Studio di Unioncamere Emilia Romagna: la pandemia impatta negativamente sulla forza lavoro

Nel secondo trimestre 2020, una decisa inversione interrompe il trend positivo che durava da più di quattro anni. A fine giugno i lavoratori sono 36.148 in meno (-2,1 per cento). Crescono i lavoratori delle costruzioni, tengono nell’industria, si riducono nell’agricoltura e nel commercio

Come era prevedibile, la pandemia influisce in modo pesante sulle forze lavoro. Lo attesta uno studio di Unioncamere Emilia-Romagna che ha elaborato i dati del Registro imprese Camere di commercio sugli addetti delle localizzazioni di impresa con sede legale in regione o altrove.

L’andamento complessivo. A fine giugno, gli addetti delle localizzazioni di imprese in Emilia-Romagna erano 1.698.255, ovvero 36.148 in meno (-2,1 per cento) rispetto allo stesso trimestre del 2019, con una decisa inversione della precedente tendenza positiva che durava da più di quattro anni. Su una fase di rallentamento già evidente, si sono innestati gli effetti della pandemia che hanno portato a una brusca inversione. A livello nazionale gli addetti sono diminuiti dell’1,3 per cento nel secondo trimestre, che si spiega con la maggiore forza con la quale la pandemia ha colpito il nord d’Italia nella prima parte dell’anno.

Dipendenti e indipendenti. Gli addetti alle dipendenze delle localizzazioni di impresa in Emilia-Romagna nel secondo trimestre 2020 sono scesi a 1.361.841 unità con una netta inversione della tendenza positiva precedente: ciò ha comportato la perdita di 30.548 addetti (-2,2 per cento). Continua pure la tendenza negativa per gli addetti indipendenti, anche se contenuta (-1,6 per cento), per una riduzione degli indipendenti a 336.414 unità.

I macrosettori La flessione del numero dei lavoratori impiegati non è omogenea. Il dato trimestrale tendenziale regionale è stato determinato dal settore dei servizi, nel quale gli addetti sono scesi a 987.616 con una riduzione di 34.726 unità (-3,4 per cento), rispetto allo stesso periodo del 2019. La riduzione deriva dal terziario, commercio escluso, che ha pagato duramente lo scotto delle misure di prevenzione della pandemia: oggi a quota 700.984 e quindi scesi di ben -28.282 unità (-3,9 per cento) con una decisa inversione di tendenza rispetto al trimestre precedente. La dinamica è stata inferiore nel commercio, nel quale gli addetti sono 286.632 con una diminuzione del 2,2 per cento (-6.444 unità). La consistenza degli addetti in agricoltura è caratterizzata da forti oscillazioni stagionali: in totale sono 77.168 con una perdita di 1.425 unità (-1,8 per cento).

L’industria ha invece mostrato una discreta tenuta: la consistenza degli addetti è risultata pari a 499.191 unità, quindi pressocché invariata (-503 unità, -0,1 per cento).

Il lock down ha posto un freno deciso alla tendenza positiva di crescita del settore costruzioni, che pure ha mostrato una notevole resistenza, anche grazie alle misure di stimolo prefigurate dai provvedimenti governativi. Gli addetti sono lievemente aumentati (+0,4 per cento, +506 unità) rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno e hanno raggiunto quota 134.280.

 

 

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