Fusione Camere di Commercio. Reggio potrebbe far saltare il banco

E' scontro sulla governance del nuovo Ente Camerale emiliano che rischia nascere all'insegna della discordia. Piacenza sostiene l’accordo che prevede equità nella suddivisione del consiglio

Camera di Commercio di Piacenza

Nuovo capitolo nell’ormai tragicomica vicenda della fusione delle camere di commercio di Parma, Piacenza e Reggio Emilia. Un’unione a freddo che nessuno vuole, un  matrimonio che s’ha da fare … anche se gli sposi non vogliono convolare a nozze. La Regione Emilia Romagna recentemente ha spinto sull’acceleratore ed entro dopodomani deve essere redatta la lista dei trenta componenti del consiglio camerale del nuovo ente unificato. I nomi devono essere espressi dalle associazioni di categoria dei tre territori che, d’accordo fra loro, devono individuare le persone da designare. Il problema è che questo accordo fra i territori non c’è (e probabilmente mai c’è stato). Sette anni fa erano stati stabiliti i criteri di “ripartizione” ed ognuna delle tre province avrebbe avuto dieci consiglieri, nonostante Piacenza “conti” meno numericamente rispetto ad esempio a Reggio. La sede principale sarebbe dovuta essere quella di Parma mentre nelle alte due città ci sarebbero state succursali. Alla fine però quello che conta davvero è chi comanda e qui sta il problema, con Parma e Reggio contrapposte fra loro. A Reggio spetterebbe infatti il presidente che potrebbe essere l’ago della bilancia con il suo voto, ma al contempo Parma e Piacenza potrebbero allearsi fa loro: un caos ed il patto del 2016 rischia di saltare. Secondo quanto scrive ReggioOnline da oltr’Enza potrebbe non arrivare la fatidica lista con i dieci nomi. Se così fosse si sarebbe costretti a procedere non con lo chema 10/10/10 ma in base al peso dei territori (fatturato e numero di aziende) e Piacenza ne uscirebbe “decimata” con solo quattro consiglieri, contando poco o nulla.

Ed infatti le associazioni economiche piacentine si sono affrettate, attraverso un comunicato, a ribadire “il principio di pari dignità dei territori nella composizione del nuovo Consiglio Camerale”

 Questa la nota firmata da C.N.A. – Confederazione Nazionale Artigianato, Confcooperative Piacenza, Confesercenti Provinciale, Confindustria Piacenza, LAA – LIBERA ASSOCIAZIONE ARTIGIANI – ASSOARTIGIANI, Unione Provinciale Commercianti – CONFCOMMERCIO
U.P.A. – UNIONE PROVINCIALE ARTIGIANI.
«L’accorpamento delle Camere di Commercio di Piacenza, Parma e Reggio Emilia è stato avviato sulla base di un principio di pari dignità sancito da un accordo stretto tra tutte le categorie economiche delle sopracitate province. Uno degli architrave di tale accordo è la divisione paritaria dei componenti del consiglio camerale, a prescindere dalla dimensione delle singole camere coinvolte nella fusione. Sulla base di ciò, i trenta componenti del consiglio verrebbero così assegnati alle tre entità territoriali, nella misura di dieci per provincia. La ratio dell’accordo riponeva, quindi, nella suddivisione identica dei componenti del consiglio un elemento fondamentale del meccanismo di pesi e contrappesi a garanzia del corretto funzionamento della neonata CCIAA nel lungo termine.
Sulla base di tale spirito e consapevoli che solamente dimensioni più grandi possono creare le condizioni per rendere competitivo il territorio, le categorie economiche piacentine all’unanimità hanno ritenuto di proseguire nel processo di designazione congiunta dei rappresentanti nel nuovo Consiglio che porterà all’accorpamento delle camere di Piacenza, Parma e Reggio Emilia.Vi è quindi la volontà del territorio di rispettare l’accordo.
Le associazioni di Reggio Emilia hanno ormai chiaramente palesato la volontà di non proseguire nell’accordo e nell’apparentamento già sottoscritto, decidendo di non dare seguito all’intesa precedentemente siglata con Piacenza e Parma, alla base della quale vi era un principio di pari dignità dei territori. Tale principio costituì nel 2018 la condizione in virtù della quale la Camera di Commercio di Piacenza aveva approvato il processo di fusione.
In questo contesto il nostro obiettivo rimarrà che i tre territori lavorino insieme, vista la dimensione della Camera di Commercio nascente – la più grande in Regione e l’ottava a livello nazionale – e il suo ruolo fondamentale come leva di sviluppo economico del territorio e di servizi essenziali per le imprese.
Piacenza opererà ad oltranza e con il massimo impegno per chiudere un nuovo accordo sulla base dei principi di pari dignità sottoscritti in precedenza e nel rispetto della garanzia di equilibri auspicato dalla normativa in materia di accorpamenti. Le categorie sono convinte che questa sia la strada più efficace per dar vita ad una CCIAA stabile, efficiente e al servizio delle necessità delle imprese e delle singole province, in grado di diventare sempre più strumento per lo sviluppo del territorio».
 

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