Zilocchi: “i nuovi voucher sono uno schiaffo alla democrazia”

Intervista a Gianluca Zilocchi, segretario generale Cgil di Piacenza sui nuovi voucher

C’erano una volta i voucher, strumento usato ed a volte abusato per pagare le prestazioni occasionali. Il governo, lo scorso marzo, con un colpo di mano, li tolse di mezzo lasciando spiazzati un po’ tutti. I sindacati ed anche quelle piccole imprese che i buoni lavoro li avevano usati onestamente. La paura principale di Palazzo Chigi, probabilmente, era quella di dover affrontare il referendum promosso dalla Cgil.

Usciti alla chetichella dalla finestra ora i voucher rientrano dalla porta con un nuovo nome e nuove regole. Si chiamano “contratto di prestazione occasionale” per le imprese e “libretti famiglia per i privati”. Questi ultimi servono per pagare piccoli lavori domestici, come giardinaggio, pulizia e manutenzione, assistenza domiciliare, lezioni private. Il compenso, per il lavoratore sarà di 8 euro mentre due euro copriranno i contributi e l’Inail. Un po’ più complicato il meccanismo del  contratto di prestazione occasionale riservato  professionisti, aziende ed  enti pubblici. Il datore di lavoro effettuerà il pagamento attraverso F24 mentre il lavoratore riceverà un bonifico direttamente dall’Inps entro il 15 del mese successivo.

E’ stato introdotto un compenso minimo giornaliero di 36 euro, corrispondenti al pagamento di quattro ore lavorative. Per le ore successive il compenso non potrà essere inferiore ai  9 euro l’ora. I tetti annui di compenso sono 5.000 euro per ciascun lavoratore e di 280 ore annue.

Non mancano le critiche a questi nuovi strumenti, da un lato per le complicazioni burocratiche introdotte, dall’altro perché c’è chi sul fronte sindacale si sente decisamente preso in giro. E’ il caso della Cgil come ci ha confermato Gianluca Zilocchi, segretario generale Cgil di Piacenza.

Zilocchi come vi sembrano questi nuovi strumenti, PrestO e Libretto di Famiglia?

Ancora prima dei contenuti c’è una questione di metodo rispetto al fatto che la reintroduzione di uno strumento di questo tipo, rivolto anche al mondo dell’impresa, per noi è stato uno schiaffo molto pesante. Non tanto nei confronti della Cgil e delle nostre idee ma al concetto stesso di democrazia.

Cosa intende con schiaffo alla democrazia?

Abbiamo presentato un referendum supportato da un milione e trecentomila firme che chiedeva l’abrogazione dei voucher. Non voglio nemmeno discutere se la nostra proposta fosse giusta o meno. Ma se c’è un referendum e tu cancelli la norma per evitarlo e poi la reintroduci sotto una nuova forma …. beh questa è una violazione palese di un principio di democrazia.

Infatti avete protestato a Roma nelle scorse settimane.

Si. Abbiamo fatto una manifestazione nazionale a Roma molto partecipata e riuscita per chiedere un intervento del Presidente della Repubblica e della Corte Costituzionale a cui faremo un ricorso perché secondo noi quanto successo è anticostituzionale. Vedremo gli esiti di questi ricorsi. Nel frattempo il governo è intervenuto con queste norme che sono contraddittorie fra di loro. Noi non siamo contrari al lavoro occasionale, anzi. Insieme al referendum abrogativo avevamo raccolto le firme anche su una legge di iniziativa popolare che era  la Carta dei Diritti Universali. Una proposta molto complessa di 97 articoli che parlava dei diritti sui licenziamenti che sono stati cancellati, l’articolo 18 e quant’altro. Parlava di nuove forme del mercato del lavoro. Fra queste forme c’è una nostra proposta su come normare il lavoro occasionale nel nostro paese.

Quindi riconoscete anche voi che per certe situazioni c’è la necessità di poter gestire il lavoro occasionale?

Certo, c’è una necessità vera che è rivolta soprattutto alle famiglie per lavoretti come il giardinaggio, l’assistenza saltuaria domestica, eccetera. Situazioni che possono essere normate. Noi avevamo una proposta in questo senso che si limitava alle famiglie, alle associazioni ricreative, sportive e culturali che potevano usare questi strumenti per manifestazioni, eventi particolari. Questo non ha nulla a che vedere con il resto del lavoro delle imprese dove, secondo noi, non c’è necessità di avere uno strumento di lavoro occasionale.

Perché non c’è bisogno? Le imprese in realtà chiedono di poter usare strumenti semplici e flessibili

L’occasionalità nel mondo delle imprese è già governata, gestita  con strumenti come il lavoro ad intermittenza, i contratti di somministrazione,  le agenzie interinali. Se un’impresa ha bisogno gli strumenti ci sono. Magari costano un po’ di più … ma il lavoro costa. Se diventa la variabile su cui scaricare la competizione con le altre imprese … allora questo va a discapito dei lavoratori di quelle imprese.

Insomma questi nuovi voucher non le piacciono proprio?

Il governo è intervienuto in una maniera anche peggiorativa rispetto a prima per alcuni aspetti. Ci sono due strumenti che sono pensati in maniera diversa. Da un lato per le famiglie, con questo libretto … su cui potremmo discutere. Certo non è un contratto di lavoro come noi chiedevamo.  Pensavamo che, anche nel caso di somministrazione del lavoro occasionale per le famiglie, si venisse a costituire un vero e proprio rapporto di lavoro, seppure occasionale e saltuario. Un contratto da cui derivassero tutele e diritti quali permessi, ferie, giorni di riposo.

Di fatto invece è la riproposizione del vecchio voucher sottoposto ad un leggero restyling?

Si. Cambia la forma. Non saranno più dei buoni come prima perché verranno liquidati direttamente dall’Inps sul conto corrente della persona.

E i PrestO invece?

Analogamente viene istituita una seconda forma di lavoro occasionale per le imprese fino ai cinque dipendenti. Stiamo parlando, in Italia, della stragrande maggioranza delle imprese.

L’impresa di quattro dipendenti che ha bisogno di un saldatore meccanico invece di utilizzare gli strumenti corretti (agenzie per il lavoro, contratto a termine etc.) potrà usare questo strumento  che noi pensiamo sia sbagliato nel principio e nelle forme con cui viene riproposto.

Non è un contratto, siamo nuovamente a una forma che slega ogni forma di subordinazione del lavoratore con l’impresa. Noi pensiamo che questa sia una patologia del mercato del lavoro italiano. E’ una via di uscita per scaricare costi (e non per una funzionalità organizzativa). Si dice che i voucher servivano per i bar e i ristoranti ma sono già previste forme molto flessibili  di part time, di lavoro nei week-end. Così anche nei supermercati, nei centri commerciali.  Le formule ci sono tutte. Questo è un escamotage su cui non siamo assolutamente d’accordo. Faremo di tutto per continuare la nostra battaglia. L’abbiamo chiamata sfida per i diritti. Lo ripeto è stato uno schiaffo alla democrazia. Al di là della valutazione negativa su questi nuovi strumenti c’è quella su un’operazione politica spregiudicata che per me è un allarme democratico. Tecnicamente poi pensiamo siani addirittura peggiorativi rispetto ai vecchi voucher?

Perché peggiorativi?

Perché c’è una norma pericolosa che vedremo nell’attuazione concreta. In pratica l’impresa ora comunica la volontà d utilizzare questo lavoro occasionale ma entro tre giorni questa comunicazione può essere revocata. E’ una istigazione all’abuso. Se io oggi utilizzo, voglio utilizzare, un lavoratore in quel modo lo faccio, lo comunico e se non mi arriva nessuna ispezione il giorno dopo posso anche revocare tutto. Una cosa che fa a pugni con il buon senso. Per risolvere i problemi del lavoro in Italia ci vorrebbero ben altre cose.

Cosa esattamente?

Strumenti di politica industriale importanti, che pensino a come si sviluppa il nostro paese e dove vanno le nostre risorse. Basti pensare che noi, in pochi anni, abbiamo dato più di 20 miliardi alle imprese – con gli incentivi del Job Act – con le assunzioni a tutele crescenti che non hanno prodotto la minima occupazione aggiuntiva

Ma il Governo ha ripetutamente dichiarato che il Job act ha funzionato per creare nuova occupazione.

La verità è che hanno semplicemente trasferito lavoratori che avevano già un contratto ad una nuova forma. Una volta finiti gli incentivi, come avevamo detto noi, si è bloccato tutto il motore. Incentivi che sono serviti solo a fare un po’ di risparmio su lavoratori che già si avevano in casa. Non si è creato lavoro aggiuntivo.

Non mi dica che è contrario agli incentivi …

Vanno bene gli incentivi ma per le imprese che creano lavoro vero, lavoro nuovo, aggiuntivo che fanno investimenti non per gli imprenditori, come è successo in Emilia che sono indagati, sotto processo (nel processo Emilia sula ndangheta) per infiltrazioni negli appalti e che magari sono gli stessi che hanno usufruito degli incentivi dello Stato.

Quindi che incentivi servono allora?

Ci vogliono incentivi alle imprese serie che creano lavoro aggiuntivo e fanno e che hanno in testa un modello di lavoro che è quello che può servire per questo paese.

Tornando ai buoni lavoro potremmo dire che più che l’abolizione dei voucher c’è stata quella del referendum.

Esatto. Non si sono abrogati i voucher ma il referendum. Un principio pericolosissimo per qualsiasi futuro referendum. Se passa l’idea che cancello la legge e dopo un mese la rimetto …

Non si ha avuto il coraggio di far votare i cittadini italiani su questa materia perché probabilmente si sapeva che il referendum avrebbe avuto un esito molto netto.

Noi andremo avanti con la nostra battaglia, anche sul referendum che non ci hanno fatto fare. Faremo anche un ricorso alla corte di Giustizia Europea.

Carlandrea Triscornia

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Carlandrea Triscornia
Giornalista professionista si è laureato in giurisprudenza presso l’Università di Bologna. Ha inoltre ottenuto il Diploma in Legal Studies presso la Cardiff Law School - Università del Galles (UK). Ha iniziato la sua carriera come collaboratore del quotidiano di Piacenza Libertà. Dopo un corso di giornalismo radiotelevisivo ha svolto uno stage presso l’emittente Telereggio divenendone prima collaboratore e poi redattore. Successivamente ha accettato l’incarico di direttore generale e direttore editoriale di Telecittà emittente regionale ligure, dove ha lavorato per tre anni. E’stato quindi chiamato dalla genovese Videopiù ad assumere il ruolo di responsabile delle sedi regionali di SkyTG24 affidate in outsourcing alla stessa società. Trascorsi cinque anni è rientrato nella nativa Piacenza avviando una attività imprenditoriale che lo vede tuttora impegnato. Ha fondato PiacenzaOnline, quotidiano di Piacenza di cui è direttore responsabile. Ha collaborato con l’Espresso e con Avvenire oltre che con Telemontecarlo - TMC News come corrispondente dall’Emilia ed ha lavorato come redattore presso Dodici-Teleducato Parma. Appassionato di Internet e di nuove tecnologie parla correntemente inglese. Sposato, ha due figli.

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