Sul Facsal la festa di fine ramadan

Si calcola fossero presenti circa 3 mila persone, fin dall'alba, alla festa che segna la fine del periodo di digiuno diurno. Non è mancata qualche telefonata di protesta da parte di cittadini ignari di cosa stesse avvenendo

Si è tenuta questa mattina, lunedì 2 maggio, sul Facsal la festa “īd al-fiṭr” per la conclusione del ramadan. Secondo alcune stime sarebbero stati oltre 3 mila i presenti sul Pubblico Passeggio.

Non è mancata qualche telefonata di protesta – ai centralini della polizia locale – da parte di abitanti dei palazzi circostanti, ignari di quanto stesse avvenendo e disturbati dai rumori provenienti dalla folla in preghiera, già prima delle sette del mattino. Più che altro non vi è stata molta informazione rispetto a questo raduno la cui autorizzazione non spetta comunque al Comune ma è di competenza (come tutte le manifestazioni) del questore.

Nella cultura islamica la “id al-fiṭr” è la “festa della interruzione del digiuno”. Si colloca alla fine  del mese lunare di ramaḍan ed è la seconda festività religiosa più importante. E’ un momento di gioia per la fine di un lungo periodo di digiuno diurno a cu si sottopongono i credenti.

Alla cerimonia, molto partecipata da tutti i mussulmani che risiedono nella nostra provincia, ha voluto prendere parte anche il vescovo di Piacenza mons. Adriano Cevolotto che è stato accolto, fra gli altri, da Yassine Baradai, presidente della Comunità islamica di via Caorsana. Mons. Cevolotto era accompagnato da mons. Pierluigi Dallavalle, direttore dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. Questo è l’intervento pronunciato dal Vescovo:

“Ringrazio per l’invito che mi è stato rivolto, e che ho accettato molto volentieri, di essere qui stamattina alla conclusione del mese del Ramadan. Porto il saluto e la vicinanza della comunità cattolica della diocesi di Piacenza-Bobbio.

Nel messaggio del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso – che ho consegnato a mano ai responsabili della comunità di Via Caorsana (come alle altre realtà nel nostro territorio) – veniva sottolineata l’importanza e la necessità di condividere: condividere gioie e dolori. In questo momento sono qui con voi per condividere la gioia della vostra festa del ’Id al-Fitr. Sono convinto che l’impegno che avete profuso nel vivere questo mese abbia portato frutto. Per ciascuno di voi, per la vostra comunità e per la nostra comunità della quale siete parte. Mi piace pensare che ciò che ognuno vive e ciò che ogni comunità religiosa celebra non si esaurisca nel proprio ‘mondo’ ma che produca effetti anche attorno a sé. Sarebbe auspicabile che gli uni raccomandassero agli altri di vivere seriamente la propria fede perché questo non potrà che essere di beneficio per tutti. Grazie per la testimonianza che date a tutti noi. È sprone per vivere seriamente anche la nostra fede e le nostre feste.

Vi ringrazio perché appena scoppiata la guerra in Ucraina avete espresso il desiderio di partecipare alla preghiera, al digiuno, alla manifestazione pubblica dell’impegno per la pace. Credo sia stata una bella testimonianza, apprezzata da molti. Spero da tutti.

D’altra parte c’è un saluto che ci accomuna: quello del Risorto: “pace a voi!”, a cui fa eco il saluto dell’Islam: “Salam aleikoum”. Diffondere la pace (ho letto) è un segno di amore (…), perciò il Profeta condizionò l’entrata in paradiso alla diffusione della Pace (Mohammad Al-Mahrasawi, Rettore dell’Università di Al-Azhar, Egitto). Attorno a questo comune desiderio e impegno si può fare molto insieme.

Abbiamo pregato per la conclusione della guerra. Sembra che le nostre preghiere non siano state ascoltate. Ma noi siamo invitati a “pregare incessantemente, senza stancarci” (così invita s. paolo scrivendo ai cristiani di Efeso e di Tessalonica: Ef 6,18; 1Ts 5,17). Per noi si è concluso il tempo della quaresima, per voi il Ramadan, ma la preghiera per la pace rimane, così come l’impegno a costruirla, a crederci prima di tutto che le diversità possano essere composte in un mosaico, che le tensioni che possono generarsi tra visioni differenti portino a passaggi verso una convivenza arricchita e più colorata.

Non possiamo e non vogliamo arrenderci, rassegnarci di fonte a nessuna forma di violenza, a nessun conflitto che lasci dietro a sé vinti e vittime. La guerra non è mai lontana, i suoi effetti ci raggiungono sempre: li vediamo negli occhi delle donne e dei bambini che giungono tra noi, come pure nelle conseguenze che patiamo e nell’incertezza per il futuro. Allora se la guerra non è lontana, come i sentimenti di ostilità e di inimicizia che possono annidarsi nel nostro cuore, l’anelito e l’azione a favore della pace non può che essere il respiro della nostra vita. Testimoniamo a tutti coloro che incontriamo che il Dio in cui crediamo è un alleato di pace. Uno dei suoi nomi infatti è Pace, il principe della Pace. Buona festa, fratelli e sorelle”.

 

 

 

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