La Corte Costituzionale “getta alle ortiche” il diritto di proprietà

La Consulta non trova nulla da ridire sul blocco sfratti, in atto da 582 giorni. Una "espropriazione temporanea" avvallata dai giudici

“C’era una volta il diritto di proprietà. Potrebbe limitarsi a questa frase il commento alla sentenza con la quale la Corte costituzionale ha giudicato ‘non fondata’ la questione di legittimità del blocco degli sfratti in atto da 582 giorni. Secondo la Consulta, dunque, non contrasta con la Costituzione della Repubblica italiana il fatto che per quasi due anni (il blocco è iniziato il 17 marzo 2020 e il suo termine è attualmente previsto per il 31 dicembre) venga impedita per legge l’esecuzione di provvedimenti giudiziari che hanno ordinato la restituzione ai proprietari di immobili abusivamente occupati. Requisizione di fatto, niente reddito, niente risarcimenti, in moltissimi casi a danno di famiglie di proprietari a reddito medio-basso. Ma tutto ciò, secondo la Corte, non contraddice la nostra Carta fondamentale.

Lo scarno comunicato dell’ufficio stampa della Consulta riferisce che ‘la Corte ha osservato, in particolare, che il legislatore ha progressivamente ridotto, con l’attenuarsi della pandemia, l’ambito di applicazione della sospensione, destinata comunque a cessare il 31 dicembre 2021’.

Bene, ai proprietari in attesa di riavere il frutto del loro lavoro e del loro risparmio riferiremo che ‘comunque’ il 31 dicembre la requisizione di Stato avrà termine (e chissà se sarà vero). Intanto, possono continuare a cercare altrove le risorse per vivere, Caritas inclusa. In attesa di ottenere giustizia attraverso, magari, una meritoria trasmissione televisiva”.

Collegandosi a questo link è possibile leggere le storie dei proprietari vittime del blocco degli sfratti.

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