Centinaia di rifiuti elettronici mai smaltiti e abbandonati sulla Caorsana, imprenditore indagato

Migliaia di rifiuti elettronici mai smaltiti e abbandonati sulla Caorsana, imprenditore indagato

Polizia Locale e Guardia di Finanza uniscono le forze contro il traffico e la lavorazione illecita di rifiuti, che ha portato al sequestro di un’azienda sita nella provincia di Piacenza, che ha fatto in seguito ricorso al Tribunale del riesame, vedendo respinte le tesi da essa sostenute, sposando invece le ipotesi investigative.

Il fatto trae la sua origine nel gennaio 2019, quando in un’area pubblica in zona Caorsana venivano trovati dei resti di 450 schermi, monitor e apparecchiature elettroniche abbandonate, solitamente adibite per le scommesse. A seguito del sequestro si è cercato di individuare la provenienza del materiale, tuttavia non era presente nessuna targhetta che potesse indicare la ditta utilizzatrice o smatitrice degli schermi. Grazie ad alcuni nastri adesivi di carta che riportavano una sigla alfanumerica, siamo risaliti alle ditte, operanti su tutto il territorio nazionale, con sedi a Piacenza e la cui iscrizione alla Camera di Commercio era stata negata. Altri abbandoni simili sono stati rinvenuti nelle zone di Genova e Torino, per uno smaltimento sistematico di terminali ormai superati a livello tecnologico.

Lo smaltimento della ditta piacentina non ha mai avuto luogo, infatti tutto veniva in realtà “stoccato” in un enorme capannone (poi sequestrato) che conteneva “tra i 10 mila e i 15 mila pezzi”, la cui fine era quella di essere successivamente abbandonati, come accaduto sulla Caorsana. E’ stato coinvolto anche Arpae come organo tecnico, per valutare i rifiuti.

Indagato l’amministratore unico della società per attività illecite per la gestione di rifiuti speciali e pericolosi costituiti da apparecchiature elettroniche.

Il Ten. Col. Luca Elidoro della Guardia di Finanza ha specificato come l’attività di competenza del corpo sia di ricostruzione contabile e fiscale, costituita da materiale come fatture “verificando che siano documenti in regola secondo la legge o se siano stati predisposti al fine di occultare o fuorviare l’individuazione di questo ciclo commerciale”.

“Alle origini di questa attività – puntualizza Elidoro – c’è una necessità economica, in quanto lo smaltimento legale comporterebbe un costo ovviamente molto elevato”.

 

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