Reazioni all’uscita del comune di Piacenza dalla rete Ready

Reazioni all'uscita del comune di Piacenza dalla rete Ready

Si susseguono le reazioni alla decisione presa ieri dal comune di Piacenza di uscire dalla rete Ready (Rete nazionale delle pubbliche amministrazioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere). Tre anni fa, sotto l’amministrazione Dosi, scoppiò una vivace polemica per un questionario (con domande sul tema dell’omosessualità) legato al progetto Ready e diffuso nelle scuole superiori.

La rete Ready “è costituita da enti locali e regionali che hanno avviato politiche per favorire l’inclusione sociale di cittadini e delle cittadine LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali/transgender) e si impegnano a sviluppare azioni, provvedimenti e atti finalizzati a contrastare qualsiasi discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”.

Dal sito del comune intanto è stata cancellata la pagina relativa al progetto e cliccando sui risultati di Google si incappa in una pagina di errore.

Fra le prese di posizione c’è da registrare quella del gruppo consigliare DS di cui pubblichiamo il comunicato.  

«Un atto politico retrogrado e pericoloso, che non a caso porta la firma della Lega Nord». Così il gruppo consigliare del Partito Democratico di Piacenza commenta la «gravissima» decisione della Giunta comunale di uscire dal protocollo “Ready”, la rete nazionale delle amministrazioni pubbliche anti discriminazioni per l’orientamento sessuale e identità di genere. Si tratta di un progetto dell’ufficio pari opportunità promosso dal Comune di Torino e dal Comune di Roma, cui aderiscono numerosi enti tra cui Parma, Modena e la Regione Emilia-Romagna.

«La Giunta Barbieri ha finalmente gettato la maschera, affidandosi all’ideologia leghista di chiusura e intolleranza: ritirarsi da “Ready” significa ignorare i numerosi casi di bullismo, di vessazione e di abuso che avvengono in Italia, compresa Piacenza, segnati dalla piaga dell’omofobia», esordisce il Pd. «Vuol dire dimostrarsi insensibili ai temi di orientamento sessuale e di discriminazione di genere, nonché svelare una scarsa capacità culturale evidentemente estranea al rispetto delle diversità. Dopo i primi cento giorni di mandato trascorsi approvando gli ottimi atti istituzionali già avviati e definiti dalla precedente amministrazione di centrosinistra, questo atto politico invece lascia spazio a un’ideologia di destra preoccupante. La precedente amministrazione stava per inaugurare l’iniziativa “Tana libera tutti”, mirata a rafforzare lo sportello antidiscriminazioni. Con la neoeletta amministrazione, al contrario, in via Taverna d’ora in poi a certi piacentini forse verrà impedito l’accesso. Che tristezza».

I consiglieri del Pd rispondono anche alle dichiarazioni dell’assessore alla famiglia Polledri, per il quale il protocollo in passato avrebbe favorito la divulgazione dell’ideologia gender a discapito dell’autonomia educativa della famiglia. «Sono parole pretestuose, che rischiano di far avanzare il contrasto e la divisione tra esseri umani. L’ideologia gender è un’invenzione che ha lo scopo di impedire l’insegnamento nelle scuole di un’educazione finalizzata al contrasto dell’omofobia, del bullismo, dell’esclusione sociale e della misoginia. Nessuno in ambito accademico parla di teoria gender: è un’espressione usata per creare consenso intorno a posizioni sessiste e omofobe», prosegue il Pd. «Una domanda sorge spontanea: che fine ha fatto l’assessora alle Pari opportunità? Perché non è intervenuta in difesa di questo presidio di civiltà?». 

«Di fronte a questo ritorno al passato – in linea con la Giunta Barbieri -», conclude il Pd, «rivolgiamo l’appello a tutte le forze di centrosinistra e alle anime moderate della coalizione di maggioranza a condannare questa azione propagandistica che fa arretrare il grado di maturità sociale della città. Revocare “Ready” – il piano anti discriminazioni per l’orientamento sessuale e identità di genere – non è solo una questione formale, ma un passo indietro per il progresso della società».

Unitaria anche la posizione dei sindacati dei sindacati che hanno diffuso il seguente comunicato.

Le notizie di stampa riguardanti l’uscita del Comune di Piacenza dalla rete R.E.A.DY., nata e sviluppatasi con l’adesione di diversi comuni con lo scopo di promuovere culture di riconoscimento delle identità di genere e di prevenire e contrastare ogni forma di discriminazione contro le comunità LGBT, ci lasciano fortemente indignati e preoccupati.

E’ l’art.3 della nostra Costituzione, in primis, che riconosce il diritto di ogni cittadino ad avere pari dignità sociale e a non subire discriminazioni legate alle proprie condizioni personali e sociali, di sesso, di religione, di lingua, di razza, richiamando fra i doveri della Repubblica quello di rimuovere ogni ostacolo che possa limitare le libertà e l’uguaglianza delle persone.

E’ quindi particolarmente grave che l’Amministrazione Comunale, con obiettivi chiaramente espliciti di visibilità politica di una parte significativa della maggioranza al governo della città, abbia ritenuto di procedere con un netto passo indietro su questi temi, creando cosi le condizioni anche culturali di nuove forme di intolleranza e discriminazione che non possiamo accettare in silenzio.

Noi vogliamo una città aperta, solidale, inclusiva e che sia in grado di riconoscere ed accettare ogni forma di diversità, da quelle di genere a quelle religiose e di razza; su queste tematiche le nostre Organizzazioni continueranno ad essere fortemente impegnate e pronte a collaborare con tutti i soggetti che nel territorio sono attivi nella promozione e nella tutela di ogni diritto civile e sociale. Nel contesto attuale, in cui ogni giorno si ha notizia di atti discriminatori e violenti che attaccano le diversità, appare ancora più inopportuno il dissociarsi dalla rete R.E.A.DY che promuove la tolleranza e il rispetto di tutti.

Chiediamo quindi che l’Amministrazione, che ha il dovere di rappresentare e tutelare tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro idee e dalle appartenenze, operi per una Piacenza civile, accogliente e moderna.

Le Segreterie CGIL CISL UIL di Piacenza

Altra presa di posizione quella di due esponenti di primo piano del PD il senatore Sergio Lo Giudice e la senatrice Monica Cirinnà

“Questa volta tocca a Piacenza che, come altre città governate dalla destra, ha deciso di uscire dalla Rete Ready, il network di Comuni e Regioni per il contrasto alle discriminazionI motivate da orientamento sessuale e identità di genere. Un atto irresponsabile, firmato Lega Nord e suggellato dalla sindaca Patrizia Barbieri, con cui l’amministrazione volta le spalle alla città”. Così il senatore Sergio Lo Giudice e la senatrice Monica Cirinnà del Partito Democratico.

“Le città svolgono un ruolo centrale nell’individuare i luoghi della discriminazione e le soluzioni per prevenirla e contrastarla. Decidere che al Comune non interessa questa funzione è un oltraggio a una parte della cittadinanza e uno sfregio alla funzione istituzionale di servizio ai bisogni della comunità che si dovrebbe amministrare. – concludono i due parlamentari democratici -. Trascurare questo obiettivo in virtù di bagagli ideologici omofobi e machisti qualifica la miopia politica e gli orizzonti limitati di governanti espressione di una società chiusa”

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1 commento

  1. Che seghe mentali. L’utilità di quel progetto? 3 segnalazioni negli ultimi 3 anni allo sportello del comune, di cui una legata a supposta discriminazione fisica (una persona sosteneva di essere stata discriminata in quanto BASSA) e una segnalazione di discriminazione in base all’orientamento sessuale… per un episodio accaduto in UN’ALTRA CITTÀ. Piacenza non é omofoba, sennò le segnalazioni sarebbero all’ordine del giorno.

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