A San Protaso innovativo progetto per ottenere oli di qualità dalla spremitura meccanica di semi

L’azienda Savi Italo sarà capo filiera di un gruppo di aziende italiane che produrranno oli dalle elevate caratteristiche nutrizionali. Nei giorni scorsi visita allo stabilimento dell’on.Foti

Il progetto di un’azienda piacentina, la Savi Italo srl di San Protaso, si è recentemente classificato al primo posto, nel raggruppamento settori oleoproteaginose, foraggere, sementiero del Programma di sviluppo rurale della Regione Emilia-Romagna.

Questo, unito ad altri importanti investimenti messi in campo dalla stessa azienda, specializzata nella produzione di oli biologici e convenzionali ottenuti mediante spremitura meccanica, permetterà alla Savi consolidarsi come una fra le più importanti realtà del settore ed a sviluppare innovative linee di prodotto, conquistando nuovi settori e mercati, in particolare quello degli oli di semi di spremitura, non raffinati e delle farine proteiche a base vegetale.

Una prospettiva di forte espansione che è stata illustrata, nei giorni scorsi, all’on. Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, che ha visitato il sito produttivo accompagnato dall’amministratore della società Roberto Savi. Il “tour” è partito dalla torre dove il seme viene selezionato a “grado food” prima di essere sottoposto a spremitura meccanica, per arrivare fino al deposito degli oli vegetali prodotti, della capacità di circa 2.600 tonnellate. E’ stata inoltre mostrata l’area su cui dovrà essere realizzato il prossimo intervento: sarà una struttura larga circa 19 metri, lunga 48 ed alta circa 40 che andrà a sostituire una parte dell’insediamento che non è ancora stata rinnovata.

Roberto Savi ringraziando il parlamentare piacentino per la visita ha sottolineato come «sia importante per noi sapere che il mondo politico è vicino a chi fa impresa ed ascolta la voce degli imprenditori, di tutti gli imprenditori, piccoli e grandi».

L’amministratore dell’azienda ha poi spiegato i vantaggi in termini di qualità del prodotto che deriveranno dalle innovazioni su cui l’azienda sta investendo «gli oli di semplice spremitura preparati da semi oleaginosi come girasole, colza, lino ed altri ancora, hanno la tipicità, se spremuti a freddo, di mantenere le caratteristiche nutrizionali e nutraceutiche tipiche del seme originale».

«Per questo motivo – ha affermato Savi – abbiamo recentemente presentato un Bando di Filiera (Bando V) che raggruppa aziende agricole di Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana e Basilicata oltre ad importanti operatori nazionali “a valle” della trasformazione in olio. L’obiettivo è quello di dare valore aggiunto ai propri prodotti in modo da poterlo trasferire ai produttori di materie prime. L’investimento prevede una linea di sgusciatura e di spremitura del seme di girasole così da ottenere un olio di elevata qualità e di farine ad alto contenuto proteico da poter utilizzare nei prodotti Plant Based».

Gli oli di semi ottenuti per spremitura meccanica, senza uso di solventi e senza fare ricorso alla raffinazione per la standardizzazione e la rimozione di caratteristiche indesiderate sono da tempo una realtà consolidata nei Paesi del Nord Europa ed in America del Nord mentre in Italia rappresentano una relativa novità, poiché solo recentemente sono state rimosse le barriere normative che ne impedivano la produzione e la commercializzazione.

Secondo Paolo Bondioli, esperto del settore oleario che ha partecipato alla realizzazione del progetto della Savi Italo, vi sono numerose motivazioni di ordine nutrizionale che suggeriscono di esplorare questo mondo, così da scoprire nuove opportunità per la nostra alimentazione.

Quali sono le caratteristiche degli oli di semi spremuti e non raffinati chimicamente

Da parte dei consumatori è in crescita la domanda di prodotti alimentari il più possibile naturali, biologici, integrali, di forte appeal salutistico, che abbiano subito minime manipolazioni tecnologiche e con sistemi di produzione dal basso impatto ambientale.

Gli oli alimentari raffinati oggi disponibili sul mercato, pur essendo prodotti e sicuri e di buona qualità, non sono organoletticamente distinguibili da parte del consumatore medio, che opera la sua scelta in modo emotivo e “marketing driven”, senza saperne apprezzare e valutare le caratteristiche sensoriali.

Al contrario la scelta di oli di semi di spremitura non raffinati apre le porta ad un universo di sensazioni olfattive e visive che meritano di essere esplorate avendo colori molto spiccati ed inconsueti. Si va dal  verde intenso dell’olio di vinaccioli, al rosso dell’olio di palma, all’arancione dell’olio di germe di mais. Altri oli di spremitura assumono tutte le gradazioni del giallo, come ad esempio quelli di lino, colza, noci, girasole ecc. Un caso del tutto particolare, che però rappresenta un’interessante esperienza sensoriale è rappresentato dall’olio di semi di zucca, preparato in Stiria (Austria) per spremitura dei semi tostati. Si ottiene in questo caso un olio piuttosto viscoso molto scuro e fortemente aromatico, con un profumo che in parte deriva dal seme ed in parte dall’operazione di tostatura del seme stesso.

C’è anche un altro vantaggio legato a questa tipologia di spremitura, la possibilità di utilizzare alcuni oli per colmare il deficit in acidi grassi ω3 a media catena, quale l’acido α-linolenico, essenziale, che si trova in buona quantità negli oli di soia, colza, noci e lino. Questa integrazione risulta complementare all’assunzione di acidi grassi ω3 a lunga catena, che si possono trovare solamente nei pesci.

«Il progetto messo a punto presso Savi Italo srl – è stato spiegato- presenta vari aspetti innovativi rispetto alla linea classica di produzione. In particolare la possibilità di realizzare la spremitura meccanica su semi privati della cuticola esterna, consente la preparazione di oli di spremitura con caratteristiche organolettiche e di aspetto più gradevoli al consumo e rappresenta un’ulteriore garanzia di sicurezza alimentare: infatti le parti anatomiche del seme che vengono a contatto con l’ambiente esterno vengono rimosse prima della preparazione dell’olio. Inoltre il residuo proteico che deriva dalla spremitura presenta caratteristiche interessanti in termini di concentrazione di proteine da destinare alla zootecnica ed in un prossimo futuro anche per la preparazione di alimenti. In un’ottica di economia circolare che prevede l’impiego di tutta la biomassa senza generare scarti, le parti fibrose che si ottengono dall’operazione di sgusciatura possono essere impiegate  per recuperare chemicals o per la preparazione di prodotti ausiliari per l’agricoltura, ma sono anche oggetto di uno studio avanzato per verificare la convenienza di produrre energia attraverso sistemi di combustione in assenza di ossigeno consentendo di sequestrare la Co2 naturalmente assorbita dalla coltura durante il proprio ciclo di vita».

L’impianto in progetto, con capacità oraria di 10 tonnellate, potrà lavorare 24 ore al giorno per sette giorni alla settimana seguendo turni lavorativi di personale specializzato.

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