Un percorso per scoprire luoghi e storie “segrete” di Palazzo Farnese

Aprirà al pubblico il 25 settembre un suggestivo itinerario che permetterà di scoprire storie e luoghi inediti del palazzo progettato dal Vignola ne 1561

Si chiamerà “Farnese Segreto” l’itinerario che dal 25 settembre i piacentini ed i turisti potranno percorrere all’interno dello storico palazzo di piazza Cittadella per scoprire, questa volta, non il contenuto (i Musei civici e l’Archivio di Stato) ma il contenitore, quell’edificio progettato 460 anni fa dal Vignola. Percorrendo 600 scalini, salendo fino a 40 metri d’altezza attraverso una scala a chiocciola, si potrà gettare un suggestivo sguardo a Piacenza ed alla stessa cittadella viscontea, scoprendone aspetti ed opere inedite e sconosciute ai più. La stessa conferenza stampa di presentazione odierna si è tenuta presso il loggiato del Mastio Visconteo, luogo che (salvo poche eccezioni) neppure chi lavora all’interno di palazzo Farnese conosceva. Anche i sotterranei, dove sono ospitati il Museo Archeologico ed il Museo delle Carrozze verranno raccontati seguendo le orme della storia. Le guide piacentine che accompagneranno i visitatori attraverso questo “tour di palazzo” (della durata di un’ora e mezza)  narreranno di quando in quei sotterranei ferveva la vita quotidiana con il lavoro dei cucinieri che vi preparavano i pasti, agli stallieri che accudivano i cavalli, fino ai valletti di corte che qui lavavano il Duca in una grossa vasca circolare. Saranno esposte armature ed opere d’arte normalmente ospitate nei depositi, si potranno visitare gli appartamenti di corte che oggi ospitano l’Archivio di Stato, con il corridoio e le sue volte a botte.

«Apriremo il palazzo nella sua interezza – ha spiegato l’assessore alla cultura Jonathan Papamarenghi – dando l’opportunità di visitare spazi mai visti, mai mostrati».

«I piacentini – e non solo – hanno dimostrato, con il loro vivo interesse per il patrimonio museale e con l’affluenza agli spettacoli della nostra estate culturale, di voler vivere Palazzo Farnese a 360 gradi. Questo ci spinge ad attuare nuove iniziative, portando avanti un investimento forte non in termini economici, ma sotto il profilo delle idee e dei progetti che possano valorizzare ulteriormente la bellezza e la ricchezza storico-artistica della mole vignolesca”. A sottolinearlo, presentando in anteprima “Farnese Segreto”, è stato l’assessore a Cultura e Turismo Jonathan Papamarenghi, che ha annunciato “l’apertura al pubblico di spazi sinora mai resi accessibili ai visitatori, con la possibilità di ammirare una ricca collezione di opere custodite nei depositi dei Musei Civici e di seguire un itinerario alla scoperta delle suggestioni, dei misteri e del fascino senza tempo di antiche sale, loggiati e torri. Sarà una vera e propria esperienza immersiva e coinvolgente, che ci permetterà di consolidare ulteriormente l’identità di Palazzo Farnese come cittadella delle arti e della cultura».

«E’ importante riappropriarsi di questo luogo della cultura – ha sottolineato il direttore dell’Archivio di Stato Anna Riva -. La storia del palazzo deve essere conosciuta dai piacentini e questo percorso permette di farlo dai sotterranei al sottotetto. Il Farnese, nella sua interezza,  viene messo a disposizione della città. Noi come Archivio custodiamo la memoria dei piacentini da Carlo Magno in poi. Noi custodiamo la memoria “di carta” che si integra a perfezione con il patrimonio monumentale. Attraverso la conoscenza  di questa struttura ci riappropriamo della nostra memoria».

E’ proprio grazie alla sinergia fra Musei Civici e Archivio di Stato se sarà possibile godere di questo “Farnese Segreto” pensato ed allestito in tempi record grazie alla collaborazione di tanti soggetti diversi che hanno lavorato in assoluta sinergia.

Il percorso del “Farnese Segreto”

La mostra esperienziale si propone di offrire al pubblico un percorso inedito all’interno del maestoso edificio vignolesco, rendendo visitabili ambienti finora preclusi durante i consueti itinerari guidati. L’evento si propone non solo come una semplice esposizione di opere, ma come un’avventura tutta da vivere e scoprire, tra le scale a chiocciola e gli spazi più reconditi del Palazzo.

Partendo dal Museo delle Carrozze nei sotterranei, si salirà per una suggestiva scala a chiocciola fino all’ultimo piano dell’edificio, sede attuale dell’Archivio di Stato. Da lì si intraprenderà un percorso in discesa che avrà ad oggetto inizialmente la Cappella Ducale, visibile dalla cantoria di destra – normalmente non accessibile – e proseguirà nella Pinacoteca, collocata nel cosiddetto “Appartamento Dorato” con le sue mirabili volte affrescate da autori quali Andrea Seghizzi e Giovanni Battista Caccioli, ulteriormente valorizzate da una nuova campagna fotografica e da studi aggiornati presentati nella guida.

Dalla Pinacoteca si avrà accesso a due mezzanini, aperti in via eccezionale al pubblico. In quello superiore, situato tra il piano nobile e l’ultimo piano, originariamente destinato ad alcova delle damigelle, si potranno ammirare le “Storie Zefiro e Flora” dipinte tra 1710 e 1711 dal fiorentino Sebastiano Galeotti. Le dimensioni contenute della stanza permettono di apprezzare da vicino la grande qualità dell’opera, ma allo stesso tempo la geniale quadratura ideata dal cremonese Francesco Natali, collaboratore in più occasioni del Galeotti, il quale dilata illusoriamente lo spazio tanto da far percepire assai più lontane da noi le mitologiche figure volteggianti. La saletta è senza dubbio una delle più pregevolmente decorate del Palazzo, nonostante la sua difficile accessibilità.

Scendendo invece nell’ammezzato, tra piano nobile e piano rialzato, si darà spazio ad un artista fiammingo che fece la propria fortuna a Piacenza: Robert De Longe. Qui verranno svelati sette ovali, donati al museo nel 1961 da Carlo Anguissola ma troppo a lungo destinati ai depositi. De Longe, morto l’anno prima dell’arrivo di Galeotti in città, si impose nel nostro territorio grazie alla superba raffinatezza delle sue opere, tanto che ebbe il privilegio di vedere il proprio nome in tutte le principali commissioni pittoriche della fine del diciassettesimo e dell’inizio del diciottesimo secolo tra Cremona, Monticelli d’Ongina, Lodi e Piacenza.

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