Giovani artisti ritraggono “vecchie e blasonate signore a quattro ruote”

Auto storiche da competizione verranno ritratte da studenti del Cassinari, sabato 18 gennaio presso la Galleria della Borsa. L'immagine vincitrice sarà utilizzata per il manifesto della Vernasca Silver Flag

Nella foto, da sinistra, Giovanni Groppi (consigliere CPAE), Elena Baio Vicesindaco, la Preside del Liceo Artistico Sabrina Mantini , Achille Gerla (Presidente CPAE), Alessandro Saguatti (segretario generale CCIAA PC)

Quattro belle, blasonate signore, anche se un po’ in là con gli anni, saranno le modelle per un giorno e poseranno per i giovani studenti del  Liceo Artistico Statale “Bruno Cassinari”. Protagoniste saranno una Nardi Jap “Chichibio” (1932), una Alfa Romeo 6C 2500 Sport Touring berlinetta (1939), una Auto Avio Costruzioni 815 (1940), una Abarth SE 027 Pininfarina (1974). Non dunque signori in carne ed ossa ma preziose auto da competizione che faranno da muse ispiratrici per i giovani artisti piacentini chiamati a disegnare  manifesto della 25esima edizione della Vernasca Silver Flag, il concorso Dinamico per vetture d’epoca da competizione, famoso in tutto il mondo.

Il Club Piacentino Automotoveicoli d’Epoca ha pensato di affidare il compito creativo agli studenti che sapranno cogliere, con pochi tratti di pennello, la complessità ed il fascino di questi bolidi d’altri tempi.

Le auto saranno esposte presso la Galleria della Borsa, dove i ragazzi daranno sfogo alla propria fantasia, davanti al pubblico di curiosi ed appassionati, nel tentativo di aggiudicarsi il prestigioso premio del concorso di pittura che è ormai giunto alla sua 14° edizione e che è stato presentato questa mattina in conferenza stampa.

Tra l’altro alcuni dei vincitori delle passate edizioni hanno intrapreso il proprio percorso professione proprio nel campo del car design.

Il programma del concorso

Sabato 18 gennaio, Galleria Borsa, Piazza Cavalli, Piacenza

ore 10 – Inaugurazione ufficiale e presentazione della Giuria.
Completamento delle opere.

ore 12 – Riunione Giuria e analisi delle opere.

ore 13 – Pranzo ufficiale con i membri della Giuria e gli ospiti

ore 15 – Esposizione delle opere

ore 16 – Premiazione

Auto storiche … musei in movimento

Da venticinque anni il CPAE Club Piacentino Automotoveicoli d’Epoca, organizza la Vernasca Silver Flag, rievocazione della cronoscalata Castell’Arquato – Vernasca.

Quella che è stata una importante gara su strada è oggi un festival dell’eleganza a motore capace di catalizzare l’attenzione internazionale degli appassionati. Da sempre l’evento si caratterizza per la formula del concorso dinamico, esaltando il significato culturale dell’auto d’epoca da competizione e rinunciando ad ogni forma di confronto con il cronometro. Oggi è un appuntamento unico, riconosciuto proprio per la bellezza delle auto iscritte oltre che per il fascino dei luoghi e l’ospitalità emiliana.

Collezionisti da tutto il mondo arrivano in quest’angolo di Appennino creando, in un weekend di inizio estate, qualcosa di speciale, una selezione di vetture unica e preziosa, così bella ed enciclopedica al punto da poter essere esposta in un polo culturale.

Le auto duqnue che diventano “musei in movimento” e sono testimonianza fondamentale per raccontare il secolo appena concluso, spaziando dall’evoluzione stilistica, alla storia dello sport, quella del costume. Un viaggio nel tempo lasciandosi sedurre dalle carrozzerie, dai rombi dei motori.

La manifestazione si svolgerà i prossimi 26, 27 e 28 giugno e per un weekend, le auto usciranno dai musei delle case automobilistiche ed arriveranno a Castell’Arquato per raccontare la propria storia, rinnovare emozioni.

La Castell’Arquato-Vernasca e la Silver Flag

Dal 1953 al 1972 l’Automobile Club di Piacenza ha organizzato 17 edizioni della gara di velocità in salita Castell’Arqauto Vernasca. La manifestazione nacque inizialmente come gara minore a carattere provinciale. Il percorso in salita di 8,9km si sviluppava con caratteristiche differenti, la prima parte 5km, di strada diritta, mentre la parte finale costituita da 34 curve di cui la maggior parte tornanti. Alla prima edizione, 40 partenti, l’Alfa Romeo partecipò con il pilota Consalvo alla guida di una splendida 3000CM. Negli anni a seguire le vittorie furono nel 1954 di Auricchio su Fiat v8, nel 1955 di Carlo Lieto di Priolo su Porsche 550rs, nel 1956, 1958 e 1962 di Pagliarini rispettivamente su Ferrari 250 TdF, Maserati 200S e Ferrari 250SWB, nel 1960 di Calvi su Stanguelini F.Junior, nel 1961 di Govoni su Maserati tipo 61 Birdcage, nel 1963 di Venturi su Abarth 1000SP, nel 1965 di Nember su Ferrari 250 GTO, nel 1966 di Torriani su Alfa Romeo Giulia TZ1, nel 1967 di Bertuzzi su Abarth 2000 OT, nel 1968 di Noris su Porsche 908 MKII e nel 1972 di Cornio su Alfa Romeo Giulia GTV gr.2. L’elevato numero dei partecipanti alla Castell’Arquato Vernasca era dovuto dalla vicinanza con Milano da dove provenivano diversi giovani promettenti piloti, tra cui Andrea de Adamich Arturo Merzario e da Savona Mauro Pregliasco. (Continua dopo le foto)

La rievocazione

Dal 1994 il Club piacentino organizza la rievocazione con una gara di regolarità, appuntamento principale degli appassionati piacentini e dintorni che vogliono misurarsi  con i cronometri. Dal 1996 si è iniziato ad organizzare anche la Vernasca Silver Flag che ripercorre lo stesso tracciato di un tempo, su strada chiusa, ma con la formula di concorso dinamico di conservazione e restauro per vetture da competizione.

Negli anni questo evento ha portato in val d’Arda i più importanti collezionisti di auto da competizione permettendo al pubblico presente di far arrivare a Vernasca vetture di ogni tipo (Formula 1 comprese), e permettendo al Piacentino Automotoveicoli d’Epoca di farsi conoscere, vincendo i premi dell’ASI dal 2004 ad oggi, vincendo nel 2005 l’International Historic Motrspor Award Speed event of the Year e ricevendo nel 2011 la nomination dalla rivista inglese Octane per Motorsport Event of The Year venendo battuti dal Festival di Goodwood.

Le auto “modelle” per un giorno

Nardi Jap “Chichibio” (1932)

È ancora studente, Enrico Nardi, quando decide di costruire la sua prima vettura. Lo fa insieme con Augusto Monaco, compagno di corso e di svaghi. Siamo nel 1932, Nardi ha appena 25 anni e per avere qualche soldo a disposizione, oltre a quelli che gli passa il padre di tanto in tanto, fa qualche lavoretto qua e là.

Ovviamente, senza grossi mezzi economici alle spalle deve adeguarsi come può. Per cui quella che possiamo senza reticenze definire la prima “Nardi”, viene equipaggiata con un motore di derivazione motociclistica, uno JAP inglese. Le tre iniziali derivano dal nome del fondatore della piccola industria britannica: John Alfred Prestwich. La JAP vende a Nardi un bicilindrico a “V” raffreddato ad aria, di 998 cmc, con una potenza tuttavia ragguardevole: 65 cavalli.

La “Chichibio” (questo il suo nome, preso a prestito dal cane bassotto di Augusto Monaco) viene subito destinata alle competizioni. E subito si afferma in numerose gare in salita. Ha alcune particolarità tecniche pregevoli, come il cambio a cinque rapporti, i freni posteriori all’uscita del differenziale. È leggerissima e maneggevole.

Oggi la Nardi “Chichibio” (costruita in esemplare unico) fa bella mostra di sé al Mauto di Torino

Alfa Romeo 6C 2500 Sport Touring berlinetta (1939)

Allestita nel 1939 su meccanica Sport con il metodo brevettato Superleggera che sfrutta un’intelaiatura di sottili tubi di acciaio per sostenere i leggeri pannelli di alluminio della carrozzeria. Per disegnare la linea l’atelier milanese unisce eleganza e sportività con una linea semplice e filante. Il lungo cofano è bilanciato da un abitacolo raccolto con spazio per due persone più eventuali altre due sulla panchetta posteriore e ribaltando quest’ultima si accede al vano bagagli. Il frontale è dominato da una grande calandra verticale a maglie fitte incorniciata da un profilo cromato con il logo dell’Alfa e con, inclinata sulla sinistra, la scritta cromata del Biscione in corsivo, i due fanali integrati e il paraurti diviso in due parti. I parafanghi anteriori molto pronunciati sono integrati nella carrozzeria ma ancora ben distinguibili insieme al predellino, assottigliato il più possibile ma sempre presente, mentre i parafanghi posteriori sono coperti dai caratteristici “spats”, coperture aerodinamiche delle ruote. Il raro esemplare appartiene alla prestigiosa collezione di Corrado Lopresto.

Auto Avio Costruzioni 815 (1940)

Nel 1938, Enzo Ferrari ruppe il sodalizio con l’Alfa Romeo, siglando un patto con una stranissima clausola che gli imponeva di non intraprendere alcun tipo di attività agonistica prima dello scadere di quattro anni. Ma come bloccare l’inventiva, il talento, di quest’uomo eccezionale? E infatti, Ferrari spinto dal sacro fuoco di chi con lui aveva lasciato la Casa milanese, ossia l’ingegner Alberto Massimino, Luigi Bazzi, Vittorio Bellentani ed Enrico Nardi, si lasciò convincere ad osare. La decisione di costruire una vettura fu presa durante una cena tra amici alla vigilia del Natale del 1939. Ferrari, però, non volle dare il proprio nome alla società che era stata fondata, ma la chiamò anonimamente “Auto Avio Costruzioni”, con sede naturalmente a Modena.

Della “815” (otto cilindri di 1500 cm c) ne vennero allestiti due soli esemplari, realizzati nel tempo record di quattro mesi. Impresa possibile grazie anche al fatto che la macchina utilizzava molta meccanica Fiat.

La più interessante particolarità della “815” stava nel motore, composto da due Fiat 1100 attaccati tra loro sino a formare un otto cilindri, ridotto ‘nella cilindrata a un litro e mezzo. La carrozzeria era opera della Touring di Milano.

Perché due soli esemplari della “815”? Perché a chiedere a Ferrari di realizzare una vettura per disputare la Mille Miglia del 1940 erano stati due piloti. Il primo era il marchese Lotario Rangoni Macchiavelli di Modena, titolare tra l’altro di una autofficina a due passi dalla Scuderia Ferrari. Il secondo si chiamava Alberto Ascari, ventunenne figlio del mitico Antonio, il grande amico di Ferrari morto in corsa a Montlhery, nel GP di Francia del 1925.

Alberto Ascari si era imposto in numerose gare motociclistiche e voleva fare il salto sulle quattro ruote. L’accordo con Enzo Ferrari fu una pura formalità. La Mille Miglia del 1940, che si vedeva affiancata la denominazione di “l° Gran Premio di Brescia”, si disputò sul “circuito” Brescia-Cremona Mantova- Brescia di 167 Km, da ripetere nove volte per un totale di 1485 chilometri. Alle 6,20 di mattina del 28 aprile prese il via la prima macchina. Era la Auto Avio Costruzioni “815” del marchese Rangoni Macchiavelli, che aveva al suo fianco Enrico Nardi. Un minuto dopo partiva l’altra “815” di Alberto Ascari, accoppiato a Minozzi, un forte corridore degli anni Venti, che era stato compagno di colori all’ Alfa di Antonio Ascari. Non furono assistiti dalla buona stella, gli equipaggi di Ferrari. Ascari andò subito in testa, ma altrettanto velocemente dovette ritirarsi per la rottura di un bilanciere. Rangoni Macchiavelli e Nardi ne rilevarono la testa però dovettero abbandonare quando stavano dominando la gara con 33 minuti di vantaggio sul secondo, causa la rottura della catena di distribuzione. Qualcosa, però, rimase a testimoniare la bontà della vettura. Come il giro-record (il penultimo) a 142 Km/h di media e un passaggio in rettilineo a 172 orari.

Oggi la vettura (l’unica 815 esistente) è conservata nella collezione/museo di Mario Righini.

Abarth SE 027 Pininfarina (1974)

Questo prototipo sportivo rappresenta un’affascinante collaborazione tra Abarth e Pininfarina La SE 027 nacque dal genio progettuale di Mario Colucci, che lavorò con il supporto e il sostegno dello stesso Carlo Abarth che ne seguì lo sviluppo testandola personalmente sul Campo Volo a Torino e al Mugello. Abarth si occupò del telaio e del motore, Pininfarina dell’aerodinamica e delle forme studiate (siamo nella prima metà degli anni Settanta) in una galleria del vento di nuova costruzione.

Sotto la sottile carrozzeria aerodinamica c’è l’ultima evoluzione del quattro cilindri in linea di Abarth montata in posizione centrale. Il motore da 1.986 centimetri cubici (da quasi 300 CV) era accoppiato a un cambio a cinque marce Hewland FG400. L’auto era leggerissima, potente e aerodinamica e poteva spingersi alla velocità di 318 km/h.

L’SE 027, numero di telaio 001, esposta a Piacenza è il primo di tre esempi costruiti. Ha fatto il suo debutto ufficiale al Salone di Ginevra il 14 marzo 1974, esposto nello stand Pininfarina. Nello stesso anno fu costruita una seconda versione della SE 027, che presentava un motore a sei cilindri in linea e un passo leggermente più lungo. Poi il programma fu definitivamente annullato prima che questa vettura potesse correre in una vera gara.

Poiché lo sviluppo era terminato, Abarth vendette questa vettura a Chiavacci nel 1976, insieme alla seconda SE 027, quindi venne acquistata da un collezionista in California negli anni ’80. Successivamente l’auto è tornata in Italia, dove è rimasta da allora. L’esemplare presente a Piacenza appartiene a Girardo&Co., nuovo partner della Vernasca Silver Flag.

Le collezioni di auto storiche

Il MAUTO – Museo dell’Automobile di Torino –   vanta una tra le collezioni più rare e interessanti nel suo genere, con oltre 200 vetture originali di 80 marche provenienti da tutto il mondo. Il nucleo più antico della collezione è legato alla storia del suo fondatore, Carlo Biscaretti di Ruffia, che con entusiasmo e determinazione radunò vetture, telai e motori. Le vetture esposte rappresentano creatività, eccellenza tecnica e sapienza manifatturiera ma altrettanto importanti sono le storie legate a ogni pezzo della collezione, ciascuno protagonista di una conquista storica, sportiva, sociale o di costume: il percorso espositivo ripercorre la continua evoluzione dell’automobile, raccontando progetti realizzati con successo (o conclusi con un insuccesso), risultato della grande passione per il progresso che ha spinto costruttori, imprenditori e piloti a puntare sul mezzo di trasporto simbolo del Novecento.

Al MAUTO, ogni visitatore può andare alla scoperta di queste storie a partire dal visionario progetto del genio del Rinascimento Leonardo da Vinci, per proseguire con i primi esperimenti delle carrozze a vapore ottocentesche e le eleganti vetturette di inizio Novecento, che hanno visto l’affermazione di un motore tra tutti, quello a scoppio, simbolo assoluto della continua tensione dell’uomo verso la velocità. Decennio dopo decennio aerodinamica, tecnologia e continue innovazioni conducono il visitatore fino ai progetti del futuro, alla ricerca di un mondo sostenibile grazie anche a giovani sperimentazioni.

La Collezione LOPRESTO

Corrado Lopresto, architetto e imprenditore milanese, può essere considerato senza dubbio il più famoso collezionista di auto d’epoca italiano nel mondo. Le sue vetture, tutte pezzi unici ed esemplari particolari carichi di storia e rigorosamente italiani, sono protagoniste ai concorsi di eleganza di tutto il mondo e famosa è la passione di Lopresto per i restauri, eseguiti con una eccezionale attenzione ai dettagli e alla conservazione delle condizioni di origine delle vetture.

Fin dal suo debutto come collezionista, Corrado Lopresto ha cercato e raccolto automobili diverse da tutte le altre, caratterizzate dalla loro unicità e dalla loro storia poco conosciuta, tutte accomunate dall’essere nate in Italia. Negli anni in cui queste “stranezze” non interessavano a nessuno Lopresto le ha valorizzate e portate alla fama che spesso non avevano avuto nemmeno in passato. Proposte scartate dai costruttori, prototipi dimenticati, ma anche importantissime pietre miliari del design e dell’industria automobilistica italiana, come la Lancia Florida, la Giulietta SZ Coda Tronca, la prima Isotta Fraschini costruita e la più antica Lancia esistente al mondo.

A partire dal 2001, con la straordinaria vittoria al Concorso d’Eleganza di Villa d’Este dell’Alfa 2500 Cabriolet Touring, le auto della Collezione hanno raccolto successi in tutta Europa e nel mondo, partecipando alla maggior parte dei concorsi esistenti. In quindici anni i premi ottenuti sono stati oltre duecento, con l’incredibile traguardo dei 50 “Best in Show” raggiunto nel 2015.

Tra i più rilevanti cinque premi a Pebble Beach, considerato il più importante concorso a livello mondiale, sette “Best in Show” a Spa-Francorchamps, sei a Baden Baden, tre a Ludwigsburg e Firenze e ben quattro Coppe d’Oro a Villa d’Este, un record ancora ineguagliato da nessun’altro collezionista.

Oltre che a concorsi e mostre, le auto della collezione sono sempre presenti a raduni e gare di regolarità nazionali ed internazionali, come Mille Miglia, GP Nuvolari, Giro di Sicilia, Targa Florio e, ovviamente, Vernasca Silver Flag…

La Collezione RIGHINI

La collezione d’auto e moto Righini è conservata all’interno del Castello di Panzano a Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, un tempo appartenuto al casato Malvasia.

Le antiche mura della struttura racchiudono la testimonianza della grande passione di Mario Righini per il recupero e il restauro di auto antiche, coltivata sin dalla giovinezza, allorché assistette alla demolizione degli automezzi requisiti dallo Stato. E così, mantenendo fede alla promessa di raccogliere il maggior numero di auto e moto d’epoca, Righini ha conservato la storia dei motori del nostro paese negli spazi del castello un tempo destinati agli ambienti di servizio.

La collezione composta da circa 350 esemplari, tra cui spiccano la Auto Avio Costruzioni 815 del 1940, la prima vettura costruita da Enzo Ferrari, quando ancora non esisteva la sua fabbrica, acquistata da Righini dal Museo di San Martino in Rio; l’Alfa Romeo 2300 8C, appartenuta al leggendario Tazio Nuvolari, che con essa vinse la Targa Florio nel 1933 e il Gran Premio di Monza; la singolare Fiat Chiribiri del 1912, che nell’aspetto ricorda un sigaro su quattro ruote, in grado di raggiungere velocità sorprendenti per l’epoca. Non mancano anche altri pezzi che rappresentano il meglio dell’automobilismo, come Ferrari, Mercedes Benz, Isotta Fraschini, Rolls Royce.

Ad accogliervi sarà Mario Righini in persona, che dimora proprio presso il castello. Proprio come è avvenuto per i ragazzi del Liceo Cassinari che, per prepararsi al concorso di pittura hanno visitato, appunto, i gioielli conservati a Castelfranco Emilia.

Il CPAE (Club Piacentino Automotoveicoli d’Epoca)

Erano gli anni sessanta quando i primi appassionati piacentini d’auto e moto d’epoca incominciarono ad incontrarsi. Succedeva una volta al mese e sempre presso la “Famiglia Piasinteina”, un circolo che organizzava, e organizza, manifestazioni ed eventi a scopo benefico. Silvio De Poi, l’anima del gruppo, pensò che era ora di dare un valore a quel ritrovarsi, scambiare opinioni e condividere gli stessi interessi. Nacque così, nel 1967, il Club Piacentino Automotoveicoli d’Epoca, che per tutti diventò CPAE. All’inizio la sede fu fissata presso la stessa abitazione del De Poi, che nel frattempo era stato eletto Presidente. Ma erano tempi pionieristici e le attività erano molto limitate. Quando andava bene si faceva una passeggiata da Piacenza a Travo. Ma ogni volta, forse anche sull’onda del crescente interesse per i mezzi d’epoca che iniziava a correre per tutta la Penisola, il gruppo cresceva. “Facciamoci coraggio fu detto allora in una storica riunione del consiglio del Club – …organizziamo la rievocazione del Circuito di Piacenza del 1947!”. E così fu fatto. Era il 1969, e quell’anno la primavera favorì l’evento. Piazza Cavalli fu “invasa” da un centinaio di vetture che sfilarono poi per il centro storico della città e sul Facsal, il Pubblico Passeggio, che era stato, un tempo, il rettilineo di partenza del Circuito. Nel corso del raduno riapparve a Piacenza uno dei tre esemplari superstiti della Marchand, la sola marca automobilistica costruita a Piacenza.

Dopo la presidenza De Poi, l’incarico passò a Riccardo Bruzzi e poi all’ingegnere Giovanni Berzolla. Fu proprio durante il suo mandato che anche la Bobbio-Penice nel 1994 “rinacque”, sotto forma di raduno, prima, quindi come manifestazione con prove di abilità diventando uno degli appuntamenti più importanti organizzati tuttora dal Club. Il sodalizio cresceva, ormai i soci erano non solo piacentini ma provenienti anche da Parma e Cremona. Dopo Berzolla sono stati presidenti del CPAE Antonio Parella di Parma, Giorgio Corvi, conosciuto dalla Piacenza dei motori, sia per i suoi trascorsi sportivi nelle principali gare di velocità Mille Miglia compresa, che per l’avviata concessionaria situata in città. Ed è con lui che non poteva che nascere e crescere dal punto di vista organizzativo la rievocazione della Castell’Arquato-Vernasca (gara alla quale prese parte più volte).

Nel frattempo la segreteria del Club si era spostata a Fiorenzuola presso i locali dell’ Albergo-ristorante Domus, ora Concordia, di Raffaele Rizzi, uno dei soci più attivi anche a livello “radunistico” nazionale, dove dal 1986 è situata la Sede del Club.

Nel 1995 è la volta di Massimo Meli, il presidente più giovane del CPAE, durante il suo mandato, la “Castell’Arquato-Vernasca” è assurta a gara di regolarità ASI nazionale, e dalla “costola” di questa è nata la “Vernasca Silver Flag”, manifestazione unica, spettacolare la cui fama ha sorpassato i confini.

Per alcune edizioni si è svolto il raduno “Sulle ali della Melodia” che ha portato i partecipanti alla scoperta dei luoghi e delle arie Verdine, ed il Raduno motociclistico di Roveleto in onore di quello che probabilmente è la più grande personalità motoristica piacentina: il pilota Tarquinio Provini.

 Da sempre il CPAE è federato con Automotoclub Storico d’Italia, per tutti l’ASI. Dal 1999 al 2000 è presidente Raffaele Rizzi e dal gennaio 2001 è presidente in carica il piacentino Achille Gerla. Nel 2002 il Club contava 540 soci , nel 2012 oltre i 1200 ed i veicoli a loro appartenenti sono più di 3000 e la gran parte certificati ASI.

Da alcuni anni l’attività del Club, oltre a quella “radunistica”, si è ampliata includendo nel periodo invernale, alcune visite guidate a importanti collezioni e musei come Ferrari, Porsche, Alfa Romeo, Mercedes, Morbidelli Peugeot e Moulhouse.

Dal 2007 il CPAE organizza, in collaborazione con il Liceo Artistico Cassinari di Piacenza il’ “Concorso di pittura”, al termine della quale l’opera vincitrice diventerà il marchio dell’anno in corso, mentre dal 2006 in collaborazione con la sede di Piacenza del Politecnico di Milano viene organizzato “Cultura e Motori” un ciclo di conferenze con temi legati alla storia della tecnica motoristica e dei suoi protagonisti, senza trascurare gli studi attuali e gli scenari futuri.

Negli anni 2004, 2005, 2006, 2007, 2008, 2010, 2011, 2012, 2013, 2014, 2015, 2016, 2017, 2018, 2019 l’ASI ha premiato il CPAE con la “Manovella d’Oro” riconoscimento ricevuto per la qualità dell’organizzazione della “Vernasca Silver Flag”, nel 2009 il Club si è “accontentato” della menzione da parte dell’organo principale a capo del motorismo storico italiano; nell’anno 2005, sempre grazie alla “Vernasca Silver Flag”, in Gran Bretagna il sodalizio ha ricevuto l’ “International Historic Motorsport Awards” per la “Speed event of the Year”.

Al termine delle annate 2011, 2012 e 2013, il Club Piacentino Automotoveicoli d’Epoca grazie alla Vernasca Silver Flag, a riconferma di quanto fatto negli anni precedenti, è inserito tra le sei manifestazioni migliori al mondo alla fine vince sempre il Festival of Speed di Goodwood, ma per tutti i soci del Club portare il nome della provincia di Piacenza così in alto è stato un onore.

Dal 2010 il CPAE, oltre a quella di Fiorenzuola, ha aperto una segreteria a Piacenza nei locali dell’ACI Piacenza in via Maculani.

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