Terminata la stagione irrigua tra deficit idrico e aumento esorbitante dei costi dell’energia elettrica

E’ da poco terminata la stagione irrigua 2022. A fare il punto della situazione è il presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza Luigi Bisi. «Nonostante grandi difficoltà dovute alla carenza idrica e all’aumento esorbitante dei costi dell’energia elettrica siamo riusciti a soddisfare la richiesta irrigua. Le dighe di Mignano (Vernasca) e Molato (Alta Val Tidone) hanno aperto la stagione con un deficit complessivo di 7,4 milioni di metri cubi. Gravemente sotto la media anche le portate del fiume Po (fonte indispensabile per l’irrigazione del territorio di valle) con il conseguente timore che dalla riduzione dei prelievi si arrivasse al blocco totale per evitare un irreversibile inquinamento delle falde della Romagna a causa della risalita dal Mare Adriatico».

«Di grande importanza – ha sottolineato Bisi – gli incontri con i nostri consorziati per far conoscere loro l’evoluzione della crisi e permettere una miglior programmazione. A queste riunioni periodiche è stato affiancato un confronto continuo con l’ANBI (Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue), l’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po (ente di intesa unitaria e sinergia operativa fra tutti gli organi istituzionali interessati alla salvaguardia e allo sviluppo del bacino padano), la Regione Emilia Romagna, il Parco del Ducato (ente di gestione del Parco del Basso Trebbia al cui interno abbiamo delle opere di derivazione che ci permettono di derivare l’acqua del fiume Trebbia sull’areale omonimo) e gli altri enti coinvolti nella gestione della crisi idrica che ha caratterizzato tutto il periodo. I ringraziamenti da fare sono tanti a partire dagli acquaioli e dai tecnici dell’ente per lo straordinario e instancabile lavoro portato avanti per gestire al meglio i turni irrigui e la distribuzione della risorsa disponibile. A loro, alle istituzioni e ai nostri consorziati – ai quali abbiamo chiesto uno sforzo davvero grande e che si è trasformato anche in perdite economiche che non siamo riusciti a evitare – va la mia gratitudine perché senza la collaborazione di tutti, l’intero sistema sarebbe crollato.

Questa crisi idrica, la peggiore degli ultimi 70 anni, ci ha messo nuovamente di fronte al fatto che i cambiamenti climatici non sono più un fatto contingente ma un dato strutturale cui bisogna rispondere urgentemente con una politica condivisa. I Consorzi di bonifica e l’agricoltura stanno facendo da anni la loro parte ottimizzando la distribuzione irrigua e diminuendone il fabbisogno. A questa capacità di resilienza però vanno affiancati interventi infrastrutturali e tecnologici perché l’ormai ricorrente stato d’emergenza idrica è un limite allo sviluppo del sistema economico alla cui base c’è il comparto agroalimentare con il cibo che arriva sulle nostre tavole e un’articolata filiera produttiva e occupazionale. Accanto a questo non va tralasciata l’importanza della manutenzione ordinaria perché, come ci hanno ricordato anche le alluvioni delle ultime settimane, abbiamo poco tempo e tante sfide per salvaguardare una risorsa fondamentale come l’acqua. Bisogna infrastrutturare il territorio con nuove opere idrauliche ed invasi plurifunzionali per aumentare la capacità di trattenere le acque di pioggia, migliorando la salvaguardia idrogeologica e creando riserve per i momenti di necessità».

Ecco una sintesi per zone della stagione irrigua:

DISTRETTO TIDONE

La zona irrigua del Tidone si estende dalla diga del Molato sino al fiume Po e utilizza una fitta rete di canali di distribuzione delle acque che sfruttano come fonti l’invaso artificiale di Alta Val Tidone e l’impianto di Pievetta che preleva dal Grande Fiume a Castel San Giovanni.

La diga del Molato ha aperto la stagione irrigua con una mancanza di circa 4,5 di milioni di mc di acqua. La diga, a inizio giugno, ha infatti raggiunto il solo 41% della capacità di invaso con circa 3,1 milioni di mc presenti sui 7,6 di massimo volume autorizzato. Oggi la diga è praticamente vuota con il volume pari allo 0,3% del volume autorizzato.

I rilasci dalla diga a scopo irriguo sono terminati il 6 agosto, almeno un mese prima rispetto alla media. I prelievi da Po sono continuati anche in settembre sempre nel rispetto delle raccomandazioni emerse dagli Osservatori dell’Autorità Distrettuale del Fiume Po-MiTE impegnato a garantire risorsa al Delta per scongiurare la repentina risalita di acque dal Mare Adriatico.

DISTRETTO ARDA

Nel distretto Arda ci sono 2 sistemi irrigui, uno sotteso alla diga di Mignano e l’altro denominato Arda Po che sfrutta il Grande Fiume prelevando dall’impianto di Scazzola a San Nazzaro di Monticelli.

La diga di Mignano ha aperto la stagione irrigua con quasi 7 milioni di metri cubi di acqua presente pari a circa il 70% del volume massimo autorizzato (mancavano 2,9 milioni di mc rispetto al massimo che è di 9,8 milioni di mc). Oggi il volume della diga è pari a circa il 2,8% del volume autorizzato. I rilasci dalla diga a scopo irriguo sono terminati l’11 agosto, oltre un mese prima rispetto alla media.

Da Po, come per il Tidone, sono continuati anche in settembre e sempre in modo molto ridotto e nel rispetto delle raccomandazioni.

DISTRETTO TREBBIA

Il distretto del Trebbia per svolgere la propria funzione irrigua utilizza le acque superficiali del fiume omonimo implementate dai rilasci della diga del Brugneto (Torriglia, GE) che per l’anno in corso sono stati due: il 17 giugno (con un mese di anticipo rispetto alla media) per 2,5 milioni di metri cubi e il 29 luglio per 700 mila mc. Pochi giorni prima del rilascio di giugno era stata ottenuta anche la deroga del Deflusso Minimo Vitale (DMV) con soddisfazione da parte del Presidente nonostante le difficoltà burocratiche che avevano comunque costretto l’ente a prelievi gravemente insufficienti nelle settimane precedenti.

La tematica del DMV, sia come calcolo sia come richiesta di deroga dello stesso, continua a essere al centro del dibattito: premesso che è necessario un equilibrio tra canali a cielo aperto e condotte, anche il mondo consortile condivide e appoggia il discorso che l’avere una costante presenza di risorsa nei corsi d’acqua (sia torrenti sia rete distributiva) vada a beneficio di flora, fauna ed esalti la biodiversità, oltre ovviamente alla ricarica delle falde. Secondo il Consorzio è importante cambiare metodo di calcolo dimensionandolo in considerazione delle portate reali e delle esigenze territoriali. A dimostrazione di ciò, anche senza prelievo a fini irrigui, in molti giorni dell’anno non è presente un flusso di acqua che arrivi anche solo a garantire il DMV. Va poi aggiunto che quasi ogni anno si è costretti a chiedere alla Regione Emilia Romagna deroghe che in quanto tali dovrebbero avere carattere di eccezionalità.

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