Sgarbi: “Sarei un presidente perfetto per la Ricci Oddi”

Il critico presente oggi a Palazzo Galli si ripropone per il ruolo e traccia l’identikit del presidente ideale “non deve necessariamente essere un piacentino ma qualcuno che inneschi strategie”

Sarà stata l’atmosfera paludata di Palazzo Galli, sarà stata la stranezza della situazione (il taglio del nastro virtuale di una mostra che non si può vedere dal vivo causa Covid) sta di fatto che Vittorio Sgarbi, questa sera, a Piacenza, ha vestito l’abito del mite critico d’arte più che dell’infervorato opinionista. Non sono comunque mancate ironiche frecciate contro l’ultimo Dpcm firmato da Conte di cui ha fortemente criticato la parte che ha imposto la chiusura di musei e luoghi di cultura.

 «Ho cercato di dissuadere il presidente Corrado Sforza Fogliani dal fare questa iniziativa – ha raccontato Sgarbi – ma è stato determinato come una capra. Siamo qui ad inaugurare una mostra per nessuno. Perché qualcuno ha deciso che i musei sono evidentemente luogo di maggior contagio. Eppure c’è una legge mai abrogata che stabilisce come i musei, le gallerie siano un servizio essenziale al pari di ospedali e trasporti. Sono l’unico deputato che ha presentato un esposto contro il DPCM Conte alla Corte Costituzionale ed un altro al TAR che sarà discusso il 2 dicembre e che credo di vincere. In ogni caso il 3 scadrà il Dpcm e sono convinto che con quello nuovo dovrebbe essere possibile riaprirli. Per questo la mia sarà una vittoria gloriosa ma attutita. Sono fiducioso. Sforza sarebbe stato meno temerario se avesse atteso il 4 per esporre il quadro. Invece siamo qui. Non sarà però una mostra ma un’ostensione. Davanti all’Ecce Homo si verrà per pregare non per vedere l’opera arte. Anzi avevo consigliato al presidente di cercare una chiesa. Non l’ha trovata, anzi credo non l’abbia mai cercata perché l’opera la voleva qui».

Vittorio Sgarbi è intervenuto a Palazzo Galli all’inaugurazione della collezione Ghittoni, recentemente acquisita dalla Banca di Piacenza, evento trasmesso in diretta streaming. La mostra permanente – allestita in Sala Fioruzzi, adiacente a Sala Panini è formata da 32 dipinti (ritratti, paesaggi, scene di genere) e 1 disegno preparatorio. Opere raccolte e conservate in tanti anni da Andrea Tinelli, presente con la figlia Eleonora.

Si trattava della prima delle manifestazioni collaterali dell’evento Ecce Homo.

Il capolavoro di Antonello da Messina (da domani esposto a Palazzo Galli) e il Ritratto di signora (sempre da domani alla Galleria Ricci Oddi) sono stati oggetto di diversi accenni da parte sia del professor Sgarbi sia dell’avvocato Sforza Fogliani. Il critico d’arte ha ricordato l’articolo scritto a suo tempo su il Giornale che «ha risvegliato l’orgoglio civico di Piacenza e ha portato a fissare finalmente una data per la sua esposizione; il rischio era che aspettando il 2021 finisse a Parma».

Il presidente Sforza – nel dare merito a Sgarbi di aver smosso le acque per sboccare il Klimt – ha ricordato come questo fatto abbia fatto venire l’idea alla Banca – grazie alla preziosa collaborazione con l’Opera Pia Alberoni – di «creare appunto un capolavoro nella nostra città esponendo a partire dallo stesso giorno le due opere più importanti per Piacenza, sia dal punto di vista qualitativo, sia da quello del valore economico».

Sgarbi dal canto suo, parlando della preziosa tavoletta, ha definito il Cristo di Antonello molto umano «La piega della bocca indica la sua fragilità. Dubita di sé stesso. E’ un Cristo che non può dare aiuto ma sembra anzi chiederlo».

Venendo al Ghittoni, Sforza Fogliani ha sottolineato come il pittore piacentino abbia assunto un rilievo nazionale grazie a quanto Sgarbi ha scritto su di lui, anche in uno dei suoi ultimi libri, e ha ricordato come l’artista non fosse bravo solo con il pennello ma anche con la penna, rispondendo per le rime a che criticava le sue opere («scriveva bene, diceva sempre il prof. Arisi»). La collezione di Tinelli, è stato rimarcato, va a rafforzare la presenza del Ghittoni a Palazzo Galli: due, infatti, gli affreschi dello scalone firmati dal pittore. Sgarbi – curatore della mostra che la Banca gli ha dedicato nel 2016 – ha posto l’accento sulle qualità di paesaggista dell’artista ottocentesco («ma anche novecentesco, perché nato nella seconda metà del 1800») che lo avvicinano a Morandi, mentre «il virtuoso piacentino» nelle sue opere più realistiche «racconta realtà degradate ricordando i quadri malinconici del grande Angelo Morbelli».

Ghittoni, è stato detto, «non arriva a Palazzo Galli (dove sono già presenti sue opere ndr) ma con questa collezione rafforza la sua presenza».

Andrea Tinelli (definito dal critico d’arte «persona amabilissima che è stata colta dal desiderio di molti collezionisti di condividere con tutti le opere raccolte») ha ringraziato Sgarbi e la Banca, rammentando che anche il prof. Arisi, nel primo libro che scrisse sul Ghittoni, colse nei suoi rarefatti paesaggi segni di modernità alla Morandi.

Il professor Sgarbi non si è lasciato sfuggire l’occasione per sparare qualche frecciata sul come è stata gestita la vicenda del Klimt ritrovato, in particolare dalla procura piacentina, a suo giudizio troppo lenta nel restituire il quadro (vedi intervista video sotto): «Ci sono voluti mesi per una perizia che certificasse l’autenticità del quadro quando sarebbero bastati 15 giorni con un esperto viennese».

Il parlamentare ha anche fatto un accenno alla ipotesi che circolava di un prestito del Klimt a Parma, per l’inaugurazione della Capitale della cultura 2021. «Sono due città che “si odiano”. Prestare il quadro sarebbe stato come darsi una martellata sui c…… Ora dopo un anno dal ritrovamento si è deciso di esporre il quadro. Esporlo ora che non si può vederlo … è un po’ una presa per il c….. Per vedere un quadro riprodotto in streaming potevano anche usare una foto. E’ un vero paradosso surrealista. Sembra un film di Bunuel, una scena come quella dei borghesi che mangiano seduti sui water. E’ surrealismo come quello di un quadro di Foppiani».

Sgarbi prima di visitare la collezione Ghittoni ha concluso il suo intervento con una battuta. «Questa città aveva due grandi studiosi d’arte, Ferdinando Arisi e Stefano Fugazza, il direttore della Ricci Oddi. Ora che sono scomparsi entrambi Piacenza non ha più nessuno e chiamano me come supplente».

Il professor Sgarbi ha poi voluto ammirare in anteprima l’Ecce Homo, protetto da una teca ed accompagnato da belle riproduzioni degli altri cinque quadri dipinti, sul medesimo tema da Antonello da Messina. Sgarbi, chiacchierando con i presenti, ha peraltro reso noto che gli Ecce Homo del pittore quattrocentesco non sono sei come si è soliti credere ma sette. Il quadro “sconosciuto” lo fece comprare proprio lui ad un museo di Messina, per una cifra davvero bassa (350 mila dollari). Si tratta della prima tavola dedicata al Cristo flagellata. Di dimensioni molto più contenute rispetto a quella piacentina è dipinta su entrambi i lati.

Non è mancato neppure un breve siparietto in videochiamata con l’attore Massimo Boldi, amico di uno degli ospiti presenti. A lui Sgarbi ha spiegato che stava aprendo una mostra … in realtà chiusa!

Domani Vittorio Sgarbi presenzierà alle due inaugurazioni (Klimt ed Ecce Omo) e sarà a Cortemaggiore a vedere i resti dei Pallavicino recentemente rinvenuti nella Basilica di Santa Maria delle Grazie.

VIDEO INTERVISTA

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