Quando lo sport diventa un sentimento: Giordano e la favola del Pode Basket

La storia di Jordan (Giordano per i podenzanesi) e la sua passione per la pallacanestro: «Anche quando ero senza soldi e in difficoltà non ho mai mollato. Per me (allenare i ragazzi) è più di un semplice lavoro»

Qualcuno dirà che le favole non esistono. A volte però, senza allontanarsi troppo, è possibile imbattersi in splendide realtà che, grandi o piccole che siano, hanno tutte le caratteristiche di vere e proprie fiabe. Una di queste è la storia del Pode Basket, dei suoi ragazzi e soprattutto del suo orgoglioso presidente e allenatore Jordan Kolevski.

foto di gruppoJordan nasce a Veles, piccola cittadina nel centro della Repubblica di Macedonia, dove fin da piccolo inizia a coltivare la sua passione per la pallacanestro. Trasferitosi in Italia nel 1994 con la famiglia, per tutti i podenzanesi lui è da sempre, e più semplicemente, Giordano.

Lo raggiungo a “casa sua”: il Centro Sportivo Comunale “G. Valla” di Podenzano. Gli chiedo di raccontarmi la sua storia, di quando è arrivato in Italia.

«Non è stato facile. All’inizio – dice lui – facevo un po’ di tutto, campagne dei pomodori, lavori stagionali, insomma quello che si trovava. Fui accolto bene dal paese, tanta gente iniziò a darmi una mano. Trovai così un impiego un po’ più stabile in una società di gestione di strutture sportive. Per anni ho lavorato qui, alla piscina del centro sportivo di Podenzano».

Uno stipendio che però, da solo, non bastava a mantenere una famiglia.

«Mi presi quindi un piccolo furgone – prosegue – così di giorno facevo consegne, lavorando come padroncino, mentre alla sera continuavo a dare una mano in piscina».

esultanza dopo vittoria

Durante l’intervista passano tante persone, lo salutano tutti con affetto. Questo rispetto, d’altronde, Giordano se l’è davvero guadagnato negli anni, lavorando sempre sodo. Ne ha passate tante. A prima vista potrebbe sembrare una persona dura. Chi lo conosce sa bene però che dietro alla tuta da ginnastica, e a quel suo modo di fare senza troppi convenevoli, si nasconde in realtà un cuore d’oro.

Poi, dal lavoro in piscina, sei passato al ruolo di gestore del centro sportivo.

«Si, fu la Polisportiva Podenzano, nel 2006, a chiedermi di dare una mano qui. C’era bisogno di una persona che conoscesse bene il posto e la gente. Dopo qualche anno, me ne affidarono la totale gestione. É in quel periodo che iniziai a coltivare il mio sogno: un progetto per il basket». Sfrutto l’assist per chiedergli della sua passione: la pallacanestro, appunto. Ci spostiamo dentro alla palestra dove, orgoglioso, mi mostra tutti i trofei esposti. Molti sono di squadra, ma non mancano riconoscimenti su cui vedo inciso il suo nome. Sorridendo, mi racconta di come all’inizio c’erano solo dieci bambini, forse meno. «Quando abbiamo iniziato con il Pode Basket, ci contavamo sulle dita di una mano. Ora però siamo cresciuti e la nostra passione per la pallacanestro la portiamo ovunque, anche nei centri estivi e nelle scuole».

jordan con i ragazzi

Il Pode Basket è cresciuto molto da allora, oggi ci sono varie categorie e Giordano può vantare l’aiuto di molti collaboratori. Giordano è il presidente, ma non per questo rinuncia al suo ruolo di allenatore.

«Ho fatto corsi in tutta Italia per diventare allenatore. Mi piace allenare i più piccoli, cerco di trasmettergli la mia passione. Al momento seguo gli Aquilotti, la categoria di ragazzi del 2008. Abbiamo vinto un torneo regionale, a Fidenza, contro squadre molto più blasonate di noi. É stata una grande emozione. La gente si chiedeva: “Ma questo Podenzano, dove cavolo si trova?” Ora però lo sanno tutti dove siamo». Ha ragione. Dopo circa dieci anni, si può tranquillamente dire che il suo sogno, Giordano, lo abbia realizzato: con più di 130 tesserati, tre squadre di minibasket, altrettante nelle giovanili ed una in Promozione, il Podenzano Basket è oggi una delle prime realtà cestistiche della provincia».

Mi mostra le ultime foto e gli ultimi trofei, quindi torniamo all’aperto a passeggiare.

tesserai Pode Basket«La mattina mi alzo presto e per prima cosa vengo in palestra, sistemo, pulisco, preparo tutto il necessario per gli allenamenti. Sono qui 24 ore su 24. Non c’è solo Pode Basket però, abbiamo fatto tante cose negli ultimi anni». Oggi infatti il centro sportivo, soprattutto grazie al lavoro di Giordano, può vantare, oltre alla piscina e a due campi da basket, altrettanti campi da calcetto, da tennis, da paddle e molto altro ancora. Strutture di tutto rispetto per una piccola, ma non più tanto, realtà di provincia come Podenzano».

Credi nel ruolo educativo dello sport?

«Certo. Però non bisogna spingere i ragazzi a praticare questo o quello sport. Devono conoscerli tutti e poi essere liberi di scegliere quello che preferiscono. Un bambino – prosegue – deve tornare a casa sorridente dopo gli allenamenti, altrimenti non va bene. Però una cosa posso dirla: chi inizia a giocare a basket con noi difficilmente smette o cambia idea».

Mentre camminiamo, Giordano ci tiene a ringraziare tutte le persone con cui lavora e condivide quest’avventura.

esultanza in campo«Voglio ringraziare tutto il Pode basket. Il vicepresidente Cristiano Repetti, mio braccio destro. La mia compagna Alessandra Storti, segretaria dell’associazione che si occupa di tutte le magagne burocratiche. Andrea Trenchi, Valerio Meloni, Alberto Archilli, Giuseppe Migliorini, Carlo Alberto Naldini, Alex Monti, Simone Libè, Simone Ferrari, Arianna Grassi, Marija Mićović. Ringrazio il sindaco Alessandro Piva e tutto il Comune di Podenzano. Daniele Margarita, presidente di Tennis Club Valnure Podenzano. Infine ci tengo a ringraziare tutti i miei ragazzi».

Alla fine, torniamo sempre all’argomento che più gli sta a cuore. Allora, prima di salutarlo, ne approfitto per chiedergli cosa significhi per lui allenare questi ragazzi. D’un tratto ha gli occhi lucidi e il tono della voce si fa un po’ più dolce.

«Anche quando ero senza soldi e in difficoltà non ho mai mollato. Per me è più di un semplice lavoro».

Cos’è che ti spinge a fare tanti sacrifici?

«Una sera i bambini, durante una cena, mi hanno fatto una sorpresa. Hanno iniziato a cantare tutti in coro: era un inno! Avevano scritto un inno per la squadra. Ero lì seduto e, mentre cantavano, ho pensato: “momenti come questo valgono tutti gli sforzi fatti finora”».

Ivan Corbellini

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