“Con cautela torniamo ad aprirci al mondo esterno”

Lo psicologo Giulio Costa ci aiuta a capire come affrontare la nuova fase della pandemia

Gran parte del mio lavoro di terapeuta è dedicato ad aiutare le persone ad elaborare ed adattarsi ai loro “giorno dopo”. Il giorno dopo un lutto come la perdita di una persona cara, o la perdita un lavoro; il giorno dopo la nascita di un figlio, o l’inizio di una nuova avventura professionale. Il giorno dopo il 21 febbraio scorso quando sono stati diagnosticati i primi casi di Covid-19 nel Lodigiano e il giorno dopo l’inizio della fase 2 partita il 4 Maggio.

Sarà un nuovo cambiamento a cui dovremo adattarci così come lo abbiamo fatto in questi 2 mesi di quarantena, dalla quale ci accingiamo ad uscirne con un po’ di timore, proprio perché nelle nostre mura abbiamo trovato sicurezza rispondendo ad un bisogno primario degli esseri viventi: sentirci al sicuro con cibo, protetti dall’esterno e in vita.

Ora che le porte delle nostre case, e soprattutto quelle degli altri, si aprono dovremo giorno dopo giorno aprirci anche noi dal punto di vista psichico e relazionale a convivere con prudenza con il rischio di un virus che non è scomparso, ma è ancora presente tra noi.

Per questo motivo il nostro nuovo “giorno dopo” sarà inevitabilmente molto lungo in cui dovremo familiarizzare con nuove modalità relazionali e di incontro con l’Altro, siano essi familiari o persone sconosciute che via via riempiranno le nostre strade, i mezzi pubblici, i luoghi di lavoro.

Come un paio di mesi fa ci aspettiamo nuovi comportamenti dettati dalla paura che è una fase emotiva fondamentale e funzionale quando ci si confronta con il nuovo, perché innesca i processi di elaborazione: speriamo che la paura non si trasformi nuovamente in angoscia o forme di fobie sociali in cui tutti gli Altri sono percepiti solo ed esclusivamente come fonte di rischio di infezione: è vero, lo possono essere, ma sono anche persone che come me sono compartecipi della fatica che insieme stiamo provando nell’attraversare questa nuova fase. Ciò che fino ad ora ci aiutato è stata una forma di solidarietà, che se ci permettiamo di condividere soprattutto ora con gli altri, con prudenza, attraverso gli sguardi dietro le mascherine ci potrà venire in soccorso.

Mettere in atto ora comportamenti azzardati per rimpossessarci della vita normale, sarebbe socialmente pericoloso e frustrante emotivamente, ma se sapremo stare nell’attesa con responsabilità e nuove forme di progettualità, allora la nostra vita di prima tornerà a poco a poco all’orizzonte.

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