Secondo alcuni studi Omicron sfuggirebbe ai test rapidi nei primi giorni di infezione

E’ quanto emerge da un “preprint” che vede fra i quattro ricercatori anche la microbiologa neozelandese a cui si deve la scoperta del test rapido salivare. Intanto da mercoledì la Regione Emilia Romagna dà il via libera a diagnosi casalinghe basate sui test rapidi

La Regione Emilia Romagna, fra due giorni, mercoledì 19 gennaio 2022 partirà, per prima in Italia, con l’auto diagnosi del Covid -19. I cittadini (con ciclo vaccinale completo) potranno validare i risultati dei test rapidi casalinghi caricandoli su un apposito portale e decretando così l’inizio o la fine della propria infezione.

Un servizio certamente innovativo che ha come scopo quello di supplire parzialmente al sistema dei tamponi molecolari regionale messo in crisi dalla variante Omicron. Si demanda ai test rapidi non uno screening di massa ma la diagnosi di una malattia fino a poco tempo fa affidata ai professionisti sanitari ed ai laboratori .

Questo mettendo da parte i dubbi che da più parti vengono sollevate rispetto all’affidabilità di tutti i test rapidi, sia quelli effettuati in farmacia, sia quelli casalinghi (spesso molto simili fa loro, talvolta identici).

Si moltiplicano infatti gli studi che pongono seri punti interrogativi al riguardo.

La stessa FDA americana ha recentemente emesso una nota affermando che i test antigenici potrebbero essere meno sensibili nel riconoscimento della variante Omicron rispetto alle varianti precedenti.

Proprio per verificare questo assuntodirettamente sul campo è stato effettuato uno studio da parte di quattro ricercatori americani Blythe Adamson, PhD, MPH123, Robby Sikka, MD1, Anne L. Wyllie, PhD14 and Prem Premsrirut, MD, PhD156.

Si tratta di un “pre-print” (quindi di un lavoro non ancora validato) pubblicato sulla piattaforma MmedRxiv.

Anne Wyllie è una microbiologa ed epidemiologa neozelandese, ricercatrice a Yale, autrice di uno studio sul quale è stato basato il test rapido salivare per il Covid -19, una insomma che la materia “la mastica” piuttosto bene.

Insieme ai colleghi, ha voluto cercare di capire se gli attuali test rapidi, sia salivari, sia nasali, siano affidabili anche rispetto alla variante Omicron.

Nell’abstract della ricerca viene spiegato che «le prestazioni dei test diagnostici Covid-19 devono continuare a essere rivalutate rispetto alle nuove varianti. L’obiettivo di questo studio era descrivere la discordanza nella saliva SARS-CoV-2 PCR e nei risultati del test dell’antigene rapido nasale durante il primo periodo infettivo».

Sono così stati individuati 30 soggetti, pienamente vaccinati e con booster, ad alto rischio di infezione (a causa del loro lavoro), sottoposti a test giornaliero, durante un focolaio di Omicron nel dicembre 2021. Netto il risultato della ricerca che emerge: «Sulla base della carica virale e delle trasmissioni confermate attraverso indagini epidemiologiche, la maggior parte dei casi di Omicron è risultata infettiva per diversi giorni prima di essere rilevabile dai test antigenici rapidi».

In pratica è dunque emerso che i test rapidi nei primi giorni di infezione dei soggetti presi in esame non sono stati in grado di “intercettare” la positività ad Omicron ed hanno dato falsi negativi sui soggetti, asintomatici, che hanno dunque potenzialmente trasmesso il virus. Solo a partire dal terzo/quarto giorno di infezione i test rapidi hanno iniziato a individuare correttamente l’infezione. Gli individui dello studio hanno poi sviluppato sintomi nel giro di un paio di giorni.

Anche uno studio svizzero – effettuato questa volta in laboratorio – segnala una possibile minore sensibilità dei test rapidi nel riconoscere la variante Omicron e sottolinea l’urgenza di una valutazione clinica rispetto alle prestazioni dei test antigenici.

Di segno leggermente diverso un altro studio americano secondo cui, sebbene i test rapidi utilizzati siano meno sensibili rispetto ai tamponi molecolari nel riconoscere la variante Omicron, sono comunque stati in grado di individuare il 95% delle persone con alti livelli di virus.

Parrebbe dunque  di capire che i test rapidi, nel caso di Omicron, raggiungano un discreto grado di affidabilità dopo alcuni giorni dall’avvenuta infezione ma siano meno attendibili nei primi giorni di incubazione, il che non è esattamente rassicurante, vista la rapidità con cui la variante si sviluppa e diffonde.

Puntare molto (se non tutto) sui test rapidi come ha deciso di fare la Regione Emilia Romagna (fra farmacie ed auto test) forse è una scelta obbligata per scarsità di risorse sanitarie mediche e laboratoristiche disponibili sul territorio ma rischia comunque di suonare come un azzardo.

1 COVID-19 Sports and Society Working Group, USA

2 Infectious Economics, LLC, New York, NY, USA

3 The Comparative Health Outcomes, Policy and Economics Institute, School of Pharmacy, University of Washington, Seattle, WA, USA

4 Yale School of Public Health, New Haven, CT, USA

5 Mirimus Laboratories, Brooklyn, NY, USA

6 State University of New York Downstate Medical Center, Brooklyn, NY, USA

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