Violano il registro elettronico: oltre cinquanta gli studenti del Romagnosi e Casali coinvolti

La vicenda è emersa dopo la denuncia fatta dalla preside alla polizia postale ma sembra che alcuni ragazzi avessero "rubato" la password ad una docente già lo scorso anno scolastico. C'è chi si è cancellato fino a 30 giorni di assenza. Ora rischiano di andare a processo

Se per marinare la scuola un tempo ci si doveva inventare calligrafi, imitando alla perfezione la firma dei genitori sulle giustificazioni, oggi i ragazzi affinano tecniche di hackeraggio e violano i registri elettronici con raffinati “trojan”.

I registri virtuali – che hanno preso il posto di quelli cartacei – hanno tanti aspetti positivi ma sono anche facilmente penetrabili.

Lo dimostrano due recenti casi, uno avvenuto a Grosseto (ed emerso un paio di giorni fa), il secondo invece tutto piacentino, accaduto presso gli Istituti Romagnosi e Casali.

Nel caso di Grosseto usato un trojan per cancelare le assenze

In Toscana a finire nei guai sono stati dieci studenti liceali, tutti minorenni all’epoca dei fatti: abili hacker hanno “iniettato” un malware nel registro della loro scuola, si sono impossessati delle password dei docenti ed hanno modificato le presenze a lezione. Ora (a chiusura delle indagini) rischiano grosso sotto il profilo penale. Quella che forse hanno vissuto come una bravata configura una serie di reati: accesso abusivo a sistemi informatici, falsità materiale in atti pubblici, danneggiamento di banche dati dello Stato; in caso di condanna le pene possono andare da 1 a 4 anni di reclusione.

A Piacenza rubata la password del registro elettronico. Cinquanta studenti coinvolti

Simile il caso piacentino che riguarderebbe però un numero molto maggiore di studenti, iscritti agli istituti Romagnosi e Casali. Si parla di una cinquantina di ragazzi, ma il numero potrebbe anche essere maggiore.

L’episodio è emerso nei giorni scorsi dopo che la preside, la professoressa Cristina Capra, ha sporto denuncia alla polizia postale, ma tutto avrebbe avuto origine addirittura lo scorso anno scolastico. Alcuni studenti (sembrerebbe del Romagnosi) avrebbero carpito la password di una docente forse “adocchiandola” sulla sua agenda scordata in classe o forse spiando la professoressa mentre la immetteva sulla tastiera od ancora individuandola sul computer (fra le quelle involontariamente memorizzate).

Ciascun insegnante ha una propria password personale e con quella può immettere i voti relativi solo alle classi dove insegna e solo per le sue materie, mentre non può in alcun modo intervenire sui voti delle colleghe. Visto che però, spesso, i docenti dei due istituti (che sono parte della stessa direzione) vengono utilizzati per supplenze interne, possono modificare i dati relativi a presenze ed assenze delle due scuole.

Ogni studente deve frequentare le lezioni per circa 900/990 ore all’anno (l’ammontare varia a seconda dell’istituto/liceo e fra biennio e triennio) e può assentarsi al massimo per 1/3 del totale; se supera questa soglia perde l’anno.

Così alcuni studenti del Romagnosi prima e del Casali poi hanno pensato bene di aggiustare il registro. Ovviamente la voce è girata ed il numero di “clienti” di questo servizio è notevolmente cresciuto. Qualcuno avrebbe cancellato fino a trenta di assenze, la maggioranza invece si sarebbe limitata a dieci/quindici giorni.

Il trucco è durato per parecchio (c’è chi dice addirittura dall’inizio dell’anno scolastico 2018/2019) finché alcuni professori se ne sono accorti (parrebbe nel novembre 2019) ed hanno segnalato l’anomalia alla dirigente scolastica. La preside  dopo lunghe indagini interne, ha sporto denuncia alla polizia postale. Trattandosi alla fine di un database rimane traccia di ogni modifica apportata al registro e dunque è stato possibile scoprire tutti i dati falsificati e stilare un elenco del “furbetti del registro”. Ora gli inquirenti dovranno stabilire le diverse responsabilità da chi ha materialmente rubato la parola chiave, a chi modificava i dati, fino a chi usufruiva semplicemente del servizio. Gli studenti coinvolti, come nel caso di Grosseto, rischiano di finire sotto processo per uno o più reati, con spese notevoli di avvocati ed il rischio di trovarsi la fedina penale sporca, in caso di condanna.

Sul fronte scolastico sarebbero in arrivo sospensioni fino a 15 giorni e probabilmente anche “pene alternative” con attività di volontariato decise dalla scuola.

Una vicenda che per il numero di studenti interessati sta già facendo “parecchio rumore”. Questa mattina, essendo sabato, l’istituto Romagnosi è presidiato solo da una bidella; impossibile dunque raccogliere la voce della dirigente scolastica che però sembra aver diramato – ovviamente sul registro elettronico – un ordine di “silenzio stampa” rivolta a  docenti, ragazzi e famiglie per evitare il diffondersi di “notizie imprecise”.

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