Aumento tassa di soggiorno. Molti albergatori piacentini infuriati con la giunta Tarasconi

Secondo i gestori di alcuni hotel cittadini sarebbero assenti o mal funzionanti proprio alcuni di quei servizi che l'imposta dovrebbe finanziare e dunque l'aumento sarebbe ingiustificato

La scorsa settimana le associazioni di categoria degli albergatori piacentini avevano diffuso un comunicato in cui avanzavano parecchie perplessità rispetto alla decisione della giunta guidata da Katia Tarasconi di aumentare la tassa di soggiorno. Era una nota tutto sommato diplomatica ma lo stato d’animo dei gestori degli hotel cittadini sarebbe molto meno “accomodante” nei confronti del sindaco e dei suoi assessori di quanto non traspaia da quelle righe.

Sono sufficienti due chiacchiere informali con qualcuno di loro per capire come il provvedimento sia giudicato del tutto inopportuno, un modo per fare cassa mascherato dietro buoni intenti.

In primo luogo viene contestato il fatto che l’aumento di questa tassa sia stato deciso improvvisamente mentre di solito simili provvedimenti vengono discussi con le categorie interessate mesi prima ed annunciati con un congruo preavviso.

Un metodo quello scelto da Palazzo Mercanti da cui sarebbe derivato un primo danno immediato a chi fa dell’accoglienza un mestiere: tutti i preventivi per le gite scolastiche, le fiere, gli eventi primaverili ed estivi erano basati sulla tassa di soggiorno precedente ed ora è complicato far digerire l’aumento a chi già aveva concordato un prezzo omnicomprensivo con clienti ed agenzie.

«Il business oggi non si improvvisa ma si pianifica accuratamente – ci dice un albergatore – tanto più in un momento in cui i margini sono davvero ridotti e anche pochi euro possono fare la differenza. Cambiare la tassa di soggiorno in “piena corsa” è come bucare una gomma in autostrada; non si conoscono le conseguenze finali ma è certo che si rischiano pericolose sbandate. Non ne capiamo il senso e non ne condividiamo il metodo».

A lasciare molto perplessi gli albergatori è l’utilizzo dei fondi derivanti dalla tassa di soggiorno (250 mila euro nello scorso bilancio di previsione) .

«Se fossero concretamente usati per aumentare i servizi, l’attrattività turistica della città, per rafforzare l’offerta museale forse potremmo farci una ragione degli aumenti. Invece temiamo che finiscano all’interno del calderone dei conti comunali. Abbiamo provato più volte a capire nel dettaglio come venga usata la tassa di soggiorno … ma non ci siamo mai riusciti. Non è facile “isolarla” all’interno dei conti. Non è nemmeno così semplice capire con certezza quanti soldi vengano effettivamente percepiti per la tassa di soggiorno. I dati che ci sono stati comunicati differiscono dal gettito che secondo noi la tassa dovrebbe generare. Per come vanno le cose nella nostra città più che aumentarla, la tassa andrebbe abolita (come hanno fatto vicini capoluoghi). Non siamo nemmeno stati capaci di tenere una fiera come quella dei vignaioli. E guardi che quella del numero di posti letto insufficienti è una scusa. In tutta la provincia avevamo abbastanza stanze per soddisfare tutte le rischieste».

L’imposta di soggiorno, lo ricordiamo, è una tassa di scopo e dovrebbe essere destinata al “finanziamento di interventi in materia di turismo” che siano potenziamento del servizio di trasporto piuttosto che opere di arredo urbano e di maggior decoro dei luoghi o opere di realizzazione di parcheggi pubblici o opere di conservazione dei beni artistici e architettonici. Come spesso avviene in Italia le voci sono però generiche e di fatto i comuni hanno ampia libertà di manovra nell’uso di questo “tesoretto”.

Infatti gli “hotelier” faticano a vedere i frutti di questi teorici interventi finanziati con l’imposta (che a Piacenza venne introdotta il 1° gennaio 2018 dalla giunta di centro destra guidata da Patrizia Barbieri). Anzi lamentano la forte carenza di quei servizi a favore degli ospiti degli hotel cittadini che proprio la tassa dovrebbe finanziare.

«Sui parcheggi, ieri come oggi, tante chiacchiere e zero fatti – sottolineano i nostri interlocutori. – Piazza Cittadella è una vergogna che dura da anni e nessuno sembra compiere atti concreti. Sul nuovo ospedale, che per noi potrebbe voler dire un forte incremento di presenze, sembra essere calato un silenzio imbarazzante».

Continuando il cahiers de doléances due alberghi, il Park Hotel e lo Stadio, non hanno una fermata del bus davanti alla struttura, nonostante possano complessivamente ospitare qualche centinaia di persone. I pullman inoltre, alla domenica hanno orari e percorsi ridotti che rendono molto difficile gli spostamenti con i mezzi pubblici ai clienti appiedati, proprio nei giorni in cui i flussi turistici sono più forti.

Non andrebbe meglio sul fronte dei taxi il cui numero di licenze risulterebbe fermo agli anni ’90 con la conseguenza che le auto in servizio sono poche e di notte, ad esempio, non è raro che vi sia una sola vettura sulle strade.

Inoltre gli albergatori temono che all’orizzonte si prospettino tagli all’estate culturale ed agli eventi in cartellone ed una flessione numerica per quanto riguarda gli ingressi ai musei. Lo slancio della Galleria Ricci Oddi nella fase post Klimt non sembrerebbe esserci mai stato e anche la dotazione finanziaria della struttura (che deve arrivare dal Comune) non lascerebbe ben sperare quanto a potenziamenti della struttura.

Insomma si teme in una flessione del turismo che sarebbe un’ulteriore mazzata per un settore messo in ginocchio dal Covid prima e dalla diminuzione dei viaggi d’affari poi.  Uno scenario a tinte fosche che certo non aveva bisogno di un “regalo” come l’aumento dell’imposta di soggiorno.

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