Rolleri: “Gli industriali chiedono ai nuovi parlamentari governabilità”

Durante la 77esima assemblea di Confindustria Piacenza il presidente ha chiesto stabilità alla politica e ha detto "le aziende non possono essere in totale balìa della volatilità dei mercati energetici"

Si è svolta presso l’ex Consorzio Agrario la 77esima assemblea di Confindustria Piacenza. Il tema scelto per l’evento era “Orientarsi nel futuro”.

Il luogo è stato scelto con lo scopo di “riproporre al centro dell’attenzione del mondo politico ed economico locale il tema del recupero delle aree dismesse di Piacenza.

Il presidente Francesco Rolleri, in apertura, si è riallacciato all’attualità ed alle elezioni appena svoltesi ed ha lanciato un appello alla politica.

«Ieri siamo stati chiamati al voto e le urne hanno espresso il nuovo parlamento. Confindustria Piacenza si rivolge ai neoeletti deputati e senatori, con i quali mi felicito a nome di tutti i colleghi imprenditori per il successo, chiedendo  loro di interpretare al meglio la voce dei propri elettori all’interno delle istituzioni romane.  Gli elettori imprenditori a voi chiedono soprattutto una cosa: governabilità! Senza la quale lavorare è molto più complicato.

Il nuovo governo si troverà fin da subito a dover affrontare un inverno difficile. Inutile nasconderci dietro a un dito: siamo nel bel mezzo di una crisi energetica, propiziata da un conflitto bellico all’interno dei confini europei e da un processo di ridefinizione dei nuovi equilibri mondiali.

Un processo doloroso, con la peggiore crisi energetica dagli anni ’70, che già ci ha fatto provare il brivido  degli shock energetici e dell’inflazione a due cifre. 

Ad inizio mandato nel 2020 – nella fase più acuta della pandemia – mai avrei pensato di dover affrontare un momento simile. Abbiamo registrato prezzi dell’energia che rispetto alle fatture di un anno fa, sull’elettrico si sono quadruplicati e sul gas sono arrivati fino ad 8 volte. 

Nel giro di pochi mesi le aziende sono state investite da un violento tsunami. I costi di produzione sono esplosi. Questi livelli di prezzi hanno stravolto le nostre catene produttive, già stremate da un anno di difficoltà sul fronte degli approvvigionamenti. Le industrie più energivore e quindi più esposte ai rincari, hanno incassato i colpi più violenti.

Così, i buoni risultati del  primo semestre dell’anno sono oggi offuscati dalle nubi generate da inflazione ed aumento dei tassi, due fattori  – tra gli altri –  che stanno deprimendo il sentiment generale, nonostante ci siano settori che godono ancora di buoni ordinativi. Abbiamo seguito quotidianamente le difficoltà delle aziende di fronte agli aumenti dei costi dell’energia. Per quanto riguarda l’oggi, Confindustria ha lavorato tenacemente  per ottenere per le aziende un ristoro rapido alle bollette “bollenti” : il credito d’imposta, che siamo riusciti a portare fino al 40% è, nell’immediato,  il massimo risultato possibile rispetto alle condizioni date. Abbiamo inoltre  lavorato tanto per ottenere la possibilità di utilizzarlo anche oltre la fine dell’anno. Con il decreto Aiuti –Ter dovrebbe arrivare.

Quello che rimane e che stiamo chiedendo, è la possibilità della cessione parziale, senza la quale diminuisce l’efficacia del provvedimento. Il problema comunque non è risolto: Mi riferisco all’indipendenza energetica del Paese. 

Anche su questo fronte il governo deve intervenire, proprio in ottica futura. Le aziende che producono beni, forniscono servizi e solo a Piacenza mantengono migliaia di famiglie non possono essere in totale balìa della volatilità dei mercati energetici. 

Non ne chiediamo un commissariamento, ma perlomeno un meccanismo paragonabile a quello presente sul mercato azionario, che ad esempio prevede stop per eccessi di rialzo.

Chiediamo di intervenire subito, per affrontare problemi che avevamo già individuato dodici anni fa.  Di grandi opere nell’ambito delle rinnovabili. Di istituzioni aperte al progresso. Di un approccio che porti a soluzioni e non ad ignorare i problemi, come purtroppo è accaduto finora. Come ho già avuto modo di dichiarare, siamo stanchi di essere perennemente in ostaggio del prossimo “NO”.

L’esecutivo dovrà poi intervenire sull’erosione del potere di acquisto dei lavoratori.  Servono interventi specifici e contingenti, per limitare una spirale salari-prezzi, ma anche strutturali: anche quando l’inflazione rallenterà, i prezzi dei prodotti di largo consumo si saranno comunque stabilizzati su un livello più alto. 

In assenza di un taglio al cuneo fiscale ne risentiranno i consumi nel lungo termine. Un taglio netto alla crescita di lungo periodo che influirà sulle previsioni e sul futuro dell’Italia».

Rolleri si è poi soffermato sul tema dell’assemblea odierna.

«Appena ho varcato  le soglie di questa officina, circa tre mesi fa, mi sono reso conto che sarebbe potuta essere il luogo ideale per la nostra assemblea pubblica.  Ovviamente questo capannone e l’area dell’ex Consorzio nacquero con ben altra destinazione d’uso.

Se foste passati di qui tempo fa, non avreste trovato microfoni e cravatte come oggi, ma chiavi inglesi e tute blu. Avreste avuto davanti ai vostri occhi un pezzo fondamentale della storia industriale piacentina.  Sono passati centoventidue anni e siamo ancora qui.

Nel silenzio di immobili scalfiti dal fluire dei decenni, ma carichi dello stesso spirito del tempo di allora: L’industria è vita. Da imprenditore, e presidente dell’associazione di riferimento degli imprenditori piacentini, questo parallelismo mi ha appassionato.

Mi ha convinto che fosse il posto giusto al momento giusto per riunire gli imprenditori e la società civile della nostra comunità. Per questo vorrei ringraziare Terrepadane per l’ospitalità e in particolare il suo presidente Marco Crotti: senza la vostra collaborazione ed estrema disponibilità l’evento di oggi non si sarebbe potuto realizzare.

Abbiamo voluto essere qui per sottolineare l’importanza dell’attività industriale e della produzione. La virtù del “fare”. 

E di ciò che qui, in questa ampia area del Consorzio, si potrebbe fare in futuro. Così come in tutte le numerose altre aree dismesse o riconvertibili della nostra provincia, che potrebbero ospitare realtà industriali a basso impatto ambientale.

Se siamo qui oggi è per una scelta di coerenza: abbiamo deciso di farvi camminare all’interno di una delle aree di cui abbiamo parlato durante gli scorsi anni, permettendovi di viverla in prima persona. 

Così come è capitato a me durante il primo sopralluogo, sono certo che apprezzare da vicino l’ex Consorzio vi farà comprendere quanto potenziale nasconde la nostra città, alle porte del centro storico, soprattutto in ottica futura. Sì, perché come recita il titolo della nostra assemblea – Orientarsi nel futuro – ci troviamo all’ex Consorzio Agrario per parlare di futuro.

Del nostro futuro come cittadini e imprenditori. Un futuro che potrà vederci protagonisti proprio a seguito dello shock generato dalla pandemia: all’interno delle crepe delle lunghe catene del valore a cui eravamo abituati fino a ieri, c’è un’Europa che può far tornare a casa l’industria manifatturiera. Il reshoring è un tema chiave che si imporrà nei prossimi anni: catene produttive compatte e all’interno dell’Europa. 

Questa sarà la via.  Un cambiamento radicale che dovremo saper cogliere come nazione e territorio.  Che le produzioni tornino qui però non è scontato: ci dovremo lavorare duramente. 

Noi abbiamo già cominciato, mettendo in vetrina Piacenza e le sue virtù uniche per tradizione manifatturiera, competenze e posizione strategica.

Ecco allora perché quel verbo, orientarsi, ci dice tante cose. Anzitutto che non abbiamo con noi la sfera di cristallo.

Che il futuro, anche quello prossimo a noi, più che una autostrada ben illuminata è un tragitto pieno di bivi, svolte e rotonde.  Una metafora che dopo il 2020 ha acquisito tutt’altro significato. L’itinerario ideale, quello “giusto” in assoluto, non esiste più. 

Siamo convinti che oggi il vero valore aggiunto risieda nel maneggiare e rendere propri quanti più strumenti utili ad orientarsi. Provare come sempre ad anticipare il prossimo evento imprevedibile, ma soprattutto essere capaci di leggere e interpretare correttamente gli eventi che si palesano sul nostro cammino. Sapere come comportarsi e adattarsi ai cambiamenti, per agire prontamente. Non solo: una volta fatta nostra questa lezione, essere noi stessi gli attori del cambiamento, con una proficua sinergia tra imprese, società e territorio.

Quest’anno abbiamo con noi un ospite di caratura internazionale: Alec Ross. Benvenuto a Piacenza prof. Ross.  

Siamo certi che le sue analisi ci daranno un importante aiuto, così come ha fatto con i suoi saggi, sempre ricchi di spunti di riflessione. 

Insieme a lui, la grande competenza del nostro assessore regionale Vincenzo Colla, che ci aiuterà a comprendere come i cambiamenti del futuro potranno essere declinati in una prospettiva locale.

La speranza è di uscire da qui con gli strumenti di cui vi parlavo prima, per imparare ad orientarci nel domani.

Su una cosa posso però essere certo fin da oggi. Il futuro che vogliamo, è un futuro con le aziende al centro. Dobbiamo abbandonare l’idea che l’avvenire ci vedrà subire passivamente e senza soluzione di continuità i cambiamenti, in un’ottica di decrescita felice, che felice non è. Il futuro è con le aziende. 

Un futuro diverso, che segue dinamiche proprie. Per citare il poeta Mark Strand, “il futuro non è più quello di una volta”. Le aziende del nostro territorio potranno non avere lo stesso volto nei prossimi decenni. Certamente cambieranno, secondo dinamiche nuove e tecnologie che evolvono  a velocità mai viste nell’arco delle nostre vite.

Io sono ottimista, e dico: cambieranno, ma proprio come sono cambiate dagli anni ’80 ad oggi ad esempio. La linea del tempo non ha mai smesso di scorrere. La sfida sta nel trovare costantemente la nostra collocazione, per confermare la nostra centralità nella società.

A tal proposito vorrei citare un passaggio del discorso di Papa Francesco all’assemblea di Confindustria, a cui ho avuto l’onore di assistere lo scorso 12 settembre in Vaticano: “Il territorio vive dell’impresa e l’impresa trae linfa dalle risorse di prossimità, contribuendo in modo sostanziale al benessere dei luoghi in cui è collocata”.

Mi è rimasto nel cuore un parallelismo tanto semplice quanto efficace: “L’imprenditore stesso è un lavoratore” e il valore che crea deriva dalla cooperazione di tutti. Il rapporto è reciproco, i lavoratori dipendono dal proprio imprenditore, ma “l’imprenditore dipende dai suoi lavoratori, dalla loro creatività, dal loro cuore e dalla loro anima”.

Papa Francesco ha detto che noi imprenditori dobbiamo ricordarci “l’odore del lavoro”. 

Ascoltare quelle parole per me è stato emozionante, perché lo si diceva sempre anche a casa mia: il bisogno di sentire l’odore dell’officina tutti i giorni. È una lezione che ho fatto mia e che porterò sempre con me.

Persone. Macchine. Lavoro. Fatica. Passione. Realizzazione. Ogni giorno che passa sono sempre più convinto che nelle aziende “Il tutto sia più che la somma delle sue parti”.

Perché le aziende sono anche socialità, integrazione, redistribuzione della ricchezza, ricerca e benessere per la comunità che vi lavora e vi sta intorno.

Sono un punto di riferimento al quale noi imprenditori e i nostri dipendenti dedichiamo i nostri sforzi tutti i giorni. Le nostre imprese sono fondamentali. Dobbiamo essere consci di ciò che creiamo tutti i giorni. Esserne fieri.

E forti di questa consapevolezza continuare a guardare avanti, come sempre a testa alta. Orientiamoci in un futuro incerto, ma con la certezza di farlo tra aziende sane, forti e di qualità. E Piacenza, in questo, non ha nulla da invidiare a nessuno».

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