Sanità in provincia di Piacenza. Secondo il Coordinamento comitati salute troppe criticità irrisolte

Non si può attendere la costruzione del nuovo ospedale (8/10 anni almeno) per attuare un vero un piano di riordino sociosanitario

La struttura a stella

Prendendo spunto dal recente intervento del presidente regionale Bonaccini a Borgonovo il Coordinamento provinciale dei comitati su salute e medicina territoriale fa alcune considerazioni in merito alle fragilità di una sanità provinciale e sottolinea come questo settore richiederebbe, da parte delle istituzioni, ben altre riflessioni e decisioni.

“E’ già successo anche nei mesi scorsi che nelle loro visite nel piacentino esponenti dell’amministrazione regionale e del governo nazionale annunciassero interventi importanti sulla sanità, ospedali e medicina territoriale.

Anche nella sua recente visita a Borgonovo il presidente della regione si è profuso in rassicurazioni sulla casa della salute della val Tidone, in difficoltà oggi a garantire una medicina di gruppo per il venir meno (causa pensionamento) di alcuni medici di base (MMG).

In realtà il problema della carenza di MMG coinvolge anche altre realtà della provincia, sopratutto le aree periferiche: Alta Val D’Arda, Alta val Tidone, ecc.

Il direttore di Ausl (dice Bonaccini) rassicura che il problema sarà risolto (a Borgonovo) anche se sarà necessario arrivare a decisioni eccezionali.

Quali siano queste soluzioni non è detto. Una potrebbe essere la messa a disposizione di importanti incentivi economici per convincere altri medici di MMG, se disponibili, a sostituire i pensionanti, l’altra (la più ragionevole) potrebbe essere quella di decidere (finalmente) a dotare le case della salute di medici dipendenti da Ausl. In questo modo di risolverebbe la questione del diritto ad una medicina territoriale che non dipenda dalla libera scelta dei medici ma da precise scelte di investimento da parte di Ausl per dotare le case della salute di servizi stabili e continuativi su tutto il territorio e non solo dove ci siano MMG disponibili volontariamente.

Comunque resta forte l’impressione di una mancanza di visione. Oltre a quella di Borgonovo abbiamo altre case della salute su cui sarebbe bene avere risposte, come ad esempio:

A Lugagnano si finanzia la costruzione della casa della salute per l’alta val d’Arda ma Ausl non sa ancora cosa ci metterà dentro. Si deciderà poi.

A Bobbio, come in altre aree della provincia, la casa della salute (su cui sono stati promessi investimenti importanti) non si sa ancora, dopo anni, se e quando verrà fatta e per fare cosa.

A Monticelli la casa della salute sta subendo un importante depotenziamento di personale e di risposta assistenziale e diagnostica.

Non meno problematica è la situazione della risposta ospedaliera che, in ragione di un piano di riordino sociosanitario (quello approvato nel 2017 e mai portato a verifica per valutarne un eventuale aggiornamento) rimanda tutto al nuovo ospedale di Piacenza (che sarà pronto non si sa quando … 8-10 anni?) mentre nel frattempo si riconverte l’ospedale di Fiorenzuola alla risposta riabilitativa, si ridimensiona Castel San Giovanni, e si mantiene Bobbio nella condizione di Osco. Il tutto con pesanti conseguenze sulle liste di attesa, sulla diagnostica e sulla presa in cura. Un vuoto dell’intervento pubblico coperto con sempre maggiore ricorso alla sanità privata come si evince dai fatti e dalle recenti determine della direzione Ausl.

Su tutto pesa il tetto di spesa per le assunzioni (la cui pianta organica è tutt’ora sottoposta a limiti di legge) che non permette la realizzazione di una vera rete di medicina territoriale (come era prevista dal piano regionale del 2016) e lascia in sofferenza anche l’attuale ospedale di Piacenza.

Nel suo intervento a Borgonovo il presidente Bonaccini ci ha proposto le ennesime rassicurazioni che “tutto andrà bene”,

Ma c’è solo un modo (che non sia solito “giorno per giorno vediamo che succede”) per cambiare strada. Quello di aprire un vero confronto sul piano sociosanitario provinciale (ormai vecchio di 5 anni) rivederne gli obiettivi ed adeguare il piano investimenti a partire dai bisogni che il territorio esprime e non a partire dalle scelte di razionalizzazione e riorganizzazione dell’azienda Ausl”.

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