Una villa di lusso a Zoagli comprata con fondi sottratti al fallimento: 11 piacentini indagati

L’operazione condotta dalla guardia di Finanza ha portato al sequestro di vari beni, fra cui una fabbrica, per un totale di 13 milioni di euro. Coinvolti anche alcuni professionisti

Undici soggetti indagati, quattro società coinvolte, tre professionisti, 13 milioni di euro sequestrati. Sono questi i principali numeri dell’operazione denominata “Gold Digger” portata a termine dai militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Piacenza, al termine di complesse indagini coordinate dalla locale procura della Repubblica.

L’attività investigativa era partita dal fallimento di un’importante società operativa nel settore della fabbricazione di strutture e parti assemblate metalliche.

Gli amministratori dell’azienda, a seguito di una serie di operazioni dolose, avevano portato la struttura al collasso e contemporaneamente avevano sottratto il beni all’aggressione dei creditori utilizzando una società neocostituita allo scopo.

Prima ancora erano state emesse fatture false per gli anni d’imposta compresi tra il 2007 ed il 2010, per un importo pari ad € 6.510.516.

Quando i finanzieri hanno incominciato ad indagare i soggetti coinvolti hanno avviato la messa in liquidazione (nell’anno 20139 per impedire al fisco il recupero delle somme indebitamente sottratte

Hanno dunque creato una nuova realtà aziendale nel 2010, ripulita dalle situazioni pendenti in capo alla società preesistente, trasferendo di fatto quanto di buono della fallita ossia clienti e tecniche produttive. L’amministratore ha trasferito dipendenti specializzati, beni strumentali e competenze alla nuova società, rappresentata legalmente da un parente stretto.

C’è dunque stata una vendita di beni strumentali da parte della fallita (bad company) alla neocostituita (good company) e, soprattutto, è stato stipulato un accordo capestro tra il socio principale, fittiziamente protagonista di una controversia con la figlia, e la nuova società, con il quale è stato sancito il subentro della seconda nell’affitto dei locali adibiti a sede operativa e la facoltà di utilizzo di tutte le attrezzature presenti.

Nei fatti l’imprenditore ha tuttavia continuato ad essere il dominus di tutte le attività gestionali ed operative della neo-costituita, pur figurando come mero collaboratore esterno.

Le indagini dalle Fiamme Gialle hanno permesso di evidenziare la connessione esistente tra la vecchia e la nuova realtà aziendale, i cui processi operativi ed amministrativi si sono svolti in perfetta continuità rispetto a quelli preesistenti.

Le ulteriori attività investigative hanno poi consentito di ricondurre alla disponibilità degli indagati un immobile di notevole pregio, situato in una villa da poco ristrutturata al confine fra Rapallo e Zoagli (GE), nella Riviera Ligure di Levante, con accesso privato alla spiaggia, del valore di circa 2.600.000 euro. L’appartamento fa parte di una villa venduta alcuni anni fa dalle suore Orsoline a privati e radicalmente rinnovata.

L’appartamento che si affaccia sul mare, con un’ampia vetrata e terrazzo, è stato acquistato dagli indagati grazie ad una società costituita allo scopo, mediante l’interposizione di una fiduciaria parmense ed il coinvolgimento attivo di un noto commercialista piacentino, al fine esclusivo di “schermare” la provenienza delittuosa del denaro distratto dalle casse della fallita.

Una volta dichiarato il fallimento, su istanza del Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica di Piacenza nel 2018, per il quale è tuttora pendente il Ricorso in Cassazione, gli indagati hanno tentato di accedere alla procedura del concordato preventivo, ripianando contestualmente la loro posizione debitoria avvalendosi della cd. “Pacificazione Fiscale” (art.6 DL 119/2018) con il pagamento di 2.357.000 euro ripartiti in 20 rate.

Hanno formulato una apposita domanda di adesione allo questa “sanatoria” presso la Direzione Provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Piacenza, prelevando le somme dovute da conti correnti intestati alla nuova società, facendole prima transitare su un conto intestato ad un professionista al fine di occultarne la provenienza.

Per il ruolo giocato in questo complicato piano ora gli 11 soggetti sono stati iscritti, a vario titolo, nel registro degli indagati, per le fattispecie delittuose di bancarotta fraudolenta per distrazione aggravata, appropriazione indebita aggravata, riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e favoreggiamento personale.

 Al termine dell’attività d’indagine, è stata disposta la misura cautelare reale del sequestro preventivo, del 100% delle quote di due società (per le quali il Tribunale di Piacenza ha nominato due Amministratori Giudiziari), di tutti i beni mobili ed immobili nelle loro disponibilità, delle somme presenti sui loro conti correnti e, inoltre, di tutte le somme presenti sui conti correnti intestati a 3 indagati fino alla concorrenza di 6.510.516 euro. Tra i beni sequestrati, di particolare rilievo sono l’immobile di lusso situato nella Riviera Ligure di Levante (2.600.000 euro) e la fabbrica utilizzata dalla società, del valore di circa 8.500.000 euro. Sui conti correnti intestati agli indagati ed alle società coinvolte sono stati invece sottoposti a misura circa 530.000 euro.

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