Con un inatteso “colpo di mano” il Governo elimina la cedolare secca per i negozi

Secondo Confedilizia la scelta del Governo Conte è "incredibile" e davanti alla moria di esercizi commerciali si elimina l'unica norma che dava respiro al settore

L’Italia è un paese in cui se una cosa funziona si pensa subito di toglierla di mezzo. Così è successo con un blitz inatteso per una misura che stava funzionando bene e che dava una mano ad un settore, quello del commercio tradizionale, fortemente in crisi.
Mentre tutti gli ultimi governi, nonostante le tante promesse, ancora non hanno varato una tassa nei confronti dei big del web che in Italia guadagnano miliardi di euro senza pagare un centesimo di tasse si elimina un provvedimento che stava calmierando i prezzi degli affitti permettendo congrui risparmi. Enorme lo stupore che arriva da parte di Confedilizia che ha diramato un comunicato.

 

“La scorsa notte, il Governo e la maggioranza hanno deciso di annullare la cedolare secca del 21 per cento sugli affitti dei negozi, che era stata introdotta un anno fa con l’intento di limitare la gravissima crisi dei locali commerciali.

Si tratta di una decisione sorprendente. La misura era condivisa da tutte le forze politiche: l’hanno varata il Movimento 5 Stelle e la Lega con l’ultima manovra e per questa legge di bilancio vi erano emendamenti che ne prevedevano la conferma da parte dello stesso Movimento 5 Stelle, del Partito democratico e di Italia Viva, oltre che delle forze di opposizione (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia).

La necessità della cedolare era talmente evidente che a richiederla erano state anche le associazioni dei commercianti, convinte anch’esse che l’eccesso di tassazione sui proprietari dei locali affittati ostacolasse l’apertura di nuove attività. In assenza della cedolare, che era stata prevista per i contratti stipulati nel 2019, il proprietario è infatti soggetto all’Irpef, all’addizionale regionale Irpef, all’addizionale comunale Irpef e all’imposta di registro, per un carico totale che può superare il 48 per cento del canone e al quale deve aggiungersi la patrimoniale Imu-Tasi, oltre alle spese di manutenzione dell’immobile e al rischio morosità (per non parlare degli effetti provocati dalla preistorica regolamentazione dei contratti di locazione interessati).

Insomma, mentre ci si straccia le vesti per l’espansione di Amazon e per la moria di negozi, si elimina l’unica misura con la quale vi era speranza di rianimare un comparto in crisi, contribuendo anche a migliorare l’aspetto delle nostre città, combattendo degrado e insicurezza. Davvero incredibile”.

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