Torlasco: “La legge italiana non favorisce l’impreditorialità femminile, ma qualcosa sta cambiando”

Impreditorialità femminile in Cattolica

L’8 marzo si avvicina a grandi passi e l’Università Cattolica ha pensato di celebrare degnamente questo avvenimento con una serie di incontri dedicati all’imprenditoria femminile, grazie alle Facoltà di Economia e Giurisprudenza. Si è partito oggi con Maria Claudia Torlasco, presidente nazionale di Aidda, Associazione Imprendritici Donne Dirigenti d’Azienda, nonchè imprenditrice sanremese proprietaria della Mastelli Srl, eccellenza nel campo della dermatologia, ginecologia, radioterapia, medicina estetica e ortopedia.

Come si distingue una guida femminile in azienda da una maschile? “Nel 2014-2016 abbiamo partecipato a un gruppo di lavoro che ha condotto un’indagine in 6 Paesi d’Europa, (Italia compresa) su 200 imprese sopra i 250 dipendenti passate da una governance maschile a una femminile. Il risultato scientificamente significativo emerso è che dopo il passaggio al femminile le performance economiche sono migliorate”. La legge italiana non favorisce l’imprenditorialità femminile. In uno studio condotto nel 2017 da Equileap, riportato da Il Sole 24 Ore, che prendeva in considerazione composizione del Cda, top management, rapporto vita/lavoro all’interno delle aziende ed impegno nell’emancipazione femmnile, si nota come le aziende più “sensibili” al tema a livello nazionale siano solo 64° e 150° a livello mondiale (rispettivamente le due banche Intesa San Paolo e Unicredit).

“Ma qualcosa si è mosso – assicura Torlasco -, la legge del 2012 sulle quote rosa nei consigli di amministrazione delle SpA ha mosso dei meccanismi consolidati, scardinando abitudini che vedevano gli uomini prevalere. Poi c’è stata la legge del finanziamento alle imprese femminili. Insomma qualcosa c’è, non tantissimo, ma qualcosa c’è”.

Altro tema cui prestare attenzione è il gap salariale che ancora attanaglia molte imprese italiane. AIDDA è nata proprio per sostenere e incentivare l’imprenditorialità femminile, opponendosi a disuguaglianze di sorta. L’interesse per il tema dell’impresa femminile lo spiega il prof. Paolo Rizzi, promotore dell’iniziativa, insieme alle prof.ssa Franca Cantoni e Barbara Barabaschi “La cosiddetta Womeneconomics può rappresentare oggi, in un momento di profonda revisione delle strutture sociali e dei valori collettivi che fondano la convivenza tra individui ed istituzioni, una forma di economia nuova, più equa e resiliente”. 

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