La Banca di Piacenza fotografa lo stato dell’economia provinciale

L’economia piacentina nel 2019 ha rallentato il passo della crescita – Diminuisce il numero delle imprese minori – Cresce l’export

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Pubblichiamo il report della Banca di Piacenza sull’andamento economico della nostra provincia.

L’economia piacentina nel 2019 ha rallentato il passo della crescita, che rimane positivo: si conferma il buon andamento delle esportazioni, dell’occupazione e il calo di protesti e fallimenti. Diminuisce però ulteriormente il numero delle imprese di minore dimensione. Il mercato del lavoro ha manifestato una buona dinamica, al pari del settore turistico.

Prosegue con tono sostenuto anche nel 2019 la crescita delle esportazioni, che a settembre superano di oltre il 10% i consuntivi del medesimo periodo del 2018, raggiungendo i 4,1 miliardi di euro; salgono, ma in misura inferiore, anche le importazioni (+7,7%). Si tratta di risultati positivi: la crescita dell’export provinciale supera nettamente – considerando lo stesso periodo – il dato nazionale (+2,5%), quello regionale (+4,8%) e delle province vicine (Parma +4,7%; Cremona +1,3%; Lodi +3,4%), ad eccezione di Pavia (+13,1%). Considerando i settori merceologici, le punte di crescita dell’export più significative in termini assoluti e percentuali sono rilevate nei macchinari e apparecchiature, nell’abbigliamento, negli articoli in pelle, nell’elettronica e nelle apparecchiature elettriche. In relazione ai principali mercati di sbocco, sono stati considerevoli gli incrementi di export verso il Regno Unito, la Cina, gli Stati Uniti e la Svizzera, ma sono in progresso anche Francia e Germania, che rimangono i mercati principali; in calo alcune destinazioni di minor peso, come Repubblica Ceca, Turchia, Egitto e Arabia Saudita.

I dati di dettaglio relativi al comparto industriale, aggiornati al primo semestre, evidenziano il rallentamento della crescita, che rimane positiva (+0,7%) ma con un passo più debole rispetto ai periodi immediatamente precedenti, e senza significative differenze di variazione del fatturato fra estero e Italia. I migliori risultati sono stati raggiunti nel settore alimentare, ma tengono anche la meccanica e le industrie varie, mentre è in flessione il comparto dei materiali edili.

In lieve calo l’ottimismo degli imprenditori sull’andamento atteso del fatturato.

I dati di Registro delle imprese forniti dalla Camera di commercio di Piacenza evidenziano che le imprese registrate in provincia al 30 settembre 2019 sono 29.178, di cui 26.067 attive, in calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno in quasi tutte le sezioni Ateco. L’analisi dei flussi anagrafici per forma giuridica conferma che è proseguito l’incremento del numero di società di capitale, che salgono di 62 unità, mentre il saldo fra cessazioni e nuove iscrizioni delle società di persone e delle imprese individuali continua ad essere negativo, a conferma del consolidamento del tessuto produttivo provinciale in atto; il dettaglio dei settori economici evidenzia che la diminuzione più accentuata in termini assoluti e percentuali si è verificata in agricoltura, ma flessioni di rilievo sono fatte registrare anche dal commercio e dalle costruzioni.

Aumenta l’incidenza delle imprese straniere, che sono ora pari all’11,8%, in sintonia con il dato nazionale, che arriva a superare il 10%, regionale (12,0%) e delle province adiacenti; il 30% delle imprese di costruzione piacentine è di nazionalità non italiana, ma è rilevante la componente extra nazionale anche nei servizi: noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese, servizi di alloggio e ristorazione, trasporto e magazzinaggio, altri servizi.

La quota di imprese femminili è stabile, pari ad oltre un quinto (21,5%) del totale, ma con punte più elevate nelle altre attività di servizi (60%), nella sanità e assistenza sociale (36%), nei servizi di alloggio e ristorazione (36%) e nell’istruzione (33%). Rimane sostanzialmente invariata anche la componente giovanile, pari al 6,9%, e quella delle imprese artigiane, che sono il 27,4%.

Prosegue il calo degli effetti protestati: al 30 novembre sono 1.138 per 0,7 milioni di euro, contro i 1.297 per 1,5 milioni dello stesso periodo 2018. Tornano invece ad aumentare i fallimenti: sono stati 38 nei primi undici mesi dell’anno, contro 28 nello stesso periodo 2018 e 46 nel 2017; tre quarti delle sentenze sono concentrate nel settore del commercio, nelle attività manifatturiere e nelle costruzioni.

I dati demografici del comune capoluogo mostrano una modesta crescita della popolazione residente, che raggiunge 104.523 abitanti grazie al contributo migratorio. I cittadini non italiani hanno superato le 20 mila unità (19,6%): le comunità più numerose sono quella romena e quella albanese.

Il tasso di disoccupazione provinciale è in calo dal 2014, quando aveva raggiunto il 9,4%; a fine 2018 il dato Istat della provincia di Piacenza (5,6%) è sostanzialmente allineato a quello delle province adiacenti (Parma 4,8%; Cremona 5,1%; Pavia 6,5%; Lodi 6,5%). Nel primo scorcio del 2019 la dinamica del mercato del lavoro provinciale è stata positiva, nonostante un rallentamento nel secondo trimestre, per cui è stimabile un ulteriore calo della popolazione senza lavoro.

Considerando in dettaglio i singoli settori, in agricoltura si confermano le principali tendenze emerse negli anni precedenti: innovazione tecnologica, consolidamento delle imprese, orientamento al biologico, con risultati positivi in alcuni comparti e meno soddisfacenti in altri.

L’andamento climatico non è stato favorevole, essendosi alternati siccità e piogge insistenti, a cui si sono aggiunti in alcune zone i danni della grandine, cosicché l’annata agraria sarà ricordata tra quelle complessivamente non brillanti.

Il comparto del pomodoro conferma il piacentino tra le aree più vocate del Paese per entità di superfici coltivate, in ulteriore incremento sebbene i volumi prodotti siano risultati in flessione per effetto del clima. La qualità della produzione è stata media; i prezzi in recupero, nonostante la concorrenza delle produzioni estere (Cina e Spagna), anche grazie all’introduzione dell’obbligo di indicare sulle etichette l’origine del prodotto.

La vendemmia è stata di buona qualità, ma le rese e i volumi di uve e bottiglie – in prevalenza a denominazione di origine – sono risultati mediamente in calo; stabili i prezzi.

Il comparto cerealicolo non ha brillato: il modesto recupero dei prezzi del grano è stato compensato dal calo di superfici destinate; dinamica opposta per il mais.

Positivo invece il consuntivo dell’ambito zootecnico. Il prezzo alla stalla del latte ha recuperato (0,40-0,41 euro/litro), grazie ad un incremento di domanda da alcuni Paesi europei e per effetto anche del buon andamento del Grana padano, che si conferma il prodotto a denominazione di origine protetta più consumato al mondo, mettendo a segno nell’anno buoni incrementi (+5%) sia di produzione, sia di export. Aumentano – soprattutto nelle aziende più dimensionate – gli investimenti tecnologici finalizzati a migliorare le rese e a far fronte ai crescenti costi di produzione, mentre permangono le difficoltà delle imprese localizzate in alta collina e in montagna.

Anche il comparto suinicolo chiude con un consuntivo positivo, grazie a volumi produttivi in crescita e a prezzi in ripresa.

I dati disponibili sul settore turistico indicano un quadro caratterizzato da un trend positivo a cui hanno contribuito anche gli eventi organizzati dalla Banca e il riconoscimento ottenuto da Bobbio quale “Borgo dei borghi 2019”. Anche il ritrovamento, a dicembre 2019, del ritratto di signora di Gustav Klimt, atteso da quasi 23 anni, potrebbe costituire un elemento di richiamo in grado di dare nuovo impulso al settore turistico locale.

Il calendario 2019 del comparto fieristico, rappresentato a livello provinciale da Piacenza Expo, di cui è socia la Banca, si è arricchito di nuovi eventi e ha visto il crescente successo di manifestazioni ormai consolidate, come Apimell, Petsfestival, Seminat e il Mercato dei vignaioli indipendenti.

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