Una commissione (quella antimafia di Piacenza) in cerca di presidente

Fra tre settimane si riunirà per la prima volta la commissione antimafia del consiglio comunale di Piacenza. Per la presidenza si fa il nome di Levoni, che sarebbe però osteggiato da alcuni membri di maggioranza, e di Giardino che ringrazia e declina

Più che la commissione comunale antimafia, istituita in seguito all’affaire Caruso (ex presidente dello stesso consiglio di Piacenza, arrestato ed accusato di essere legato all’ndrangheta) sembra ormai la commissione della discordia.

Già la sua nascita è stata lunga ed è terminata con un ancor più sofferto travaglio finale, nelle scorse settimane.

All’indomani delle manette a Caruso  il consigliere di minoranza Roberto Colla aveva proposto una commissione proprio focalizzata sull’ex presidente.

La maggioranza ha preferito optare invece per una più sfumata commissione permanente di promozione della cultura della legalità. Chi insomma puntava ad un “tribunale politico” si è visto rifilare qualcosa che suona un po’ come “l’ora di educazione civica per i politici nostrani”.

Le minoranze non l’hanno presa bene come hanno ampiamente e veementemente manifestato durante le sei ore di consiglio. Visto che però la bilancia dei voti non pende dalla loro parte … è passata la commissione permanente e sui social sono incominciati i “mugugni” degli “sconfitti”, ma anche di qualche esponente della maggioranza.

Compiuta la scelta per il centrodestra si è però aperto un altro fronte caldo ossia a chi affidare la presidenza della stessa commissione permanente che dovrà riunirsi per la prima volta il 21 luglio, alla vigilia delle ferie agostane.

E’ spuntato il nome del liberale Antonio Levoni che, teoricamente, farebbe parte della maggioranza ma che su tanti capitoli si è messo di traverso alla giunta e che per questo non gode di amore incondizionato da parte di tanti colleghi di schieramento.

L’outsider che potrebbe mettere tutti d’accordo è Michele Giardino, serio uomo di centro destra, eletto con Forza Italia (fu il terzo più votato) e poi passato al gruppo misto per dissapori interni al suo partito. Peccato però che lo stesso Giardino, questa mattina, si sia cortesemente sfilato dalla corsa alla presidenza di una commissione che avrebbe voluto fosse frutto di un accordo bipartisan come sottolinea con un post su Facebook: «Giardino possibile presidente della Commissione antimafia? Non ho partecipato al voto che l’ha istituita perché ritenevo che a quel voto ci si dovesse arrivare a Consiglio comunale unito. Adesso auspico che la presidenza sia almeno affidata alle minoranze.  Perciò, scusatemi, ma declino fin d’ora l’invito».

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