Murelli (Lega): “Medici e infermieri devono lavarsi i camici, è inaccettabile”

Interrogazione al ministro della Salute e al premier di Murelli (Lega): «Il Governo spieghi come mai mancano le protezioni negli ospedali dell’Emilia Romagna e se le procedure di pulizia siano corrette e garantiscano la sicurezza degli operatori»

Dopo che il compagno di partito Matteo Rancan ha sollevato pubblicamente il caso dei camici da “autopulire” con salviettine disinfettanti interviene anche l’on. Murelli che ha presentato un’interrogazione.

«E’ inaccettabile che, ancora oggi, ad oltre due mesi dall’inizio dell’emergenza, si riscontrino carenze così gravi e marcate negli approvvigionamenti dei dispositivi di protezione individuale indispensabili per assicurare la sicurezza degli operatori in servizio; del pari inaccettabile è che agli operatori stessi venga richiesto di sanificare alla meno peggio i dispositivi in questione per ovviare alle ridotte inefficienze nella catena degli approvvigionamenti». Lo scrive la deputata della Lega, Elena Murelli, in una interrogazione presentata al ministro della Salute e al presidente del Consiglio. Al Governo, viene chiesto se sia a conoscenza di queste procedure, se garantiscano la sicurezza degli operatori sanitari e come mai manchino ancora le protezioni negli ospedali dell’Emilia Romagna. «E’ sconfortante ricevere queste notizie – commenta Murelli – nella Giornata internazionale dell’infermiere pensando a coloro che hanno perso la vita, per salvarne altre, lavorando in corsia lottando contro il Covid-19».

Murelli ricorda che continuano «ad arrivare segnalazioni in merito alla carenza di dispositivi di protezione individuale (DPI) nel territorio della Regione Emilia-Romagna. I ritardi e le difficoltà negli approvvigionamenti riguarderebbero, tra gli altri, i camici barriera in tessuto non tessuto (TNT) utilizzati nel corso degli isolamenti funzionali da contatto». In alcune strutture sanitarie regionali, le direzioni avrebbero chiesto al personale, medici e infermieri, di lavare i camici durante i turni di servizio frizionando «il DPI indossato, utilizzando una salviettina o, in alternativa, una garza imbevuta di soluzione acquosa a base di cloro attivo». Un segnale della generale carenza di protezioni. La deputata chiede di sapere se queste procedure siano conformi ai protocolli «se le stesse garantiscano la prevenzione dal rischio di contagio e se il frizionamento ripetuto del dispositivo possa compromettere la tenuta della relativa barriera protettiva».

Publicità

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il commento
Inserisci il tuo nome