Sottoscritto il prezzo del pomodoro. Confagricoltura insoddisfatta

L'organizzazione interprofessionale OI Pomodoro da industria si dice soddisfatta. Confagricoltura E.Romagna ritiene l'accordo "penalizzante e rischioso per la parte agricola".

È stato sottoscritto il prezzo di riferimento per il pomodoro da industria del Nord Italia per la campagna 2020 ma la discussione fra industria ed agricoltori resta aperta e se l’Organizzazione interprofessionale OI Pomodoro da industria si dice soddisfatta Confagricoltura E.Romagna ritiene l’accordo “penalizzante e rischioso per la parte agricola”.

Il prezzo è stato fissato, ieri a parma, ad 88 euro la tonnellata contro gli 87 euro dello scorso anno.

L’industria del pomodoro soddisfatta

“Mi congratulo con la parte agricola e con la parte industriale – commenta Tiberio Rabboni, presidente dell’Organizzazione interprofessionale OI Pomodoro da industria del Nord Italia che, come noto, per legge non può prendere parte alla trattativa né comunicare i contenuti dell’accordo – per un contratto tempestivo rispetto al calendario colturale e denso di novità positive per quanto riguarda gli obiettivi di programmazione produttiva per allineare e stabilizzare le forniture agricole ai reali fabbisogni industriali e dei mercati. A questo proposito l’accordo quadro introduce un nuovo e più significativo ruolo per l’organizzazione interprofessionale vista la programmazione, concordata fra Op ed industrie di trasformazione, che ha fissato obiettivi massimi di superficie e di quantità per la dotazione di ogni singola Op. All’OI del Nord Italia, che ha fornito un supporto tecnico fondamentale nella fase di definizione degli obiettivi di programmazione, è confermato il compito di ricezione del deposito dei contratti entro il 6 marzo e attribuito il nuovo e centrale incarico di verifica delle condizioni stabilite dalla programmazione. L’eventuale mancato rispetto degli impegni (per superficie e quantità eccedenti) comporterà delle trattenute economiche che andranno a formare un fondo, gestito dall’OI, per lo sviluppo della filiera. È una novità importante ed attesa che qualifica ulteriormente la nostra organizzazione come soggetto superpartes di garanzia e che rafforzerà l’efficienza e la coesione operativa di tutta la filiera del Nord Italia”.

Confagricoltura E.Romagna: “disattese le nostre richieste”

«L’accordo non ci soddisfa, è penalizzante e rischioso per la parte agricola, con un prezzo di riferimento inadeguato rispetto agli standard di qualità richiesti». Dice no senza esitazioni Giovanni Lambertini, presidente della sezione pomodoro da industria di Confagricoltura Emilia Romagna perché «le nostre richieste sono rimaste inascoltate e il patto siglato non garantisce una reale valutazione della qualità del prodotto». La trattativa, tra Op e Industria, sul prezzo del pomodoro per la campagna Nord Italia 2020 si è chiusa ieri sera a 87 euro la tonnellata, in leggero aumento rispetto agli 86 euro dell’anno precedente, «ma il quantitativo di pomodoro contrattato è eccessivo», precisa Lambertini ricordando le istanze formulate lo scorso dicembre dall’organizzazione degli imprenditori agricoli per dare valore al prodotto lungo la filiera, ossia: centrare la programmazione 2020 per garantire una congrua remunerazione ai produttori ed evitare di sottoscrivere quantitativi di prodotto contrattato superiori alla reale capacità di trasformazione delle industrie del Nord, come è successo nella campagna 2019.

«Inoltre è stata completamente disattesa la richiesta relativa alle certificazioni, in quanto i produttori non possono più accollarsi gli oneri di fornire crescenti garanzie relative a un prodotto che già rappresenta il top di gamma a livello globale. Non solo. Avevamo anche rivendicato l’esigenza di indicare nella tabella qualitativa base cento il grado brix 4.80, che corrisponde al dato medio calcolato sullo storico del territorio, invece è stato pattuito solo un leggero spostamento da 4.95 a 4.90 gradi brix», aggiunge il presidente dei produttori di pomodoro da industria di Confagricoltura Emilia Romagna.

Lambertini mette in guardia gli agricoltori e «invita alla prudenza nel calcolo delle superfici da dedicare alla coltura al fine di tutelare la redditività aziendale, visto che nella fase precontrattuale non tutti hanno rispettato gli impegni presi»; ricorda infine la cessazione d’attività della Columbus, nota industria parmense di trasformazione del pomodoro, in grado di lavorare oltre un milione di quintali di prodotto. E altre realtà potrebbero presto chiudere i battenti. Tali quantitativi verrebbero quindi assorbiti da altre aziende, con prevedibili ritardi nella raccolta. Il rischio ricadrebbe in toto sulla parte agricola, rendendo incerto il periodo di consegna e costringendo l’agricoltore a lasciare il prodotto nei campi per un periodo talmente prolungato da provocare inevitabili danni qualitativi sui frutti.

 

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