Sandro Spezia: “Il pericolo inquinamento è sottovalutato”

Nell’ultimo periodo si è spesso parlato di inquinamento sui vari siti d’informazione piacentina, creando una certa preoccupazione nei lettori. Abbiamo voluto verificare, avvalendoci dell’esperienza di Sandro Spezia, chimico dal 1996 presso vari laboratori, se c’ è qualcosa di fondato o meno, osservando dati concreti, su Rutenio106 e Pm10 (e Pm2,5). Con risultati interessanti.

Innanzitutto precisa in merito a questo ultimo punto che “ l’allarmismo presente non solo è giustificato, ma anzi, è sottovalutato. Ci sono studi americani dell’EPA (Enviromental Protection Agency) risalenti al ’97 che dimostrano la tossicità delle Pm10 e Pm2,5. A ogni incremento di 10 grammi per metro cubo della concentrazione delle polveri fini (le Pm2,5) corrisponde un aumento del rischio di mortalità del 6% per malattie cardiopolmonari e dell’8% per cancro al polmone”.

La situazione piacentina non è felice. “I dati Arpae rilevati dalla stazione del Parco Montecucco e da quella di Via Giordani/Stradone Farnese sono ampiamente oltre i limiti previsti dalla legge. Dal 22 al 25 novembre ad esempio la concentrazione oscilla tra i 69 e i 106, quando il limite è di 50, con moltissimi sforamenti oltre il massimo consentito (35) e soprattutto si nota come la maggior parte di queste Pm10 è composta da Pm2,5, ovvero le polveri finissime. Significa che penetra nei polmoni in profondità, e tutti gli agenti patologici che sono dentro, come i vari metalli, vanno ad agire pesantemente nell’organismo”. A chi implicare una situazione simile? Ma soprattutto, cosa possiamo fare per migliorarla? “Vanno sfatati alcuni miti – precisa Spezia -, innanzitutto spesso ci si lamenta delle grandi industrie, imputando loro gran parte del demerito se c’è una situazione ambientale difficile. In realtà queste sono iper controllate, sia esternamente che internamente, perciò i dati sono perfetti. Non significa che l’industria non inquina, ma che è l’unica sotto controllo”. Purtroppo non sono controllate le emissioni delle auto e delle caldaie di casa. “I dati Arpae 2010 delineano questi due fattori come sorgenti principali di Pm10 (trasporti per il 34% e riscaldamento civile/terziario per il 40%). Si nota infatti che la maggioranza degli sforamenti si verifica in inverno proprio per questo motivo. Questo avviene per una politica scellerata a livello nazionale, perché con l’introduzione del Protocollo di Kyoto, importantissimo, ci siamo concentrati sulla CO2, incentivando l’inserimento di stufe a pellet, camini che sono stati grandemente diffusi, andando a livellare i valori della CO2, mandando però alle stelle i valori delle Pm10. Bisognerebbe intervenire sull’efficienza delle caldaie. Nel resto d’Europa il riscaldamento è prevalentemente elettrico, confinando l’inquinamento in zone prefissate. Questa modalità inoltre è più facile da tenere sotto controllo. L’Olanda nel futuro prossimo produrrà solo macchine ad energia elettrica o ibrida. Questa è la direzione”.

RUTENIO106: A PIACENZA SOLO UNA FUGA, NESSUN PERICOLO

“È evidente – sottolinea Spezia -, che il Rutenio viene da un sito di produzione specifico. Viene usato prevalentemente in medicina, perciò è molto probabile che nell’atto di confezionamento e immagazzinamento del Rutenio utilizzato per attività chemioterapiche ci sia stata una fuga, semplicemente. I livelli emersi sono estremamente bassi, la pericolosità è nulla. Possiamo dire che lancia un allarme sulle decisioni che prendiamo quotidianamente, ad esempio sul nucleare, che possono avere effetti devastanti in un mondo interconnesso”.

Spezia tiene a precisare l’importanza delle analisi, i loro risultati e la fiducia che la cittadinanza deve avere in quei risultati. “Chi lavora in laboratorio è molto competente, i dati sono veritieri. Si fanno grandi sforzi, facendo molti test anche per un singolo risultato”.

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