Splendido contrasto. Contemporary art a Palazzo Farnese

Splendido contrasto. Contemporary art a Palazzo Farnese

Splendidi Contrasti, o del luogo attraverso gli occhi

All’interno della magniloquente cornice di Palazzo Farnese, fino al 12 novembre, il collettivo Imprevedibile espone le proprie tele in occasione della mostra itinerante denominata Splendido Contrasto.

Uniti dall’obiettivo di “fissare il luogo metafisico in cui scorrono le vite”, questi sei artisti, di eterogenea provenienza, affrontano una condivisione del concetto-luogo attraverso i loro diversi occhi e le loro diverse sensibilità.

Più concretamente, affascina l’idea di poter interpretare il luogo (e la materia umana che lo abita) attraverso diversi modi di fare arte figurativa; l’accostamento di diverse sensibilità approda a una commistione che risulta in questo caso compatta e armoniosa, benché il percorso che è stato tracciato vive di una ricerca estetica individuale.

Componenti del collettivo artistico sono Laura Stasi, senese, le cui opere sono esposte permanentemente presso la dimora storica di Villa Catignano e Palazzo Sergardi, nella sua città d’origine. Si riappropria del momento vissuto attraverso una forte tensione iperrealista, privilegiando l’acrilico su tela, avvicinandosi formalmente all’estetica del collega Diego Maria Gradali, piacentino.

L’ hopperiana luce, invece, è il minimo comune denominatore della ricerca formale di Giulio Giannotta, originario di Materia. La luce come collante tra l’individuo e il contesto che vive in un determinato momento, che contemporaneamente priva il soggetto della sua dimensione umana, regalandola al luogo che, fugacemente, abita.

Facendo un salto in avanti di un decennio, e passando da Hopper allo spazialismo di Fontana, collochiamo visivamente l’opera di Ranieri Fornario, piacentino anch’esso. La riconquista della tela tramite il ricucire ciò che in precedenza è stato tagliato, rivela l’obiettivo di non cedere più alla negazione dello spazio concesso ma di operare come il chirurgo opera sulla ferita, concedendo l’unità a ciò che è rimasto, nella visione comune, frammentato.

Il reggiano Bob Rontani affronta il leitmotiv ambientale attraverso una visione architettonica declinata in chiave neoplastica, sublimando il luogo della contemporaneità in modulazioni geometriche.

Di tutt’altra tensione estetica è Michele Berlot, originario di Firenze, che si avvale di una pittura informale per descrivere il suo immaginario spaziale; la matericità del suo intervento fa sì che lo spettatore attinga dal proprio bagaglio emotivo per fornire un significato alla tela.

Curatore della mostra è il quotato critico d’arte e docente universitario Giorgio Grasso, eclettico iniziatore del movimento artistico denominato Rivoluzionismo, che pone come fulcro tematico il ritorno a un’arte contemporanea italiana di valore, dando spazio e modo di esprimersi agli artisti emergenti che brulicano appena sotto l’epidermide del mercato ufficiale dell’arte, reso troppo elitario e istituzionale da un modo sbagliato, o forse troppo opportunista, di associarsi a esso.

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