Si aggrava la posizione dei fratelli Amato. Contestata la matrice mafiosa

I tre fratelli sono stati raggiunti da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta della DDA di Bologna grazie alle indagini dei carabinieri

Si aggrava la posizione dei tre fratelli Amato, fermati a febbraio 2019. Nella giornata di ieri sono infatti stati raggiunti da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna.

Le indagini condotte dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Piacenza  e di Reggio Emilia, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna hanno consentito di accertare la matrice mafiosa della condotta delittuosa dei fratelli che avrebbero agito per agevolare l’attività dell’associazione di stampo mafioso e in particolare del sodalizio ‘ndranghetistico emiliano la cui esistenza ed operatività è già stata ampiamente riconosciuta nell’ambito del processo Aemilia.

La dottoressa Beatrice Ronchi della D.D.A. di Bologna sulla base delle indagini dei carabinieri di Reggio Emilia e Piacenza ha richiesto ed ottenuto dal GIP del Tribunale di Bologna un’ordinanza di custodia cautelare in carcere che è stata eseguita ieri. I militari del Nucleo Investigativo di Piacenza, insieme ai colleghi di Reggio Emilia, hanno raggiunto i tre destinatari nelle rispettive carceri ed hanno eseguito l’ordinanza.

All’epoca del fermo dei tre fratelli Amato, avvenuto appunto a febbraio scorso, gli uomini dell’Arma, di Piacenza e Reggio Emilia, dopo le perquisizioni a carico degli indagati, avevano sequestrato importante materiale probatorio. Avevano trovato l’auto e la moto usate in occasione di alcuni atti intimidatori effettuati con esplosioni di colpi d’armi da fuoco all’indirizzo di alcune pizzerie, i capi di vestiario e soprattutto una macchina da scrivere con cui erano stati scritti i “pizzini” contenenti le richieste estorsive.

Sei colpi di pistola erano stati esplosi contro la porta a vetri della pizzeria “La Perla” a Cadelbosco Sopra la notte tra il 31 gennaio ed il primo febbraio. Cinque invece i colpi esplosi contro la vetrata della pizzeria “Piedigrotta 3” in via Emilia Ospizio a Reggio Emilia, la notte tra il 6 e il 7 febbraio. Poi vi erano stati gli avvertimenti con tanto di pizzino attaccato alla porta (come anche alla Perla e al Piedigrotta 3) ad altre due pizzerie di Reggio Emilia : “Piedigrotta 2” e “Paprika”.

Questi ultimi due “pizzini” erano rimasti solo degli avvertimenti in quanto i carabinieri del Nucleo Investigativo di Piacenza e di Reggio Emilia, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Emilia, sottoposero a fermo di Polizia Giudiziaria i fratelli Amato, Cosimo 20 anni, Mario 29 anni e Michele di 22 anni, che tennero sotto tensione per due settimane ristoratori e pizzaioli di Reggio Emilia e provincia con richieste estorsive precedute da biglietti minacciosi dattiloscritti e seguite da esplosioni di pistola all’indirizzo delle attività commerciali.

I tre sono figli di Francesco Amato, 55 enne, condannato per mafia nel processo Aemilia, che nel mese di novembre dell’anno scorso per circa 10 ore aveva creato forte apprensione asserragliandosi all’interno dell’ufficio postale di Pieve, a Reggio Emilia, con cinque ostaggi per poi essere arrestato dai carabinieri.

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