta un 50% del cane ed una macroscopica differenza sia a livello morfologico sia comportamentale. Il problema è quando questo ibrido di prima generazione torna ad accoppiarsi con altri lupi ovvero c’è una quella che si chiama generazione di re-incrocio. La proporzione di cane viene diluita ad ogni ad ogni generazione. In quel caso il comportamento deviante o meno dipende dal livello di diluizione. Se questo esemplare di Piacenza fosse un ibrido mi aspetterei che fosse un ibrido terza, quarta addirittura quinta generazione, quindi molto più lupo che non cane. Con gli strumenti genetici che abbiamo a disposizione  questo tipo di domande (cioè il livello di purezza genetica) sono informazioni facilmente acquisibili».

Tornando al presunto lupo avvistato a Piacenza è pericoloso per l’uomo?

«Nessun panico. I lupi non sono quelli delle favole che ammazzano le persone, le mangiano. Dunque assolutamente no al panico. Però ci vuole una forte attenzione gestionale. Per quanto accada, i lupi nelle città non sono una cosa normale. Le autorità, le istituzioni preposte, devono entrare in campo, monitorare la situazione e preparare degli scenari gestionali, cercando di capire cosa sta succedendo. Questa sicuramente la cosa più importante. Non bisogna sottovalutare il fenomeno ma neanche creare allarmismo sociale che invece è solitamente quello che si viene a generare».

Come mai questo lupo è arrivato fino alla periferia della città?

«Perché la popolazione di lupo, a livello italiano, è cresciuta e non è più una specie a rischio di estinzione. Abbiamo una presenza di esemplari su tutto il territorio abbastanza elevata. L’ultima stima dell’Ispra è di circa 3.300 individui. Al di là del numero diciamo che, in tutte le zone dove sono storicamente presenti i lupi, la densità di questi animali si è fatta consistente. Il lupo è una specie territoriale. Questo vuol dire che ciascun branco, ciascuna famiglia, difende il suo territorio che può essere ampio 100-150 chilometri quadrati. Succede col passare degli anni e col passare delle generazioni che i figli, quando diventano adulti, non sono tollerati “dentro casa loro”, nei loro territori, quindi sono costretti a questo fenomeno che si definisce (usando un termine inglese) “dispersal”. I giovani abbandonano “casa” e vanno a cercare aree disponibili, in cui non c’è un branco prestabilito. E’ un fenomeno che interessa un po’ tutto l’appennino settentrionale, che è una zona abbastanza stretta. I lupi sono saturi, cioè la densità è relativamente elevata ed i giovani cercano un loro territorio. Sono costretti a scendere a valle e a cercare zone in cui ci sono risorse alimentari e possibilmente c’è la disponibilità di un habitat tranquillo per stabilirvisi. Direi che il lupo a Piacenza, come altri lupi nelle grandi città (li abbiamo alle porte di Roma, li abbiamo a Firenze, a Prato, in Versilia e in altre parte d’Italia) sono animali in probabile dispersione, esplorano zone nuove. Anche a Piacenza città direi che non sarà una presenza stabile. Può essere temporanea, di un giorno, una settimana, magari un paio di mesi».

Questo avvistato nella nostra città potrebbe essere un giovane esemplare senza un branco?

«Direi di sì, perché se ci fosse un branco stabilizzatosi proprio nella periferia di Piacenza ci sarebbero più indicazioni, quindi probabilmente è un individuo solitario che va in dispersione come spesso avviene. Si stima che circa 20/25% dei lupi siano interessati da questa fase di dispersione … in solitaria. Poi ad un certo punto incontrano un individuo di sesso opposto, nella stessa situazione, e fanno una coppia, creano un nuovo branco. Se tutto questo avviene nelle montagne dell’appennino nessuno se ne accorge e non è una novità e anzi è stato il meccanismo attraverso il quale la specie ha recuperato terreno dal punto di vista di areale geografico ed oggi non è più di fatto una specie a rischio di estinzione».

Cosa li attrae nelle città? Il cibo?

«Quando i giovani in dispersione sono costretti ad avventurarsi fuori dal loro territorio si muovono verso zone dove c’è cibo. Nelle periferie possono talvolta trovare resti di macellazione, scarti oppure, cosa più triste e pericolosa, i cani domestici, i cani da caccia, i cani da guardia. Cani che non sono ovviamente pronti ad un incontro con un lupo. Il lupo è sempre un predatore. Ci sono diverse città d’Italia dove la predazione da parte di questi gruppi sui cani di proprietà inizia ad essere frequente».

Nella nostra provincia, recentemente, anche in pianura sono stati segnalati animali da allevamento, in stalle, probabilmente sbranati da lupi.

«Potrebbe essere un campanello di allarme, un indizio che c’è qualche lupo che magari è stato attirato da cibo facile. Consideriamo che non solo l’animale d’allevamento è una preda molto molto più semplice rispetto ad una preda selvatica come un cinghiale, un cervo. Specialmente nelle zone di bassa di pianura gli allevatori il lupo non lo incontrano da moltissime generazioni, non sono pronti a difendere i propri animali dal lupo. Se il lupo arriva in quelle zone … trova un supermercato … con cibo a portata di mano.  Un animale d’allevamento potrebbe essere un attrattivo. Se ci sono stati dei precedenti ci confermano che questa cosa si può verificare».

Insomma bisogna preoccuparsi?

«Ripeto, non si deve assolutamente creare panico nella popolazione. Ciò non toglie che il lupo sia un predatore. Questo vuol dire che la natura fa sì che lui per mangiare debba uccidere altre prede. Se ci sono rifiuti urbani, scarti di macellazione, rifiuti di ristoranti … beh il lupo è onnivoro si mangia anche la spazzatura, non ha nessun problema.  Qualche rischio, in un contesto urbano, lo corrono anche cani soprattutto piccoli “da compagnia” che di notte vengono lasciati fuori casa, legati ad una catena. E’ una situazione di estrema vulnerabilità. Quindi meglio tenerli in casa. Dopodiché non si deve creare alcun panico perché il lupo, in Italia ma anche altrove, non aggredisce le persone. Però bisogna avere un po’ di attenzione. Quando si vede un lupo non bisogna attirarlo dandogli da mangiare … perché è successo anche questo. La gente a volte si esalta ed inizia ad inseguirli con le macchine, gli tirano pezzi di carne dai finestrini o qualche fotografo, senza troppi scrupoli, crea dei punti di appostamento in cui mette pezzi di carne per farli avvicinare. Questo è totalmente da evitare. Facendo così richiamiamo sempre di più il lupo in un contesto urbano, gli insegniamo che lì si trova da mangiare ed aumentiamo il livello di pericolosità. Alla fine l’animale associa l’uomo non più ad un rischio, ad un pericolo, ma ad una remunerazione».

Cosa bisogna fare?

«Vanno subito attenzionate le autorità che sono preposte alla gestione della fauna selvatica quindi la Regione, la Provincia, le comunità montane, i sindaci. Insomma va fatta un po’ chiarezza sulla provenienza, su quanti sono e più che altro su quali azioni intraprendere affinché la frequentazione della città sia percepita come un evento negativo».

Come si deve fare in concreto per allontanarlo dalla città?

«Sono azioni un po’ complesse da attuare. Come al solito … sono molto facili da dire ma sono estremamente complicate da mettere in pratica. Come dicevo eliminare gli attrattivi alimentari nella periferia della città, eliminare qualsiasi facile fonte di cibo. Può essere una cosa complicata, se pensiamo alla spazzatura, ma è la più importante di tutte. Se non si riesce a fare questo è una battaglia persa. Il lupo se ha fame viene sempre a mangiare. Se non si riescono a mettere in sicurezza le varie fonti alimentari diventa difficile liberarsi del fenomeno. Se nonostante lo si sia fatto le presenze del lupo restano frequenti in città, e magari iniziano a predare cani, bisogna intervenire con i meccanismi di cosiddetto condizionamento negativo».

In cosa consistono?

«Bisogna far capire al lupo che non gli conviene entrare in città. Devono agire squadre di persone esperte che mettono in atto il condizionamento negativo: quando il lupo oltrepassa una certa zona gli si va incontro, si tirano dei mortaletti, si fa rumore. Nei casi più difficili si può anche ricorrere all’uso di proiettili di gomma. Insomma gli si fanno vivere delle “brutte esperienze”. Mentre da una parte non c’è più l’incentivo perché non trova da mangiare, dall’altra c’è questa situazione di disagio e quindi alla fine il lupo non rientra più in città».

Esistono squadre specializzate in “tattiche” di questo tipo?

«E’ un problema in tutta Italia, perché spesso c’è una risposta un lenta e molti sono impreparati. In realtà non è una cosa particolarmente complicata da fare. Con un po’ di preparazione potrebbe essere messa in atto dalle forze dell’ordine a cui bisognerebbe spiegare come si agisce per ottenere questo condizionamento negativo. Inoltre c’è un altro aspetto: nessuno può prevedere dove, a che ora comparirà il lupo e quindi diventa difficile riuscirci. Bisognerebbe, ad esempio, stabilire un numero verde dove chiunque possa segnalare l’avvistamento di un lupo, in modo che la squadra, la task force, possa intervenire tempestivamente.

Comunque di solito il lupo è una presenza temporanea. Rimane in zona poco tempo, magari una settimana, specialmente se non gli si rendono accessibili le fonti alimentari. Invece se trova cibo diventa tutto molto difficile. Ripeto da un lato niente panico, niente allarmismo sociale come è successo nel nord delle Alpi dove per decenni si è demonizzato il lupo. Dall’altro bisogna allertare in maniera molto decisa le autorità competenti perché devono comunque prendere possesso del fenomeno a livello reale e fornire informazioni e dati che non siano estemporanei o legati appunto al personaggio che di notte fa casualmente un filmato. Bisogna aggredire la situazione dal punto di vista gestionale e saper dare delle risposte rapide».

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Carlandrea Triscornia
Giornalista professionista si è laureato in giurisprudenza presso l’Università di Bologna. Ha inoltre ottenuto il Diploma in Legal Studies presso la Cardiff Law School - Università del Galles (UK). Ha iniziato la sua carriera come collaboratore del quotidiano di Piacenza Libertà. Dopo un corso di giornalismo radiotelevisivo ha svolto uno stage presso l’emittente Telereggio divenendone prima collaboratore e poi redattore. Successivamente ha accettato l’incarico di direttore generale e direttore editoriale di Telecittà emittente regionale ligure, dove ha lavorato per tre anni. E’stato quindi chiamato dalla genovese Videopiù ad assumere il ruolo di responsabile delle sedi regionali di SkyTG24 affidate in outsourcing alla stessa società. Trascorsi cinque anni è rientrato nella nativa Piacenza avviando una attività imprenditoriale che lo vede tuttora impegnato. Ha fondato PiacenzaOnline, quotidiano di Piacenza di cui è direttore responsabile. Ha collaborato con l’Espresso e con Avvenire oltre che con Telemontecarlo - TMC News come corrispondente dall’Emilia ed ha lavorato come redattore presso Dodici-Teleducato Parma. Appassionato di Internet e di nuove tecnologie parla correntemente inglese. Sposato, ha due figli.

2 Commenti

  1. […] Visionando l’immagine della scorsa notte in viale Malta è molto difficile capire se l’animale ripreso fosse effettivamente un lupo selvatico proveniente dai nostri appennini e dalle nostre campagne oppure un lupo cecoslovacco, cane nato da un esperimento, incrociando pastori tedeschi da lavoro con quattro lupi dei Carpazi. (Qui potete leggere le interviste ad alcuni esperti). […]

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