Angela Fugazza racconta il suo Venezuela durante l’incontro del Laboratorio Mondialità Consapevole

Angela Fugazza racconta il suo Venezuela al Laboratorio Mondialità Consapevole

Le cronache delle ultime ore raccontano che la situazione in Venezuela è ad alta tensione: Guaidò è tornato a Caracas dopo aver lasciato il Paese 10 giorni fa. Rischia l’arresto e lo sa, anzi sfida Maduro dichiarando di volere “mettere fine all’usurpazione di Maduro”. Uno sguardo, un punto di vista sulla situazione del Paese ce lo può dare anche una ragazza italo venezuelana, Angela Fugazza, che si è raccontata durante un’ incontro molto partecipato organizzato dal Laboratorio Mondialità Consapevole presso l’Università Cattolica di Piacenza, con la presenza di tantissimi studenti.

Racconta di essere nata nel 1989, ovvero l’anno “in cui è avvenuto il colpo di stato da parte di Chavez, fallito. Tante vite sono state perse ma in quel momento è andata avanti la democrazia. Purtroppo nel momento in cui io vivevo la mia adolescenza Chavez ha vinto le elezioni. Non ero abituata alla vita che facciamo qua, i bambini non giocano per strada, non si va a scuola in pullman, chi lo fa abita molto vicino o sono ragazzini che vivono nelle parti delle città più povere”.

Angela ha tenuto a precisare che le fonti da cui ha preso le informazioni per la sua relazione vengono da dati ufficiali. “In Venezuela è forte la censura dei mezzi di comunicazione, capita spesso coi famigliari di informarsi solo tramite catene di Whatsapp  o Instagram. I giornalisti stessi hanno un account Instagram per divulgare, informare ogni volta che c’è una protesta. Non esistono altri modi per informarsi”.

Secondo l’IMF (International Monetary Fund), se le cose continuano andare in questo modo, il tasso d’inflazione sarà di 10.000.000% “significa che con lo stipendio minimo si riuscirà a comprare forse una bottiglia d’acqua – prosegue Angela -, inoltre Caracas è stata definita una delle città più violente al mondo”. Quest’ultimo dato è confermato dalla Ong messicana Seguridad, Justicia y Paz, che ogni anno redige questo tipo di classifica includendo tutti i centri abitati con più di 300mila abitanti. E sono confermati dall’Osservatorio venezuelano sulla violenza che snocciola numeri sconvolgenti: solo lo scorso anno nel Paese sudamericano i morti ammazzati hanno infatti rasentato i 30mila – per la precisione 28.479.

Una situazione resa ancora più difficile dalla presenza dei Colectivos, “un gruppo paramilitare che si trovano nei barrios. Chavez, non potendo controllare tutte le forze armate, ha preso le armi dalla Russia e ha armato queste persone. Questi sono i più facilmente manipolabili, perchè a loro basta una casa e cibo tutti i giorni, e si vendono al miglior offerente”.

Alcuni fatti hanno toccato da vicino la famiglia di Angela. “7 anni fa un gruppo di 9/10 persone sono entrate nel palazzo dove abitiamo noi e hanno preso ogni singola famiglia e persone, le hanno legate e messe in una stanza mentre svaligiavano tutto. Il problema in questo caso è che alla fine dobbiamo essere pure grati perchè nessuno ne è uscito ferito e siamo vivi. Il livello di impunità è talmente alto che non abbiamo mai visto la polizia dopo aver fatto denuncia”. Altri dati sconcertanti dimostrano che il 91% della popolazione venezuelana viva al di sotto della soglia di povertà e il 65% al di sotto di una soglia di estrema povertà.

Secondo Amnesty International in Venezuela c’è carenza dall’80 al 90% delle forniture di medicinali. “Lo stesso Luis Almagro (Organizzazione Stati Americani) ha dichiarato che i bambini appena nati in Siria hanno più probabilità di sopravvivere rispetto al Venezuela” (discorso pubblico al CSIS a febbraio 2018). Ma soprattutto la carenza riguarda “l’85% dei medicinali presenti nel mercato attualmente, e 13 mila dottori hanno abbandonato il Paese”. Questo ha causato un aumento di tubercolosi e malaria. “In Venezuela non abbiamo neanche la possibilità di decidere se essere Pro o contro i vaccini, perchè non ce ne sono”. 

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