Maxi operazione anticoca, sei piacentini coinvolti, 17 indagati

La Spezia fonte principale della merce, colpi in villa per finanziarsi economicamente

Maxi operazione antidroga, sei piacentini coinvolti

Miami Vice in salsa piacentina. Si potrebbe così  sintetizzare il “giro” di cocaina che nella nostra città il Procuratore della Repubblica Salvatore Cappelleri ha definito “ormai di grandi proporzioni” come è anche emerso dall’operazione che ha portato i carabinieri, all’alba del 23 ottobre, ad eseguire 10 misure cautelari nei confronti di un gruppo di piacentini e albanesi. Gli arrestati sono ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di detenzione e spaccio di cocaina, detenzione abusiva di armi e furti in abitazione (finora 8 quelli documentati, nella zona di Montelupo Fiorentino).

E’ stata un’operazione capillare che ha coinvolto circa 70 Carabinieri del Comando Provinciale, impegnati nella provincia di Piacenza ed in quelle di La Spezia, Firenze, Lodi, Brescia, Pistoia e Massa Carrara con il supporto delle unità cinofile specializzate antidroga.

Le indagini sono cominciate nel 2017 per “cristallizzare un organigramma graniticamente definito” come lo ha definito il Gip. All’epoca fu arrestato un pregiudicato di 54 anni residente a Cortemaggiore. Il p.m. Centini, coordinatore dell’indagine, ha sottolineato che “avendo individuato il principale spacciatore, ci si è posti la questione dell’origine di tutta questa cocaina, cercando di andare a fondo”.

L’uomo acquistava la droga dagli albanesi perchè di ottima qualità, con la collaborazione della compagna 49enne. L’attività investigativa ha permesso di ricostruire il sistema con cui il gruppo criminale gestiva l’attività criminosa che aveva come canale di approvvigionamento un porto turistico di La Spezia, dove alcuni albanesi lavoravano come skipper o sub, divenendo di fatto padroni del luogo.

Oltre ai 6 piacentini nei guai sono finiti 2 albanesi che a loro volta si avvalevano di un gruppo più ampio cui fare affidamento. La base operativa nella nostra provincia era un cascinale a San Pietro in Cerro, mentre le cessioni erano circa 300 a settimana, per un giro d’affari di circa 12 mila euro al mese. La droga veniva venduta ai clienti per 80 euro al grammo. Cento0 sono gli assuntori stabili che verranno segnalati alla Prefettura, appartenenti un po’ a tutte le categorie professionali e sociali. I furti in villa rappresentavano un canale importante per finanziare lo spaccio: ogni colpo fruttava alla banda cifre sui 20 mila euro. 

La droga veniva consegnata ai clienti in luoghi insospettabili come la cassetta delle lettere o i contatori del gas.

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